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    “Io Voto Fuori Sede”, oltre 15mila firme per chiedere di cambiare una legge obsoleta

    Di Antonio Scali
    Pubblicato il 24 Set. 2020 alle 15:51

    Il 20 e il 21 settembre quasi 25 milioni gli italiani hanno votato per il referendum costituzionale, ma all’appello mancano centinaia di migliaia di voti degli studenti e dei lavoratori fuori sede, ai quali per l’ennesima volta è stato negato il diritto di voto. Una legge impedisce infatti a quasi due milioni di italiani domiciliati per studio o lavoro lontano dal proprio comune di residenza di votare in mobilità, come già accade in molti altri Paesi d’Europa e come è già possibile per gli italiani all’estero. Un problema accentuato quest’anno dalla diffusione della pandemia di Coronavirus, che ha reso gli spostamenti complicati e rischiosi.

    “Ho 21 anni e la mia scheda elettorale è vuota ma non per scelta, semmai per scelta obbligata”, ha raccontato Camilla, una studentessa fuori sede domiciliata a Bologna in una testimonianza inviata a Io Voto Fuori Sede, il comitato che si batte per il voto a distanza e che ha lanciato una campagna per veder finalmente riconosciuto il diritto al voto dei fuori sede. Io Voto Fuori Sede e The Good Lobby hanno ricevuto decine di video e foto da parte di studenti e lavoratori che hanno espresso tutta la loro frustrazione per non aver potuto votare, reclamando una legge giusta che sia finalmente in grado di risolvere questo grave vulnus democratico. Oltre 16.000 persone hanno firmato la petizione lanciata online meno di 20 giorni. Fra di essi alcuni elettori hanno manifestato la volontà di unirsi al ricorso che verrà presentato in più tribunali per chiedere un rimborso delle spese sostenute per raggiungere il seggio in occasione del referendum costituzionale. I ricorsi hanno l’obiettivo di raggiungere la Corte Costituzionale, affinché ristabilisca un principio democratico sancito dalla nostra Costituzione. Un’azione che verrà portata avanti nei prossimi mesi e che servirà a spingere le forze politiche ad inserire questa riforma all’interno di quella sulla legge elettorale.

    “Il dato sull’affluenza, che fa registrare un nuovo calo nel numero dei votanti (tenendo conto che il referendum era trainato dalle amministrative in oltre 1.000 comuni e dal rinnovo di 7 consigli regionali) dovrebbe far riflettere i partiti: sono centinaia di migliaia le persone per cui votare è un costo – in termini di tempo, di spesa per il viaggio, di ore sottratte al lavoro – non sempre affrontabile. A maggior ragione quando è in atto una grave pandemia che rende rischiosi gli spostamenti. Ci batteremo in tutte le sedi per veder riconosciuto il diritto di voto ai fuori sede”, commenta Federico Anghelé, direttore di The Good Lobby.

    L’appello alla responsabilità lanciato alle istituzioni in vista del referendum costituzionale è solo il primo passo della campagna Io Voto Fuori Sede, a cui si stanno unendo voci rappresentative del mondo giovanile, a cominciare dal collettivo di Casa Surace, fino all’inviato palermitano delle Iene Fabio Agnello, al comico Roberto Lipari e al duo di celebri youtuber I Sansoni. “Il Referendum, con l’ennesimo calo di votanti, manifesta ancora una volta quello che denunciamo ormai da 11 anni: la necessità urgente da parte del Parlamento di intervenire in merito alle procedure di voto. Introdurre il voto a distanza, anche in Italia, è una necessità urgente e non più eludibile. In pochi giorni abbiamo raccolto oltre 16.000 firme di cittadini che, mettendoci nome e cognome, richiedono questa riforma con urgenza ”, dichiara Stefano La Barbera, presidente del Comitato Io Voto Fuori Sede.

    Intanto in queste ore il Presidente della Commissione Affari Costituzionali Giuseppe Brescia ha presentato un’interrogazione alla Ministra degli Interni Luciana Lamorgese per chiedere che il Governo metta in atto al più presto misure che consentano il voto a distanza dei cittadini in mobilità, come richiesto recentemente dallo stesso Parlamento in diverse occasioni.

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