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    Padre Georg su Benedetto XVI: “L’abolizione della messa in latino di Papa Bergoglio gli ha spezzato il cuore”

    Di Giovanni Macchi
    Pubblicato il 4 Gen. 2023 alle 15:14 Aggiornato il 4 Gen. 2023 alle 15:15

    Non credeva che sarebbe vissuto così a lungo dopo le dimissioni, ma Benedetto XVI che ha lasciato il papato nel febbraio 2013, non si aspettava di assistere a un passo indietro così forte, fatto proprio dal suo successore, sulle celebrazioni delle Messe in latino, da lui fortemente voluto come lingua ufficiale.

    “Lo ha colpito molto duramente. Penso che abbia spezzato il cuore di Papa Benedetto”, ha detto l’Arcivescovo Georg Gänswein in un’intervista al quotidiano cattolico tedesco Die Tagespost.

    “L’intenzione di Papa Benedetto – ha spiegato Gänswein – era stata quella di aiutare coloro che avevano semplicemente trovato una casa nella Messa antica, a trovare una pace interiore, trovare una pace liturgica e anche di allontanarli da Lefebvre. Se si pensa per quanti secoli la Messa antica è stata fonte di vita spirituale e nutrimento per tanti santi, è impossibile immaginare che non abbia più nulla da offrire”.

    “E non dimentichiamo tutti quei giovani che sono nati dopo il Concilio Vaticano II – ha aggiunto – che non sanno nulla dei drammi che circondarono il Concilio Vaticano II. Togliere questo tesoro alla gente, perché? Non credo di poter dire di essere a mio agio con questo”.

    La lettera apostolica di Papa Francesco, pubblicata sotto forma di motu proprio (un documento che riporta una decisione autonoma del Papa autonoma), abrogava “tutte le norme, le istruzioni, le concessioni e le consuetudini precedenti”.

    Compreso il «Summorum Pontificum», il motu proprio di Ratzinger risalente al 2007, nel quale si faceva riferimento alle celebrazioni con l’antico rituale. “Per me era importante che la Chiesa preservasse la continuità interna con il suo passato – disse Ratzinger in una intervista – che ciò che prima era sacro non divenisse da un momento all’altro una cosa sbagliata. Il rito si deve evolvere. Per questo è stata annunciata la riforma. Ma l’identità non deve spezzarsi”.

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