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    Migranti, la Svezia “delude” Meloni: “Nessuno patto fino al 2024”. Ma l’Italia non aspetta l’Ue e si muove contro le Ong

    Di Lara Tomasetta
    Pubblicato il 4 Gen. 2023 alle 13:18

    Durante la presidenza svedese del Consiglio dell’Ue, nei primi sei mesi del 2023, non ci sarà alcun patto sull’immigrazione.

    Lo prevede l’ambasciatore della rappresentanza permanente della Svezia presso l’Ue, Lars Danielsson, in un colloquio con il Financial Times all’avvio del semestre.

    Nell’agenda di Stoccolma per l’Ue, poi, un maggiore sostegno all’Ucraina e realismo sul libero mercato per bilanciare chi cerca di inondare l’Europa di aiuti di Stato.

    “Faremo sicuramente avanzare il lavoro, ma non vedrete un patto migratorio completano durante la presidenza svedese. Ci sarà non prima della primavera del 2024″, dice al Financial Times l’ambasciatore della rappresentanza svede a Bruxelles Lars Danielsson che precisa ” Io ricevo istruzioni dal governo”.

    Il governo di estrema destra di Stoccolma abbatte le speranze di un altro governo di destra, quello di Giorgia Meloni appunto, che nei primi due mesi aveva rivendicato con orgoglio tra i suoi risultati quello di aver portato la gestione condivisa dei flussi migratori in cima all’agenda politica europea.

    Si allungano così i tempi di un accordo sul tema migranti specie perché i paesi sovranisti sono intenzionati a far valere le loro ragioni, legate soprattutto ai movimenti secondari all’interno dell’Unione europea e al numero delle richieste d’asilo decisamente superiore nei Paesi del centro nord Europa, rispetto alle richieste di aiuto avanzate con decisione dai Paresi costieri a cominciare dall’Italia.

    Nonostante l’apparente clima disteso, la fiducia nell’Ue del governo Meloni resta bassa e lo dimostra la decisione di andare avanti con misure nazionali, basti pensare alle norme antiong previste dal decreto immigrazione, tra cui quella che prevede che i migranti soccorsi dalle navi umanitarie debbano essere informati della possibilità di chiedere asilo a bordo, radicando così la competenza nello Stato di cui la nave batte bandiera.

    Una interpretazione del diritto internazionale, quella sposata dal governo italiano ( e oggi al suo primo banco di prova con l’approdo a Taranto della Geo Barents di Msf), che nessuno in Europa sembra intenzionato ad accogliere.

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