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    Messina, 100 persone in corteo funebre per il fratello dell’ex boss: scoppia la polemica

    Di Anton Filippo Ferrari
    Pubblicato il 13 Apr. 2020 alle 14:45

    Messina, 100 persone in corteo funebre per il fratello dell’ex boss

    Grandi polemiche a Messina per un corteo funebre. Secondo quanto riportato dalla Gazzetta del Sud, durante la giornata di venerdì molte persone hanno accompagnato il feretro di Rosario Sparacio, fratello di Luigi, storico personaggio di spicco del clan di Giostra. Il tutto in barba ai decreti del Governo e alle limitazioni legate all’emergenza coronavirus. Alla funzione, secondo quanto riporta il quotidiano, erano presenti circa 100 persone.

    “Funerali non ce ne sono stati! C’è stato un corteo a piedi e ovviamente c’era presente la famiglia, poi a nostra insaputa è venuto qualche amico… ma purtroppo non c’è stata nè messa, bensì una breve benedizione fuori dalla chiesa e lo abbiamo lasciato davanti La porta del cimitero….”, le parole della nipote del defunto riportate da messinaora.it (sito che ha anche pubblicato uno scatto del corteo).

    Polemiche e la lettera di rete 34+

    Intanto in rete sono montate le polemiche. Oltre all’indignazione “social”, ci sono state anche prese di posizione: la “rete 34+” ha infatti scritto al sindaco di Messina Cateno De Luca, al questore di Vito Calvino, al Prefetto Maria Carmela Librizzi e al vescovo Giovanni Accolla per tentare di capire come sia stato possibile, e che cortocircuito istituzionale l’abbia permesso.

    “La morte di una persona, così come il dolore dei cari e della comunità di affetti che ne è colpita, sono questioni delicate. Né, in assenza di informazioni sulla biografia di chi è mancato, e nel facile proporsi di giudizi che sono spesso avventati quando si parla di familiari di criminalità organizzata, è possibile esprimere giudizi definitivi. Al di là di chi manca, insomma, la morte è una questione delicata e la rispettiamo profondamente.

    Malgrado questo, però, non possiamo evitare di chiedere spiegazioni al Sindaco De Luca, alla Questura, alla Prefettura e alla Chiesa messinese su cosa sia successo veramente lo scorso venerdì allorché si sarebbe svolto l’accompagnamento funebre di un defunto.

    È giusto chiederlo perché a essere leso è quel principio di uguaglianza che ha impedito a molte famiglie di onorare i propri cari in questa stagione di divieti. Rendere conto di questa liberalità – ma anche dell’assenza di parole di quel radicale e rumoroso persecutore delle illegalità che corrisponde al nome di Cateno De Luca – è obbligatorio. Cosa è accaduto dunque lo scorso venerdì e cosa ha reso questa situazione – pur dolorosa e delicata – diversa dalle altre?”.

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