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    Molise, il nuovo treno Campobasso-Termoli (costato 15 milioni) è già un flop: 3 ore per 80 km

    L'arrivo del treno a Termoli. Credit: Antonello Di Lella

    Molise sul binario morto: la Campobasso-Termoli riapre dopo quattro anni, ma per percorrere 87 chilometri serve mezza giornata

    Di Antonello Di Lella
    Pubblicato il 16 Ago. 2020 alle 13:07 Aggiornato il 16 Ago. 2020 alle 14:29

     

    Quindici milioni di euro per riaprire una vecchia linea ferroviaria chiusa nel 2016, con la beffa di non aver risolto ancora i vecchi problemi e, anzi, aver allungato i tempi di percorrenza. Benvenuti sulla Campobasso-Termoli: 87 chilometri a binario unico percorsi alla velocità del “Brucomela”. Il sito di Trenitalia prevede poco meno di due ore per lo spostamento, andamento lento a dir poco, ma il reale tempo di percorrenza dalla riapertura a oggi è stato sempre superiore. Mai un treno arrivato in orario. Tempi medi di percorrenza intorno alle due ore e mezza nei casi migliori, fino alle tre ore toccate nel giorno della riapertura e anche in quello seguente.

    Campobasso- Termoli, a bordo della corsa inaugurale

    Fiduciosi dei grandi annunci per la riapertura arrivati dalla regione Molise con tanto di conferenza stampa nella stazione di Campobasso, domenica scorsa (9 agosto) abbiamo deciso di salire a bordo della corsa inaugurale che, alle ore 6 in punto, ci ha portato dal capoluogo di Regione fino alla costa adriatica. Dove siamo sbarcati alle ore 8.52 con più di un’ora di ritardo. Alla media di circa 30 chilometri orari.

    Stazione Campobasso. Credit: Antonello Di Lella

    Varie le soste nella campagna: la prima alle ore 6.07 alle porte di Campobasso. “Perché siamo fermi?”, esclama uno dei temerari passeggeri saliti a bordo. Pronta la risposta del gentile operatore: “Problemi col passaggio a livello. Oggi qualche problema ci sarà sicuramente”. Come a dire: state comodi e non perdete la pazienza. Soprattutto col passaggio a livello, un problema costante su tutta la tratta. Ma che allo stesso tempo è fonte di emozione poco dopo la stazione di Ripabottoni/S.Elia (siamo nella zona del cratere sismico del 2002, ndr), quando un automobilista in sosta al passaggio a livello saluta festosamente quel treno che non vedeva più da anni. Scene di giubilo che si ripetono alla stazione di Casacalenda dove addirittura c’è un fotografo pronto a immortalare il momento storico. E dove un ragazzo, più ritardatario del treno, è costretto a rincorrere il convoglio per non perdere una corsa che ha già accumulato un ritardo biblico.

    Ma l’apoteosi si registra alle 7.32, quando a Larino il treno partito da Campobasso incrocia quello partito da Termoli. Per “festeggiare” ecco altri 15 minuti di sosta. La meta sembrerebbe essere più vicina. Larino e Termoli distano una trentina di chilometri. Si riparte. La vegetazione si fa meno rada. Adesso la visione di sterpaglia incolta, pale eoliche e pannelli solari, lascia spazio a vigneti e uliveti. C’è ancora tempo, però, per l’ennesima sosta, nelle campagne alle porte del basso Molise. Perché i passaggi a livello non si sono chiusi e quindi si è reso necessario l’intervento umano per bloccare le automobili in transito. Si tratta dell’ultimo ostacolo per i tre vagoni e per una decina di temerari passeggeri che finalmente alle 8.52 riescono a mettere piede a Termoli.

    Tabellone orari. Credit: Antonello Di Lella

    La regione Molise deraglia anche sulla bassa velocità

    Sarà stato un caso isolato? Certo che no. Stessa sorte è toccata al treno partito in direzione opposta. Non solo domenica, ma anche nei giorni seguenti. Abbiamo monitorato tutte le corse per un’intera settimana. Treni in grave ritardo ogni giorno, nessuno arrivato in orario; tanto che Rete ferroviaria italiana (Rfi) è dovuta uscire allo scoperto assicurando il massimo impegno per provare a ridurre il disagio dei sempre meno passeggeri che scelgono il treno per muoversi lungo la tratta. La speranza è che qualcosa, come promesso dalla società che gestisce le infrastrutture ferroviarie, si muova entro due settimane. Altrimenti si potrebbe tornare nuovamente al sistema sostitutivo in autobus, tra l’altro già attivo in alcuni orari, che quantomeno garantirebbe il tragitto nei tempi, seppur lenti.

    Ma una domanda sorge spontanea. Non sarebbe stato opportuno terminare il monitoraggio e i lavori di adeguamento necessari prima di rimettere in moto una tratta che già in tempi normali impiegherebbe quasi due ore ( 1h e 50’ circa) per percorrere solo 87 chilometri? Una linea ormai troppo vecchia (la tratta fu inaugurata nel 1882, ndr), dove sono ancora numerosi i problemi da risolvere: il consolidamento di viadotti e la messa in sicurezza di ponti e ponticelli, il risanamento dell’armamento ferroviario, la vegetazione che ostacola i vagoni, oltre a qualche complicazione tecnologica. Il tutto confermato anche dalla presenza di circa 60 tecnici sui cantieri. Lavori per cui Rfi ha assunto un impegno economico per 15 milioni di euro.

    Rilevamento ritardo

    E proprio a proposito dell’ennesimo disservizio pubblico in una Regione che paga già un isolamento storico dal punto di vista dei Trasporti, sarebbe necessario un doveroso chiarimento da parte di Donato Toma. Il presidente della regione Molise, inoltre, proprio di recente, nel valzer di poltrone effettuato in piena pandemia, ha cambiato anche il vertice dei Trasporti. Quell’assessorato che deve fare i conti pure con gli storici problemi sulla principale linea di collegamento ferroviario: la Campobasso-Roma ora chiusa per l’elettrificazione (ormai si viaggia solo in bus). Eppure il governatore Toma, nella conferenza stampa trionfale di fine luglio, manco arrivasse l’alta velocità, ha parlato di svolta sul ferro per il Molise: “Dopo quattro anni di chiusura riapre la linea Campobasso-Termoli. In appena due anni questo governo ha impresso un cambio di passo al trasporto ferroviario in Molise, ora questa linea è realtà”. Un passo di gambero però, visto che per percorrere solo 87 chilometri occorre mezza giornata.

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