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    Il commovente discorso di Liliana Segre agli studenti de La Sapienza: “Sarò sempre la ragazzina espulsa da scuola perché ebrea”

    La senatrice a vita ha ricevuto il dottorato honoris causa in Storia dell'Europa all'Università Sapienza di Roma. Durante la lectio magistralis in suo onore ha pronunciato toccanti parole di ringraziamento, ricordando anche Primo Levi

    Di Marta Vigneri
    Pubblicato il 18 Feb. 2020 alle 13:25 Aggiornato il 18 Feb. 2020 alle 18:07

     

    Liliana Segre riceve il dottorato honoris causa in Storia dell’Europa all’Università Sapienza di Roma

    “Permettetemi di ringraziare tutti ma in particolare gli studenti da nonna, da loro ho ricevuto molto più di quanto abbia cercato di dare in questi 30 anni”: sono le parole con cui Liliana Segre ha ringraziato l’Università Sapienza di Roma dopo il conferimento del dottorato honoris causa in Storia dell’Europa martedì 18 febbraio, durante la Lectio magistralis “La storia sulla pelle”.

    Nel discorso pronunciato dopo la consegna del riconoscimento, Segre ha mostrato ancora una volta di essere testimone vivente della storia dell’Europa e degli anni in cui fu perseguitata in quanto ebrea, quando era solo una bambina.

    “Ricordo quando lo scorso anno fui ricevuta dal presidente della Repubblica che mi chiese cosa avessi provato a entrare in senato, risposi: ‘dentro di me anche se sono molto vecchia, sono sempre quella ragazzina espulsa dalla scuola per la colpa di essere nata ebrea e che oggi mi vede seduta in Senato in quella mia Italia dove sono nata e cresciuta con la mia famiglia – ha ricordato poi la senatrice – È cambiato l’aspetto e la coscienza che mi hanno vista colpevole d’essere nata e punita con i perché che non avranno mai risposta, con la consapevolezza che qui nel tempio della Sapienza mi fa ricordare il mio maestro Primo Levi che scrisse: capire comprendere è impossibile ma conoscere è necessario”.

    “Qui siamo nel tempio della conoscenza”, ha continuato Segre.

    “Affrontando una giornata come questa così umanamente e privatamente importante non posso che ricordare tra tanti professori incontrati nella vita, un povero professore francese prigioniero come me che faceva l’operaio schiavo e io facevo per un certo periodo la sua inserviente portandogli i bossoli di mitragliatrice. Lui vedendomi mi chiese che classi avessi fatto perché lui era un docente di storia. Io facevo la seconda media, gli spiegai. Mi disse proviamo a essere io e te come eravamo, liberi. Era un momento assoluto di libertà mentre eravamo vestiti a righe, denutriti, eppure in quegli attimi rubati parlavamo di storia, liberi. Erano momenti di libertà assoluta. Oggi non potevo non ricordarmi di lui, di cui non so assolutamente nulla, eravamo liberi come si è liberi con la conoscenza”, ha detto ancora la senatrice a vita durante la Lectio magistralis.

    E ha dedicato il riconoscimento al padre. “L’uomo più importante della mia via ucciso per la colpa di essere nato. Polemiche? Le ignoro..”, ha detto Segre. 

    La senatrice ha concluso il suo intervento ricordando l’emozione provata per la nascita del figlio.

    “Sono contenta ma non emozionata: la giornata più emozionante è stata quando è nato il mio primo figlio”, ha ricordato al termine della cerimonia.

    Un lungo applauso ha accompagnato la consegna del dottorato a Liliana Segre, in una sala gremita di studenti e professori, che per lei si sono alzati in piedi.

     

     

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