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    I criteri “razzisti” di Miss Italia per le seconde generazioni: viaggio di TPI nei concorsi di bellezza

    Prepararsi ad essere una Miss Credits: Anna Ruggieri
    Di Nadeesha Dilshani Uyangoda
    Pubblicato il 1 Giu. 2019 alle 19:03 Aggiornato il 11 Set. 2019 alle 02:36

    Miss Italia seconde generazioni | Discriminazioni | Razzismo 

    Miss Italia seconde generazioni | In una sala eventi alle spalle di Corso Buenos Aires, a Milano, il palco rosso di Miss Africa domina lo spazio di tavoli e sedie elegantemente vestiti. Al centro, su tacchi incerti, giovanissimi ragazze provano la propria camminata: hanno tratti estetici diversissimi tra loro— l’altezza, il colore della pelle, la forma del corpo, le linee del naso e delle labbra che variano in base al punto del continente nero a cui sono legate.

    Radici migranti – Lo spazio è anche un tripudio di accenti diversi, quelli italiani delle ragazze che provengono da tutta la penisola, e quelli stranieri dei loro genitori. Dietro al palco una make up artist dai tratti asiatici trucca una fila di ragazze che aspettano pazientemente il proprio turno. Le partecipanti sono soprattutto figlie di immigrati, nate o cresciute nel nostro paese.

    Le discriminazioni di Miss Italia – Perché sono nati dei concorsi paralleli? Qualche anno fa il regolamento di Miss Italia aveva ammesso la partecipazione delle ragazze che, nate in Italia da genitori stranieri, non avevano ancora ottenuto la cittadinanza per motivi burocratici. Dire però che Miss Italia si sia aperta alle seconde generazioni è quantomeno inesatto: quelle giovani donne che, pur non essendo nate qui, hanno trascorso un’intera vita in Italia continuano ad essere escluse.

    Nel primo punto dell’articolo 8 del regolamento, dedicato ai requisiti per l’ammissione al concorso, si dice che le candidate per poter partecipare devono: essere di nazionalità o cittadinanza italiana, oppure essere nate in Italia anche se da genitori stranieri e risiedere in Italia da almeno 18 (diciotto) anni consecutivi alla data di iscrizione.

    Così è scritto. Se si rispetta questo punto, insieme ad altri 12 che riguardano l’età, il sesso, la condotta incensurabile, i precedenti lavorativi, i precedenti in concorsi di bellezza e la piena e incondizionata disponibilità della propria immagine, una ragazza può partecipare.

    Le Miss di cui nessuno parla – Miss Africa in particolare è un evento che, con cadenza annuale, si ripete dal 2015. Non è però l’unico nel suo genere. Ci sono Miss America Latina, Miss Sri Lanka, Miss China, Miss India, a rappresentanza dei gruppi etnici più diffusi in Italia. Sono un fenomeno germogliato all’ombra di una società sempre più multietnica. Milano, forse per la sua alta percentuale di stranieri, ne è il centro nevralgico.

    Il trucco
    Credits: Anna Ruggieri

    Miss Italia seconde generazioni | Miss Africa

    Diversità è bellezza – Lilmama Sjb Sedjat e Mame Sarr sono sedute l’una di fianco all’altra. Una con una pelle diafana e l’altra nera, eppure sono qui per lo stesso concorso — Miss Africa in Italia. Liliana, 21 anni, nata in Marocco ma in Italia da quando aveva quattro mesi, ha raggiunto il capoluogo lombardo da Perugia per prendere parte alla finale.

    È una delle poche concorrenti bianche. “In Africa ci sono diverse sfumature di bellezza”, commenta. “Dall’araba riccia alla senegalese… bellissima”, ride indicando l’amica.

    “Sono africana e italiana insieme” – Quasi tutte sono titubanti all’idea di partecipare a un concorso nazionale come Miss Italia, ma al contrario delle sue amiche, è con una certa ostinazione che la ventiduenne Mame, figlia italiana di genitori senegalesi, dice di voler partecipare a Miss Italia solo per dimostrare qualcosa: “Voglio far capire che i capelli afro o la pelle nera non mi rendono meno bella. Io mi reputo africana perchè sono nera, ma mi reputo anche italiana in tutto e per tutto. Sono africana tanto quanto italiana, e vorrei che la gente capisse che una ragazza nera può partecipare a un concorso in cui sfilano solo concorrenti bianche, non sentendosi per questo fuori posto”.

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    Corpo di donna – Non è però solo una questione di sentimento di appartenenza nazionale, ma anche una percezione limitata di ciò che è bello del corpo femminile perchè l’accentuata forma a clessidra di una donna nera, il suo sedere pronunciato, esulano dai canoni di bellezza che siamo abituati a veder sfilare in televisione — e che probabilmente Miss Italia vuole continuare a proteggere.

