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    Milano, 26enne violentata vicino il San Raffaele: “Non pensavo di uscirne viva. Ancora sento la sua voce”

    Di Lara Tomasetta
    Pubblicato il 15 Feb. 2022 alle 14:00

    Lo scorso 9 agosto, una ragazza di 26 anni è stata violentata nei pressi dell’ospedale San Raffaele a Milano. Al Corriere ha raccontato l’accaduto, anche per incitare altre donne vittime di violenza a non abbattersi e a reagire. “È andata così e quel che è successo non si può cambiare, purtroppo. Ma alle donne che come me hanno subito un torto così grande vorrei dire: possiamo farcela, possiamo uscire anche da una notte così buia. Dobbiamo solo resistere e cercare un po’ di luce nelle persone che ci vogliono bene. Io ho le mie bambine. È per loro che provo ogni giorno a scrollarmi di dosso lo schifo di quella mattina”.

    Quello che le è successo è stato vicino all’ospedale San Raffaele, dove lavorava e lavora ancora oggi. Un paio di settimane dopo lui – un egiziano in Italia da irregolare – è stato arrestato e andrà davanti al giudice a marzo. “La sola cosa che desidero, racconta la 26enne, è che resti in carcere. La sola cosa che voglio sapere di lui è quanti anni rimarrà dentro”.

    Il racconto prosegue: “Erano le 6.30/6.40. Sono scesa alla fermata del metrò di Cascina Gobba. Per arrivare all’ospedale c’è un tratto a piedi. Avevo le cuffiette, ho sentito una presenza dietro di me, mi sono voltata un attimo e l’ho visto. Aveva pantaloncini corti e uno zainetto sulle spalle”.

    “Credevo che andasse di fretta così mi sono spostata per dire: passa. Ma lui non mi superava e ho cominciato a innervosirmi, ho accelerato il passo. Finché sono arrivata davanti a quel fossato e lui mi ha spinto dentro. Il fossato finisce in un buco e nel buco c’era un tubo… È successo tutto lì, dentro il tubo. Con lui che continuava a ripetere quel suono fastidioso…Ssst. Ha detto soltanto questo per tutto il tempo: ssst. Lo sento ancora adesso quel sibilo maligno: ssst. Io urlavo, lo imploravo: ti prego, ti prego, non farmi del male. Per zittirmi a un certo punto mi ha messo la sua mano lercia sulla bocca, ma mi chiudeva anche il naso e mi stava soffocando”.

    La donna si è poi recata in ospedale dove è stata soccorsa e aiutata a denunciare. Oggi rivive ancora quei momenti: “Ho tutte le paure del mondo. Mi spavento se un uomo mi fissa, mi spavento se un uomo viene verso di me, mi spavento se ho la sensazione di avere qualcuno alle spalle. Ho paura degli uomini. Mi sento più sola e mi sembra che non ci sia una persona che mi capisca davvero. Il padre delle bambine è ricomparso da poco ma con lui non ho avuto contatti per anni. Con il fidanzato ho rotto. Insomma: non è facile. Ma va ogni giorno un po’ meglio. Deve andare meglio”.

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