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    Milano, borseggiatrici in azione: “Ho 9 figli, non so fare niente, l’unica cosa che mi riesce è rubare”

    Di Giovanni Macchi
    Pubblicato il 17 Mar. 2023 alle 10:46 Aggiornato il 17 Mar. 2023 alle 10:47

    Da giorni tiene banco a Milano il tema delle borseggiatrici filmate e sbattute sui social, esposte agli insulti dei cittadini: la consigliera del Pd Monica Romano aveva chiesto di porre fine a questa “gogna”, mentre Nicholas Vaccaro, fondatore della pagina Instagram “Milano Bella da Dio”, sulla quale vengono pubblicati gran parte dei video in questione, rivendicava la sua scelta: “Realizzo quelle clip gratis e poi giro tutto alla Questura”.

    Oggi una delle donne finite in quei video viene intervistata dal Corriere della Sera: si chiama Ana, ha 29 anni e 9 figli: “Sono tutti in Bosnia, l’ultimo l’ho avuto a dicembre. Se ne occupa mio marito, lui non lavora, sono io che mantengo la famiglia”. In che modo? Rubando agli sconosciuti in città, sui mezzi pubblici, nei momenti di distrazione. “È capitato che in un giorno abbia messo in tasca 1.000 euro, ma è un’eccezione. Anche 500 sono tanti, visto che la gente gira con poco contante”.

    Un “lavoro” a tutti gli effetti, portato avanti sette giorni su sette, senza pausa. A fine giornata va a casa “in zona Niguarda, nell’appartamento comprato dai miei genitori. Lo condivido con amiche e parenti”. La donna ha spiegato come sceglie chi derubare: “Mi apposto dove si comprano i biglietti, così posso vedere dove mettono il portafogli. Quando decido di entrare in azione scelgo i soggetti più vulnerabili, di solito le donne. Mi sfilo il giubbotto e me lo porto al braccio, nascondendo la mano con cui frugherò nella borsa. Se pesco uno smartphone va bene uguale”.

    Il “mestiere” lo ha ereditato dai suoi genitori “che adesso vivono in Spagna in un’altra casa di proprietà. Una delle mie sorelle s’è ribellata a questa vita. Ora fa la parrucchiera. Non abbiamo più rapporti e si vergogna del suo cognome”. Le viene chiesto come mai non abbia pensato di seguire la strada della sorella: “Troppo tardi. Adesso dove vado? Ho nove figli. Non so fare niente, sono semianalfabeta. L’unica cosa che mi riesce è rubare. Ma a volte ho i sensi di colpa”.

    Avere un bambino appena nato – dice – le permette di evitare il carcere: “Non mi portano più nemmeno in caserma. Prima ci finivo anche più volte al giorno. Ma venivo sempre rilasciata perché incinta o madre di un bimbo piccolo”.

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