    Sguardi
    Credits: Anna Ruggieri

    Miss Italia seconde generazioni | Discriminazioni

    Eccezione o eccezionale bellezza? – Per una ragazza dalle origini straniere, partecipare a un concorso nazionale resta ancora un’eccezione, nonostante il regolamento. E non tutte sono disposte ad accettare il linciaggio social e mediatico che inevitabilmente avviene in un paese ancora abituato a considerare il colore della pelle un imprescindibile tratto di italianità.

    Adeliya, ventisettenne originaria dell’Angola è laureata in geologia ed è l’unica tra le partecipanti a portare i capelli al naturale, alla maniera afro. “Gli africani tendono a nascondere i propri capelli, portano extension, treccine, parrucche”, dice, “È come se non ci vedessimo belle per quello che siamo. Spero quindi che la mia partecipazione abbatta questo muro, che le africane possano apprezzare la propria chioma naturale, senza ricorrere a liscianti artificiali”.

    Miss Italia seconde generazioni | Miss Sri Lanka

    Miss Sri Lanka e le location improbabili – Ru Kalani — il Miss Sri Lanka organizzato dalla prima generazione di immigrati srilankesi— si è tenuto invece presso un grande ristorante cinese a sud di Milano, in un’ambientazione dal sapore un po’ kitch. Qui tra i premi messi in palio, oltre alla fascia di più bella srilankese d’Italia, anche un biglietto aereo verso la madrepatria e l’accesso di diritto alla finale di Miss Sri Lanka in Europe.

    Il primo Miss Sri Lanka in Italia è stato organizzato dal Lotus Club, un’associazione di ragazzi, figli di immigrati dall’isola. Da allora, la comunità srilankese di Milano ha declinato questo evento in più varianti, creando un concorso che non fosse soltanto un’opportunità per le più giovani, ma anche un momento di aggregazione per tutti.

    Le miss Sri Lanka sono delle combattenti
    Credits: Anna Ruggieri

    Dietro le quinte – Nell’affollato backstage di Ru Kalani si affannano acclamati make up artist e stilisti giunti appositamente da Colombo per l’evento. Tharushi, avvolta in un lungo sarong di batik, racconta che il regolamento di Miss Sri Lanka in Italy non fa riferimento a un’altezza minima — “perchè se no io non sarei qui”, aggiunge ironica: la maggior parte delle donne srilankesi non  supera i 165 cm. Dice infatti che il giudizio dei giurati tiene molto in considerazioni i canoni orientali. “In Sri Lanka si da più importanza al viso, al sorriso”, chiarisce. Ma il concetto asiatico di bellezza si differisce molto da quello europeo.

    Miss Italia seconde generazioni | Sfilata

    Cittadini italiani – “Penso che gli srilankesi, anche molti di quelli che vivono in Italia, considerino più bella la pelle chiara. Sono sicura che se oggi venisse un italiano a giudicarci, sarebbe maggiormente colpito da una carnagione più scura”, spiega Tarushi che, nata in Italia, frequenta il secondo anno di ingegneria al Politecnico. Dalla seduta affianco, Hiruni, studentessa liceale, dice che non parteciperebbe a concorsi di bellezza non srilankesi. “Non ho dei tratti italiani”.

    Eppure, con una pelle molto chiara per una sinhalese e i lineamenti di un’europea, Hiruni potrebbe tranquillamente sembrare una giovane donna caucasica. “E poi a Miss Italia si sfila in costume, no? Ecco io non potrei farlo”, aggiunge.

    In silenzioso ritiro
    Credits: Anna Ruggieri

    I concorsi di cui nessuno parla – Miss Sri Lanka (quello organizzato dal Lotus Club), come del resto gran parte dei concorsi di bellezza di questo genere, si basa su una doppia identità nazionale e culturale: si sfila in abiti tradizionali come il sari, ma anche in abiti occidentali (quelli realizzati dagli studenti dell’International Fashion School Cordella di Lecce); le concorrenti si presentano a volte in sinhala, scelgono invece l’italiano quelle che non conoscono la lingua dei propri genitori. Per tutte, quel palco resta l’unico in cui si sentono accettate.

    I concorsi di bellezza organizzati dalle comunità straniere sono intrinsechi di una certa nostalgia verso le proprie origini, raccontano della coesistenza entro gli stessi confini nazionali di bellezze agli antipodi, rivendicano l’italianità di un corpo femminile che rompe con i canoni e gli standard che eravamo abituati a conoscere.

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