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    Nicolò Feltrin morto a due anni, l’autopsia rivela: fu overdose da hashish

    Di Giovanni Macchi
    Pubblicato il 4 Ott. 2022 alle 17:14 Aggiornato il 4 Ott. 2022 alle 17:44

    Gli esami eseguiti durante l’autopsia sul corpo del piccolo Nicolò Feltrin, il bambino di due anni di Longarone (Belluno) deceduto il 28 luglio scorso, confermano l’assunzione di hashish prima del decesso. A svolgere gli accertamenti il medico legale Antonello Cirnelli, nominato dalla Procura di Belluno. Nel sangue sono state trovate anche tracce di eroina e cocaina: arrivò privo di sensi all’ospedale di Pieve di Cadore in condizioni critiche, e i medici non riuscirono a salvargli la vita. Il padre, Diego Feltrin, è indagato per omicidio colposo: fu lui a portare suo figlio in ospedale dato che non riusciva a farlo svegliare dal riposino pomeridiano.

    Durante un primo racconto aveva detto che il bambino aveva ingerito una “strana sostanza” al parco. Sostanza che non è mai stata rilevata dai carabinieri e dagli esperti di veleni nel giardino pubblico sotto casa dell’uomo. Nell’abitazione invece le perquisizioni hanno portato al ritrovamento di diverse dosi di sostanze stupefacenti, alimentando la paura che il bimbo potesse averne ingerita una certa quantità per errore. Già dai primi esami sul corpo di Nicolò Feltrin infatti era chiaro che la causa del decesso fosse una intossicazione, ma l’ipotesi che portava a pesticidi e topicidi era stata ormai scartata. In casa, al momento del malore, era presente soltanto il padre.

    Secondo quanto riporta il Corriere del Veneto, i carabinieri avrebbero chiesto all’uomo di sottoporsi a un esame tossicologico dei capelli, ma sarebbe presentato al laboratorio calvo. Anche la moglie – non indagata – si sarebbe opposta al test. La coppia è al momento irreperibile perché trasferitasi a casa di amici. Massimiliano Xais, avvocato di Feltrin, ha specificato che non essendoci alcun provvedimento restrittivo i due non sono tenuti a restare nella loro abitazione. “Anzi – ricorda il legale – vivere nell’appartamento dove è nato il bambino aumenterebbe il dolore e la sofferenza legate alla sua morte”.

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