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    Il titolare del parco acquatico Caribe Bay: “Non troviamo addetti, colpa anche del reddito di cittadinanza”

    Di Donato De Sena
    Pubblicato il 28 Giu. 2019 alle 15:05 Aggiornato il 28 Giu. 2019 alle 17:25

    Parco Acquatico | Caribe Bay | Reddito di cittadinanza

    PARCO ACQUATICO CARIBE BAY REDDITO DI CITTADINANZA – Hanno aperto un acceso dibattito le parole di Luciano Pareschi, titolare del Caribe Bay, ex Acqualandia, il più grande parco acquatico dell’Alto Adriatico, famoso in tutta Europa. Il gestore della struttura della costa veneta (a Jesolo, Venezia) ha denunciato la difficoltà a trovare addetti per la prossima stagione per colpa, ha spiegato, anche del reddito di cittadinanza. “Mai vissuta una stagione come questa. Non riusciamo a reperire personale. Le cause? Stiamo cercando di capire, ma di certo il reddito di cittadinanza non ci sta aiutando”, ha dichiarato.

    Parco acquatico Caribe Bay | reddito di cittadinanza | Il titolare del Caribe Bay non trova addetti

    La vicenda è stata raccontata da Gazzettino e Corriere Veneto. Ad oggi mancherebbero ben 50 persone. Il parco a tema cerca personale soprattutto per la ristorazione, addetti alla cassa, alle riparazioni, bagnini, per stipendi che si aggirano sui 1200 euro mensili ma i compensi sarebbero variabili anche in base alla professionalità.

    Pareschi ha spiegato che la stagione “è avviata ormai da tempo”, “eppure non riusciamo a completare l’organico”. Il Caribe Bay dà lavoro a circa 220 persone, diventando l’azienda più grande di Jesolo. È stato premiato ben 11 volte come il migliore in Italia ed inserito tra i primi dieci al mondo, con una forte attrattività favorita dai continui investimenti.

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    Sul caso è intervenuto anche il presidente Consorzio Veneto Chioschi, Lorenzo Vallese, che ha affermato: “Non è il primo anno che fatichiamo a reperire personale ma i posti da coprire sono in aumento e l’introduzione del reddito di cittadinanza può aver ridotto il numero di candidati. Solo per colmare i buchi ogni chiosco avrebbe bisogno di una o due persone, se poi immaginiamo di voler costituire un gruppo con personale qualificato allora saliamo a 3 o 4”.

    L’assessore regionale: “È grave, preoccupante”

    Alla segnalazione ha poi risposto anche l’assessore veneto al lavoro, Elena Donazzan. “Ciò che viene segnalato dalla struttura turistica è grave e purtroppo era tra le preoccupazioni che fin da subito avevo sollevato. Ovvero che il reddito di cittadinanza fosse sfruttato per restare a casa, per percepire solamente l’indennità”.

    “Farò monitorare tutte le proposte pervenute e a chi, per capire le ragioni di un rifiuto”, ha dichiarato ancora l’assessore. “Purtroppo il sistema informativo creato e utilizzato da Anpal non è ancora a regime, pertanto non conosciamo ancora il rapporto che intercorre tra l’erogazione dell’assegno del reddito di cittadinanza e l’offerta di opportunità lavorative. Questo è al momento attuale un limite del reddito di cittadinanza, che le Regioni stanno osservando e rispetto al quale intendono intervenire”.

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