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    “Aurora e Ciro hanno detto il falso su di me, li querelo. Ecco cosa è successo davvero alla Partita del Cuore”

    A sinistra l'ex direttore generale della Nazionale Cantanti Gianluca Pecchini (foto ANSA). A destra Aurora Leone e Ciro Priello, comici dei The Jackall

    Intervista a Gianluca Pecchini, direttore generale della Nazionale Cantanti dimessosi dopo le accuse di sessismo rivoltegli dal duo dei The Jackal: "Io contro le donne? Macché, la mia storia parla chiaro. Le loro falsità hanno danneggiato la raccolta fondi della Partita del Cuore"

    Di Selvaggia Lucarelli
    Pubblicato il 29 Mag. 2021 alle 14:32 Aggiornato il 29 Mag. 2021 alle 15:58

    “L’intervista la faccio, ma può chiamarmi su quest’altro numero? C’è una delle mie figlie all’ospedale, non è stata bene per tutto quello che è successo, vorrei tenere il telefono libero”. Esordisce così Gianluca Pecchini, 68 anni, 40 da direttore generale della Nazionale Cantanti e un’accusa di sessismo da parte di Aurora Leone e Ciro Prillo dei The Jackal che lo ha convinto alle dimissioni.

    Pecchini, da dove iniziamo?
    “Dal fatto che mi sembra tutto paradossale, vivo da sempre circondato da donne, ho tre figlie femmine di cui una chirurgo. Questo deve essere un contrappasso, non lo so”.

    Un contrappasso di cui non si è capito molto, visto che lei non ha parlato, a parte una breve nota ad un’agenzia di stampa. Perché?
    “Volevo tutelare la manifestazione come prima cosa. E poi la verità è che forse sono giurassico perché non sapevo bene quanto fosse importante esistere sui social. Ora so che mi devo svegliare, chi ha professioni delicate e che si aprono al pubblico deve stare al passo coi tempi, deve avere una sintonia dialettica per comunicare. Sennò è Davide contro Golia”.

    Mi dà la sua versione dei fatti? Cosa è successo quella famosa sera?
    “Si dovevano sfidare la Nazionale Cantanti, per cui gli inviti li faccio io, contro quella Campioni per la Ricerca, per cui gli inviti li fa la Fondazione Piemontese per la Ricerca contro il cancro, di cui è presidentessa Allegra Agnelli. Vado a controllare la sala dell’hotel di Torino destinato all’accoglienza degli artisti. Quel giorno c’erano i cantanti, il giorno dopo arrivavano i Campioni per la Ricerca”.

    Chi c’era quindi a cena?
    “La Nazionale Cantanti, insieme. Ad un altro tavolo io, col presidente dell’Associazione italiana arbitri e due dirigenti della fondazione Candiolo, ovvero Bettarelli e Sala. Poi c’era il tavolo con alcune compagne dei cantanti e il tavolo della terna arbitrale femminile”.

    Quindi anche lei e altri uomini non sedevate a quel tavolo. Chi ha deciso di far arbitrare solo donne?
    “Io! Avevamo invitato delle donne nella Nazionale Cantanti ma avevano altri impegni e quindi ho pensato di compensare l’assenza femminile scegliendo tre arbitri donne, tra cui Maria Marotta che è la prima donna ad aver arbitrato in serie B”.

    Quale era il messaggio?
    “Che le donne contano e decidono anche in campo. Se una donna dà un rigore, obbedisci. Ero molto felice di questa scelta”.

    Quindi lei va al tavolo dei cantanti e che succede?
    “Che vedo due persone che non conosco perché non le avevo invitate io: Ciro e Aurora. Di questo mi assumo la colpa: non sapevo chi fossero, forse da lì è scattato il reato di lesa maestà. Ho detto: ‘Questo è il tavolo della Nazionale Cantanti, vi potete mettere a un altro tavolo?’. Un tavolo che era a un metro eh, non chissà dove”.

    Perché questa rigidità?
    “Ci sono delle piccole regole, dei riti, non so come li vogliamo chiamare. Da sempre la sera prima della partita la squadra è al tavolo insieme, prepara la partita con l’allenatore. Sono cantanti, ma in quell’occasione si sentono calciatori, siamo tutti un po’ bambini a volte. Non so se questo può essere percepito come un rito da trogloditi, ma è così per tutte le squadre alla vigilia di una partita. Anche ai matrimoni c’è il tavolo degli sposi, che male c’è? E aggiungo che comunque i cantanti hanno anche la loro privacy, che io tutelo”.

    Cosa ha detto di preciso? Che Ciro poteva rimanere e Aurora no?
    “Ma figuriamoci, ho invitato entrambi a spostarsi. Guardi che quella sera a un altro tavolo c’era anche un grosso imprenditore che avrebbe giocato l’indomani con l’altra squadra. Non era neppure lui al tavolo con i cantanti ed era un uomo”.

    Quindi Ciro e Aurora erano stati invitati dalla Fondazione Candiolo.
    “Diciamo che, da quello che mi hanno detto, avevano collaborato con la Fondazione in passato e tramite la loro agenzia Ciro ha chiesto di poter partecipare alla Partita del Cuore. Ha poi ha aggiunto che avrebbe portato anche Aurora”.

    Perché la situazione è degenerata così?
    “La cosa ha cominciato macerare mentre, dopo essersi spostati, erano al tavolo a mangiare. Loro, da quel che ho capito dopo, sono gestiti da Vincenzo Piscopo, l’editore di Fanpage. Piscopo chiama due volte la responsabile di sala, Augusta Gay, protestando per il trattamento riservato ad Aurora e Ciro e dicendo altro che non voglio riferire perché lei sarà mia testimone quando farò querela per togliermi di dosso tutto questo fango che penso di non meritare”.

