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    La denuncia di un medico: “Migrante malato di tumore, ma per la Questura può essere espulso”

    Di Giulio Cavalli
    Pubblicato il 28 Mar. 2019 alle 18:50 Aggiornato il 11 Set. 2019 alle 02:40

    “Voi lo sapevate che in base alla legge 1 dicembre 2018 n.132 persino chi si trova in Italia per motivi di salute può essere espulso? Anzi, si tende a favorire l’espulsione attraverso il meccanismo di ‘valutazione specifica’? Persino per un paziente neoplastico?”. La domanda la pone sul proprio profilo Facebook Carlo Pontorieri, che di professione fa il medico, e che racconta la vicenda di un ragazzo albanese di 26 anni, operato ben tre volte per un tumore midollare e ora in chemioterapia che secondo la Questura di Napoli potrebbe, in quelle condizioni, tornarsene tranquillamente a farsi curare in Albania ed essere “rimpatriato” secondo il cosiddetto decreto di sicurezza che il ministro Salvini ha licenziato con tanta soddisfazione a dicembre dell’anno scorso.

    Secondo il decreto sicurezza, infatti, le condizioni di salute di particolare gravità, tali da non consentire di eseguire il provvedimento di espulsione senza arrecare pregiudizio alla salute dello straniero, in caso di rientro al Paese d’origine devono essere oggetto di specifica valutazione nella certificazione sanitaria di una struttura pubblica o convenzionata con il Servizio Sanitario Nazionale, da parte del sanitario firmatario.

    Il resto si legge tutto nel post del dottor Pontorieri: “Come si può leggere nel documento in foto – postato dal dottor Gigi Sigona, neurochirurgo, mio pluridecennale e plurigenerazionale amico – in base a tale legge un ragazzo albanese di 26 anni, operato già tre volte per un tumore midollare, ora in chemioterapia, con funzioni motorie compromesse, viene invitato ad allegare alla sua domanda una specifica valutazione da parte dell’autorità sanitaria che un eventuale decreto di espulsione arrecherebbe pregiudizio alle sue condizioni di salute. Pena appunto il rigetto della domanda e l’espulsione dal ns. Paese”.

    “Fermiamoci e ricapitoliamo”, prosegue il post. “Un ragazzo, tumore midollare, in chemioterapia, funzioni motorie compromesse, potrebbe dunque sospendere il rapporto con le strutture sanitarie del ns. Paese e tornare in Albania, senza pregiudizio per le sue condizioni di salute. Salvo specifica valutazione contraria da allegare alla domanda di soggiorno da parte di una struttura sanitaria…”.

    “Ora, è certamente molto discutibile un’interpretazione così restrittiva della norma da parte del funzionario (ho cancellato il nome, non m’interessa fare una gogna pubblica) in un caso come questo. E ci si domanda com’è possibile che tutto ciò sia avvenuto. Se si è consolidata una prassi: al di là delle patologie, occorre dunque in ogni caso una valutazione specifica ed espressa, per sollevare l’ufficio da ogni valutazione discrezionale e dunque da qualunque responsabilità, rimandandola all’autorità sanitaria? oppure ci troviamo di fronte a un caso unico? Tuttavia, resta la domanda: voi lo sapevate che in base a tale legge 1 dicembre 2018 n.132 persino chi si trova in Italia per motivi di salute può essere espulso? Anzi, si tende a favorire l’espulsione attraverso tale meccanismo di ‘valutazione specifica’? Persino per un paziente neoplastico? Fermiamoci un attimo a pensare e vergogniamoci tutti (quelli che hanno sostenuto e votato i partiti dell’attuale maggioranza di più, però)”.

    Più sicurezza per tutti, ci aveva promesso quello là.

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