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    Muore 34enne nel Cpr di Caltanissetta. Scoppia la rivolta dei migranti: non credono alla morte per cause naturali

    Secondo gli ospiti della struttura il giovane sarebbe morto perché non curato adeguatamente. La Questura parla invece di decesso per cause naturali

    Di Lara Tomasetta
    Pubblicato il 13 Gen. 2020 alle 17:32 Aggiornato il 13 Gen. 2020 alle 17:34

    Un giovane tunisino di 34 anni è morto nel Cpr (Centro permanente per il rimpatrio) di Caltanissetta domenica 12 gennaio 2020.

    Secondo i migranti della struttura il giovane sarebbe morto perché non curato adeguatamente. La Questura parla invece di decesso per cause naturali. A certificare la morte del giovane ospite, il medico legale, intervenuto nel primo pomeriggio di oggi all’interno della struttura nissena.

    Il magistrato presso la Procura ha disposto l’autopsia, che sarà eseguita nelle prossime ore. L’uomo era stato colpito da due provvedimenti, di espulsione e di trattenimento, emessi rispettivamente dal Prefetto e dal Questore di un’altra provincia.

    Il ragazzo, nella serata di sabato 11 gennaio, era andato a letto regolarmente; poi il ritrovamento senza vita.

    Qui abbiamo spiegato cosa sono i Centri di espulsione (Cie) e cosa succede ai migranti una volta arrivati in Italia

    Sono oltre 70 i reclusi al cpr di Caltanissetta ancora fermi al gelo. Dopo l’incendio sono fuori al freddo. Non ci sono coperte né gli è stato dato cibo da stamattina. I bagni sono inagibili.

    Dopo l’episodio è scoppiata una rivolta dei migranti ospiti presso il Centro, che hanno inscenato una protesta.

    I migranti hanno tentato di appiccare il fuoco ad alcuni materassi. A scongiurare il peggio è stato l’intervento dei vigili del fuoco, che hanno domato le fiamme ed hanno evitato che le fiamme arrecassero danni. La situazione è tornata alla calma dopo l’intervento delle forze dell’ordine e dei militari in servizio di vigilanza nel centro.

    I vigili del fuoco adesso stanno cercando di mettere in sicurezza i locali interessati dalle fiamme e assicurare l’agibilità dei padiglioni in cui i migranti hanno appiccato le fiamme.

    Un episodio simile risale all’8 luglio 2019, quando alcuni ospiti del Cpr di Torino trovarono in fin di vita un ragazzo di 32 anni originario del Bengala.

    Anche all’epoca non si conoscevano le cause del decesso e il medico legale intervenuto affermò che trattava di una morte per cause naturali.

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