    Ma non sono andati a protestare con chi li aveva invitati?
    “C’erano i due dirigenti della fondazione Candiolo al tavolo con me, perché non l’hanno detto a loro? Mi domando questo. Potevano alzarsi e dire a loro che sono un maleducato o un sessista”.

    Ma lei è stato scortese?
    “Io sono uno ruvido a volte, ma non so manco cosa vuol dire essere sessista. Potete decidere che sia un’usanza medievale quella dei calciatori tutti seduti a un tavolo, ma se io se vengo a casa tua mi siedo dove mi dici tu o dove decido io? Ho vissuto 40 anni mantenendo equilibri delicati in questo settore, ascoltando le esigenze di tutti. La moglie di Ramazzotti o di Mogol e di altri sono sempre state a un altro tavolo, ma non c’entra nulla il sessismo, semplicemente non giocavano il giorno dopo e stavano tra di loro a parlare d’altro”.

    Ramazzotti se ne è tornato a casa per protesta.
    “Non mi faccia commentare lui in particolare. Dico solo che, dopo il post di Aurora e Ciro, qualcuno ha iniziato a ricevere messaggi dai suoi fan della serie ‘Vai via’ e si è spaventato, ha parlato anche al telefono con chi gestisce i due ed era nel panico perché non sapeva cosa doveva fare…”.

    Cosa le dispiace di più di questa vicenda?
    “Che in un attimo si dimentichi l’impegno della Nazionale Cantanti per le donne e tante cause giuste che riguardano le donne. Ho finanziato anche tante conferenze con Jessica Notaro sulla violenza di genere”.

    Non le ha chiesto di spendere una parola buona sul suo conto?
    “Ma figuriamoci, non sono il tipo. Però le voglio ricordare le cose che abbiamo fatto: Filomena Lamberti, la donna sfigurata dal marito, è stata madrina di eventi finanziati da noi con squadre femminili che si sfidavano. Ho finanziato eventi col ministero delle Pari Opportunità. Nel 1985, a San Siro, ho organizzato la prima partita con la selezione femminile. Guardi che nel 1985 non esisteva neanche la Lega delle donne… Vennero la Bertè, la Rettore la Fenech, la Nannini. Tra l’altro fu una delle due partite a cui prese parte Battiato. Ho fatto giocare Lola Ponce, la Capotondi, Madame un anno fa e la Amoroso, che l’anno scorso è stata la prima capitana donna della Nazionale Cantanti. Poi alcune le invito ma si tirano indietro. La Satta, per esempio, so che gioca bene: la invito ma poi non viene”.

    In effetti suona tutto un po’ strano. Avete anche devoluto fondi alla Casa delle Donne e ad altre associazioni per le donne in passato.
    “Ma secondo lei, dopo tutto questo, io il giorno prima della trentesima Partita del Cuore divento sessista? La mia colpa è non aver riconosciuto due persone in primis e aver chiesto loro di spostarsi a un altro tavolo in seconda battuta”.

    E allora le domando: come è potuto succedere tutto questo, se lei al massimo è stato un po’ ruvido?
    “Non lo so, non voglio dire cose che a questo punto ci diremo in altre sedi perché io querelerò entrambi. Ho sperato che dicessero la verità, ma non l’hanno fatto”.

    Forse era un questione da risolvere in privato quella sera? Un equivoco?
    “Ecco, mi domando: anche se erano arrabbiati, perché penalizzare un manifestazione di beneficenza, buttare un’ombra su 40 anni di lavoro e di bene fatto per la ricerca e la diagnosi? Prima fanno il video con tutte quelle accuse e poi ricordano di mandare comunque un sms per fare beneficenza? Non mi sembra coerente”.

    Le donazioni sono state penalizzate?
    “Le donazioni sono figlie della comunicazione. La manifestazione è stata amputata. Ringrazio Mediaset e quelli che hanno giocato con lealtà, nonostante le pressioni enormi che avevano addosso. Comunque 260.000 euro sono stati raccolti. Mi faccia almeno ricordare il numero 45527 per donare, c’è tempo fino al 3 giugno”.

    Qualcun altro l’ha sostenuta?
    “Devo dire grazie a Ludovica Mantovani, che ha invitato la nostra delegazione alla finale della Coppa Italia femminile, grazie per questo atto di fiducia, lealtà e stima”.

    Dopo 40 anni è un peccato che la sua storia nella Nazionale Cantanti si concluda così.
    “Avevo 26 anni quando frequentavo questa sorta di Università del calcio a Coverciano con il grande Italo Allodi per diventare dirigente sportivo. Un giorno Mogol, che stava raggiungendo Bigazzi da quelle parti per scrivere non so quale capolavoro, si fermò a vedere cosa facevamo. Di lì è nato l’incontro e l’idea della Nazionale Cantanti. Mio padre mi disse ‘Questa cosa magari non durerà!’. E invece è durata 40 anni, fino a questo episodio”.

    Tornerà o le sue sono dimissioni definitive?
    “Dipendo dalle decisioni di un’assemblea e dal consiglio direttivo della Nazionale Cantanti. Io, però, ora, mi creda, devo pensare a me e alla mia famiglia, alle mie tre figlie, che per giorni si sono vergognate di andare in giro, additate come figlie di un troglodita sessista”.

    Si sente in sottofondo la voce della figlia: “Faccio il chirurgo e tutti i giorni c’è qualcuno che mi chiama ‘signorina’. Io sì che sono discriminata!”.

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