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    Migrante morto al Cpr di Gorizia, Magi (+Europa): “Picchiato da dieci agenti, rischio di un nuovo caso Cucchi”

    A sinistra il Cpr di Gradisca d'Isonzo in una foto di archivio. Credit: ANSA /ALICE FUMIS | A destra Vakhtang Enukidze

    Avviata un'indagine per omicidio volontario. Il capo della polizia Gabrielli: "Paragone con Cucchi offensivo, vicenda non è ancora definita"

    Di Anna Ditta
    Pubblicato il 24 Gen. 2020 alle 09:26 Aggiornato il 27 Gen. 2020 alle 16:36

    Migrante morto al Cpr di Gorizia, Magi (+Europa): “Picchiato da dieci agenti, rischio di un nuovo caso Cucchi”

    La Procura di Gorizia ha aperto un’inchiesta per omicidio volontario sulla morte di un migrante georgiano di 38 anni, Vakhtang Enukidze, detenuto al Centro di Permanenza per il Rimpatrio (Cpr) di Gradisca d’Isonzo (Gorizia) e deceduto sabato 18 gennaio dopo essere stato trasferito in ospedale. Il giovane sarebbe morto dopo l’intervento degli agenti per sedare una rissa scoppiata tra la vittima e un suo compagno di stanza. Sulla vicenda, ancora da chiarire, è arrivata la forte denuncia del deputato di +Europa Riccardo Magi, che il 19 ed il 20 gennaio scorsi ha fatto due visite ispettive nella struttura.

    Secondo le testimonianze raccolte dall’esponente dei Radicali, Enukidze è stato “picchiato ripetutamente da circa 10 agenti nel Cpr di Gradisca d’Isonzo (Gorizia), anche con un colpo d’avambraccio dietro la nuca ed una ginocchiata nella schiena” e “trascinato per i piedi come un cane”. Il giovane è “morto dopo essere stato riportato nel Centro, al termine di una notte d’agonia”, ha raccontato Magi durante una conferenza stampa alla Camera, aggiungendo che, “come il caso Cucchi, è una persona morta mentre si trovava in custodia dello Stato” e chiedendo chiarimenti su quanto accaduto.

    Ma il richiamo al caso Cucchi non è piaciuto al capo della Polizia Franco Gabrielli, che ha dichiarato a margine di un convegno sulla sicurezza: “Fare parallelismi a dir poco arditi di una vicenda che non è stata ancora definita con vicende per la quale sono stati impegnati anni e processi, lo trovo assolutamente offensivo”.

    “In queste ore ci sono state delle affermazioni gravissime”, ha proseguito Gabrielli “dire che questa persona è morta per le percosse subite quando c’è un’indagine in corso e deve ancora essere effettuata l’autopsia è a dir poco ardito. Credo che in questo Paese ci voglia un po’ più di rispetto”.

    La testimonianza di Riccardo Magi

    Il deputato di +Europa, che ha riferito ai magistrati ciò che ha appreso, detto di aver parlato con 8-9 testimoni – ospiti del Centro, un operatore e un poliziotto – che hanno dato una “versione concorde” su come sono andate le cose.

    “Sono arrivato al Cpr alle 22.30 di domenica scorsa”, ha spiegato Magi. “Appena sceso dalla macchina, ho sentito urla provenire dall’interno. Mi è stato chiesto di attendere e poi agenti in assetto antisommossa mi hanno fatto entrare. Ho avvertito un’impressione di tensione palpabile, un poliziotto ha detto a un collega che c’era tanto sangue in giro. Mi è stato spiegato che quella sera c’era stata una ‘bonifica’, erano stati sequestrati i telefonini a tutti gli ospiti della zona verde, il settore dove fino al giorno prima si trovava il georgiano”.

    “Gli ospiti da me sentiti in maniera unanime mi hanno detto che il 14, nel cortile davanti alle stanze c’era stata una colluttazione tra Enukidze e un altro ospite del Centro, un nordafricano. Tutti negano che lo scontro – il georgiano aveva peraltro avuto nettamente la meglio – possa aver causato lesioni gravi. A quel punto sono intervenuti circa dieci agenti per separare i due litiganti; hanno immobilizzato e colpito ripetutamente Enukidze. Alla scena hanno assistito quelli che si trovavano nella zona verde, ma era visibile anche dalle finestre di chi alloggiava nella zona rossa”.

    Non solo, ha precisato Magi, “nel Centro, nuovissimo, ci sono circa 250 telecamere che riprendono tutto, tranne le stanze degli ospiti”.

    Il parlamentare spiega che, dopo aver passato un paio di giorni nel carcere di Gorizia, il georgiano il 16 pomeriggio viene riportato nel Cpr.

