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    Open Arms, riparte il processo a Salvini: “Rischio 15 anni di carcere per aver difeso l’Italia”

    Di Massimiliano Cassano
    Pubblicato il 13 Gen. 2023 alle 13:57

    “Rischio fino a 15 anni di carcere per aver difeso l’Italia e i suoi confini, salvando vite e facendo rispettare la legge”: Matteo Salvini parla ai suoi follower su Facebook prima di entrare nell’Aula Bunker dell’Ucciardone di Palermo, dove riprende oggi il processo per il caso Open Arms.

    L’allora ministro dell’Interno è accusato di sequestro di persone e rifiuto di atti di ufficio, per non avere autorizzato nell’agosto 2019 lo sbarco di 147 migranti a bordo della nave ong. In aula anche l’ex premier Giuseppe Conte e gli ex ministri Luigi Di Maio e Luciana Lamorgese, ascoltati come testimoni dell’accusa.

    L’allora presidente del Consiglio ha ricostruito il clima di quei giorni: “Non ricordo delle interlocuzioni con il ministro Salvini. Parliamo però di una deduzione logica. Eravamo nella fase annunciata della crisi di governo, escluderei una maggiore occasione di dialogo visto il clima che si era instaurato”.

    Conte non ha risparmiato attacchi al leader della Lega: “A me infastidiva il fatto che una lettera che era mirata a risolvere un problema fosse stata diffusa dal destinatario senza chiedere al mittente l’autorizzazione. C’era un clima incandescente rispetto a una competizione elettorale che poteva essere imminente e si voleva rappresentare un presidente del Consiglio debole sul fenomeno immigratorio mentre il ministro dell’Interno aveva una posizione di rigore, questo era il clima politico di quel periodo”.

    Palazzo Chigi sollecitò il Viminale “a far sbarcare i minori a bordo della Open Arms perché secondo me era un tema da risolvere al di là di tutto”. Rispondendo alle domande del Procuratore aggiunto Marzia Sabella, Conte ha aggiunto: “L’accordo raggiunto nel 2018 tra l’Italia e gli altri paesi europei non prevedeva una condizione legata allo sbarco dei migranti. Potevano tranquillamente sbarcare, non c’era alcuna pregiudiziale né io l’ho mai posta”.

    E ha smentito le voci agitate da Salvini sulla possibile presenza a bordo di terroristi: “Non ho mai sentito parlare, personalmente, del pericolo della presenza di terroristi sulla Open Arms né di armi pericolose. Non mi è mai stata rappresentata una situazione del genere”.

    In aula anche Oscar Camps, il fondatore di Open Arms. Su Twitter scrive: “Sono sette anni che le Ong del mare vengono indagate, diffamate, ostacolate, bloccate, eppure finora l’unico indagato è l’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini”. La difesa del leader della Lega va al contrattacco: “La vostra politica era raggiungere l’obiettivo della redistribuzione prima dello sbarco?”, chiede l’avvocata Giulia Bongiorno.

    Conte replica: “La soluzione ottimale era un riscontro immediato da parte dell’Europa, ma io non ho mai sostenuto, né pubblicamente né riservatamente, che senza la redistribuzione dei migranti non si potesse concedere il pos, cioè il porto sicuro”.

    Bongiorno chiede ancora: “Come mai nelle lettere a Salvini chiedeva solo lo sbarco dei minori e non tutti?”. E Conte: “Volli attuare una moral suasion nei confronto del ministro, che aveva la massima rigidità sui migranti, ritenni che quantomeno sui minori la sua posizione fosse priva di giustificazione”.

    Salvini nella sua memoria difensiva ha sostenuto che la nave sarebbe dovuta attraccare a Malta, in Spagna o in Tunisia: “Sono i primi paesi contattati e informati da Open Arms dopo le operazioni di salvataggio. L’Italia non aveva alcuna competenza e alcun obbligo con riferimento a tutti i salvataggi effettuati dalla nave spagnola Open Arms in quanto avvenuti del tutto al di fuori di aree di sua pertinenza”.

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