Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Menu
  • Cronaca
  • Home » Cronaca

    Incendiata la pizzeria del fratello di Peppino Impastato. La nipote a TPI: “Basta, siamo stanchi”

    Di Davide Lorenzano
    Pubblicato il 13 Nov. 2019 alle 17:54 Aggiornato il 13 Nov. 2019 alle 18:12

    È doloso l’incendio che è divampato nella pizzeria di Giovanni Impastato, la notte di lunedì 11 novembre a Cinisi, in provincia di Palermo.​ Il locale, condotto dal fratello minore di Peppino, l’attivista antimafia trucidato da Cosa nostra nel 1978, è stato dato alle fiamme intenzionalmente. A constatarne il dolo, i vigili del fuoco intervenuti tempestivamente dopo la segnalazione di un passante.

    “Se non avesse dato l’allarme un vigilante notturno che ha visto del fumo uscire dalla struttura, il rogo si sarebbe propagato e sarebbe potuto esplodere tutto”, è il racconto a TPI di Luisa Impastato, figlia di Giovanni. Il fuoco è divampato dalla cucina e dalla cassa, danneggiando parte del soffitto e dell’impianto elettrico.

    L’episodio segue quello del 2011, quando un altro incendio doloso aveva distrutto i locali della pizzeria. Adesso la stima del danno è pari a circa 10mila euro.​ ​ Nelle ultime settimane l’esercizio è rimasto chiuso per via di un provvedimento di chiusura per irregolarità amministrative rilevate dalla Polizia municipale di Carini e dalla Guardia di Finanza di Palermo.

    “L’attentato ci coglie in un momento di grande stanchezza. Negli ultimi due mesi siamo stati parecchio provati. Abbiamo dovuto chiudere la pizzeria: qualcuno, con un esposto anonimo, aveva denunciato un’irregolarità della licenza. Per 50 anni abbiamo pagato le tasse al Comune di Cinisi, il quale ci ha rilasciato l’autorizzazione per l’attività commerciale. Salta fuori adesso che sarebbe di competenza del Comune di Carini”, è lo sfogo di Luisa, che insieme ai familiari stava preparandosi alla vicina riapertura della pizzeria, locale ormai storico, noto anche perché comparso nel film I cento passi, nella scena in cui Peppino Impastato e il fratello ricevono in visita il boss di Cinisi, don Tano Badalamenti.

    “Non sappiamo chi abbia provocato l’incendio. Quel che è certo è che dobbiamo rimandare la riapertura, sicuramente dopo il Natale”.​ Nelle ultime ore, un fiume di solidarietà è giunto dall’associazionismo e dalla cultura, dalle istituzioni e dalla politica.

    “Esprimo forte solidarietà. Al di là dei danni materiali, si tratta di un segnale orribile dell’incombenza di poteri criminali che ha sfidato realtà significative e libere come quella di Giovanni Impastato”, è il commento della presidente della commissione Giustizia della Camera, Francesca Businarolo.

    “Tutto questo è inaccettabile e l’escalation di atti intimidatori nei confronti della società civile che lotta ogni giorno per un Paese migliore e libero dalle mafie, non possono essere ignorati. Nell’esprimere la nostra solidarietà e vicinanza a Giovanni Impastato e alla sua famiglia, ribadiamo ancora più forte che il nostro impegno nel contrastare ogni tipo di mafia non si arresterà”, dichiarano i componenti del M5S della commissione parlamentare Antimafia.

    “Siamo al secondo atto intimidatorio che vuol colpire un simbolo dell’antimafia come è la famiglia Impastato. Conosco Giovanni, il suo coraggio e la sua determinazione ed è per questo motivo che sono certo andrà avanti, senza paura, col suo lavoro e la sua testimonianza quotidiana”, è la nota di Stefano Vaccari, della Segreteria nazionale del Partito democratico. “Voglio dire a lui ma soprattutto a chi ha incendiato la sua pizzeria, che tutto il Partito democratico lo sostiene perché su questi temi siamo in prima linea, al fianco di Giovanni e di tutti coloro che combattono la mafia al sud come al nord del Paese”. ​

    “La pizzeria è il nostro mezzo di sostentamento. Dopo esserci fermati per due mesi, questo atto inquietante complica decisamente le cose”, conclude smagata Luisa Impastato, non prima di una chiosa: “Lo zio Peppino non ha mai lavorato in pizzeria, ma nei momenti di tregua con il nonno, capitava che vi trascorresse del tempo”.

    Leggi anche:
    “L’auto di Falcone esplose davanti a noi, saltammo in aria”: l’agente della scorta sopravvissuto racconta a TPI la strage di Capaci
    Dai fascisti alla pista dello spaccio: le ipotesi sugli incendi a La pecora elettrica e al Baraka Bistrot a Centocelle
    Leggi l'articolo originale su TPI.it
    Mostra tutto
    Exit mobile version