    “Tutti quelli che l’hanno visto hanno detto che si trovava in condizioni critiche, non si reggeva in piedi”, spiega Magi. “Ha chiesto un intervento medico, ma, man mano che le condizioni si aggravavano, non ha potuto più farlo perché non riusciva a parlare. Nella notte, ha riferito il compagno di stanza, aveva la bava alla bocca ed è caduto dal letto. La mattina era in stato di incoscienza e di lì a poche ore sarebbe morto”.

    Secondo il deputato, è importante acquisire “le immagini delle telecamere interne e le testimonianze degli ospiti”. Tuttavia “il fatto preoccupante”, ha spiegato, “è che due egiziani che avevano parlato con me sono stati espulsi nella notte tra lunedì e martedì. Anche un altro straniero, presente al momento dei fatti, è stato rimpatriato. Quello che mi ha detto al telefono l’ho registrato e l’ho messo a disposizione della procura”.

    Le indagini e l’autopsia

    Dalla procura di Gorizia fanno sapere che “i testimoni citati dall’onorevole Riccardo Magi sono stati sentiti prima che venissero espulsi”. “Appena il collega che segue l’inchiesta ha saputo della presenza di possibili ulteriori testimoni oculari e di compagni di detenzione della vittima si è immediatamente recato nel Centro per sentirli prima che venisse attuata la loro espulsione, cioè l’epilogo atteso per chi è ospitato in quelle strutture”, ha detto all’Ansa il procuratore Massimo Lia. “Per questa ragione, la loro ricostruzione dei fatti, sui quali non entrerò per non violare il segreto istruttorio, è stata raccolta dettagliatamente. Si tratta di quattro persone per le quali c’era l’urgenza di verbalizzare le dichiarazioni proprio perché prossimi a un allontanamento dal territorio nazionale che era stato programmato ed era ormai imminente. Quanto hanno riferito è stato puntualmente acquisito agli atti”.

    A chiarire le cause della morte del migrante georgiano sarà l’autopsia, inizialmente prevista per mercoledì ma poi rimandata a lunedì prossimo. Ad annunciarlo è stato l’ambasciatore di Georgia in Italia, Konstantine Surguladze.

    L’esame autoptico è stato posticipato “per consentirne la trasparenza” alla presenza di un consulente di parte, ha spiegato Surguladze, che sottolinea di non avere al momento “alcun elemento” su come siano andate le cose. Da parte italiana, aggiunge il diplomatico, “ci è stata garantita l’imparzialità e la velocità delle indagini”. Da parte del governo georgiano, ha fatto sapere Surguladze, “c’è grande attenzione su quanto accaduto”.  A questo proposito, l’ambasciatore italiano a Tbilisi, ha concluso, ha avuto un incontro al mistero degli Esteri.

    Sul caso ieri si è pronunciato anche il garante dei detenuti, Mauro Palma. “È un caso su cui va fatta chiarezza, bisogna ricostruire tutti i passaggi”, ha detto. “Sarei molto cauto sul trarre conclusioni in un senso o nell’altro: se si tratti di un nuovo caso Cucchi o che nulla sia successo”. Palma si è recato lunedì nel centro: “ho preso documenti e sentito persone. Ora dobbiamo attendere gli accertamenti. La procura si è mossa in fretta. Ho chiesto di costituirmi parte civile, quindi avrò accesso a tutti gli atti”.

    Aggiornamento 27 gennaio:

    Il cittadino georgiano detenuto al Cpr di Gradisca d’Isonzo e morto in ospedale alcuni giorni fa, non sarebbe deceduto a causa di percosse ricevute, secondo quanto ha confermato all’Ansa Lorenzo Cociani, medico legale del Garante dei detenuti. “Per avere un quadro completo degli esami occorrerà attendere l’esito degli esami tossicologici e istologici, ma intanto, macroscopicamente possiamo dire che non ci sono lesioni traumatiche importanti”, ha specificato Cociani. “La morte è stata imputata a un edema polmonare, si tratta di capire cosa l’abbia provocato”, ha dichiarato l’avvocato Riccardo Cattarini, che rappresenta il Garante nazionale per i detenuti.

    Ma il pm di Gorizia Massimo Lia ha dichiarato: “Non escludiamo al cento per cento cause di tipo violento”: c’è una prima indicazione che arriva dall’autopsia, ma occorre “prudenza” ed è presto per dare “un’indicazione precisa e univoca”. Il pm ha parlato di una “situazione complessa che va esaminata alla luce di tutte le risultanze, anche testimoniali, documentali e visive: certamente l’autopsia ci ha dato un’indicazione che in qualche modo avete recepito da altre fonti, ma anche per una prudenza valutativa non formuliamo ipotesi definitive”. “Le indagini – ha aggiunto – proseguiranno perché al momento non ritengo corretto dare un’indicazione precisa e univoca di quanto accaduto anche perché nessuno ha in mano la relazione del medico legale, che si è riservato di fare i necessari approfondimenti”.

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