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    L’infermiera picchiata nell’ospedale di Castellammare: “Mi ha pestata perché donna”

    Di Marco Nepi
    Pubblicato il 5 Gen. 2024 alle 15:10

    L’infermiera picchiata nell’ospedale di Castellammare: “Mi ha pestata perché donna”

    “Mi ci è voluto un po’ per realizzare ciò che mi era accaduto. Che un uomo mi aveva sferrato un pugno improvvisamente, mentre non facevo altro che il mio lavoro”. Così l’infermiera Anna Procida ha raccontato la brutale aggressione subita la sera del 3 gennaio al pronto soccorso del San Leonardo di Castellammare di Stabia.

    “Come sto? Tutta gonfia. Stanca, distrutta sia fisicamente che psicologicamente”, ha detto al Corriere della Sera la 30enne, presa a pugni e a calci dal parente di uno dei pazienti del pronto soccorso.

    “La sala del codice rosso era piena di parenti di persone che avevano bisogno di cure: sembrava un mercato”, ha ricordato l’infermiera, che lavora fianco a fianco alla sorella Maria Rosaria, anche lei infermiera. Quest’ultima le aveva detto più volte di uscire, “che era pericoloso stare in tanti in uno spazio limitato, in primis proprio per i pazienti”. “Ma come risultato aveva ottenuto solo insulti”, ha detto. “In modo particolare da ben quattro familiari che accompagnavano un degente: pretendevano che una operatrice stesse vicino al loro parente, immobile. Io mi sono trovata a passare per caso in quella sala. E, dopo qualche istante, mi sono sentita la mano di un uomo sulla spalla che mi spingeva in disparte. Credevo che volesse raccomandarmi del suo parente, come accade di solito”. Ma non era così: “Quando ho visto che, contemporaneamente, mia sorella subiva un’aggressione da parte di una donna dello stesso gruppo familiare dell’uomo e ho tentato di avvicinarmi per aiutarla, improvvisamente, ho ricevuto un pugno fortissimo che mi ha fatto saltare l’incisivo superiore, scheggiato tre denti, mi ha procurato una infrazione alle ossa nasali e un trauma facciale: in tutto, 25 giorni di prognosi”. A Il Mattino, l’infermiera ha anche raccontato di essere stata presa a calci “mentre ero a terra con il naso rotto”.

    Il primo ad aiutarla è stato il chirurgo del pronto soccorso “ma invano, perché è molto più piccolo rispetto all’uomo che mi ha aggredito”. “Mia sorella se l’è cavata, per così dire, solo con qualche ciocca di capelli in meno. L’uomo, invece, ha continuato ad essere una furia. Dopo di me, se l’è presa con altre due colleghe, sputandole in faccia. Solo dopo è fuggito”.

    Le forze dell’ordine sono arrivate dopo visto che al San Leonardo non è presente un drappello di polizia. “Ma per fortuna ci sono le telecamere che hanno registrato tutto”, ha detto Procida, profondamente amareggiata per quanto le è accaduto. “Io e mia sorella da sempre abbiamo voluto fare le infermiere, è una passione che abbiamo ereditato in famiglia”, ha detto. “Amiamo svolgere il nostro lavoro in Pronto Soccorso. Ma mai avremmo pensato di subire una aggressione simile”.

    “Di sicuro, non si può andare avanti così, tra insulti e aggressioni”, ha poi aggiunto. “Io, quantomeno, non me la sento: con due bambine piccole, devo dire pure che mi è andata bene. Anche quella che ho subito io è una violenza di genere: non solo non si è fermato davanti a una donna, mi ha pestato proprio perché donna”.

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