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    Il caso della donna di Milano che ha rischiato il linciaggio per aver soccorso un immigrato

    Credit: OLIVIER MORIN / AFP

    Beatrice e la sua determinazione a restare umana

    Di Giulio Cavalli
    Pubblicato il 30 Lug. 2019 alle 17:29

    Milano, rischia il linciaggio per aver soccorso un immigrato

    Ci sono storie piccole, locali, brevi, che hanno dentro tutti gli ingredienti che servono per annusare l’aria, per comprendere le isterie e le nevrosi di un tempo che non era difficile immaginare finito così. La storia di Beatrice Bordino che passeggia con i suoi due cani per il parco Forlanini di Milano, come la riporta il Corriere della Sera, sembra una puntata di qualche dispotica serie televisiva e invece accade qui, Italia, 2019.

    È mattina, poco dopo le 11, e la donna vede un uomo a terra. “Era sdraiato in posizione innaturale, a faccia in giù, appena l’ho visto mi sono messa d’istinto a correre. Le persone quasi gli camminavano sopra, nessuno si interessava del suo stato”, ha raccontato Beatrice. Pensava fosse morto. Poco lontano c’erano un gruppo di ragazzi e due dipendenti dell’Amsa, l’azienda di rifiuti di Milano. In questa piccola storia sono gli indifferenti a cui si è gelato il cuore. “Se osi chiamare l’ambulanza ti meniamo maledetta tr…, bisogna lasciarli morire questi immigrati di m… ricordati che i soccorsi li paghiamo noi contribuenti, mica questi negri”.

    Beatrice finge ancora di non sentire. Urlano: “Lavati le mani che ti prendi le malattie”. Tra le persone, anche una signora di 70 anni. Invoca la giustizia divina. “Spero che Dio ascolti le mie preghiere e che affondi tutti i barconi!”.

    Sono loro i morti: quelli che pensano di essere vivi e che hanno il cemento nelle vene iniettato da un cattivismo sdoganato dagli alti vertici dello Stato. Quando la solidarietà diventa un vezzo, un gesto raro da condannare, significa che si è perso il senso dell’uomo.

    Beatrice, invece, è una di quelle persone che ancora vogliono illudersi di non credere che l’aria tutta intorno sia diventata così meticcia in così poco tempo: sposta l’uomo all’ombra, si avvicina al gruppo di persone e spiega che, in fondo, lasciare morire un uomo riverso sulla strada è anche un reato punibile per legge. Sempre al Corriere racconta che aveva paura di essere linciata. Un operaio dell’Amsa le ha risposto che questi sporcano dappertutto e a lui tocca ripulire.

    “Questi”, come se fossero cose, altro da noi. Sporcano e quindi meritano di morire, evidentemente. “Mi sono seduta. E ho iniziato a piangere. Nessuno mi farà diventare una non-persona”, racconta Beatrice e nelle sue parole c’è il pericolo più grande: quello di arrendersi, di pensare che tutta questa ferocia sia così tanta e così normale da non potere opporre resistenza. E invece ci vuole coraggio a essere umani quando intorno si infeltriscono tutti. Per questo la storia va raccontata a tutti.

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