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    Hasib Omerovic, svolta nelle indagini: poliziotto arrestato con l’accusa di torture

    Di Giovanni Macchi
    Pubblicato il 22 Dic. 2022 alle 08:19 Aggiornato il 22 Dic. 2022 alle 08:19

    Svolta nel caso di Hasib Omerovic, il 36enne sordomuto di Primavalle precipitato dalla finestra della sua abitazione durante un controllo di polizia nella sua abitazione: per uno degli agenti intervenuti quel giorno, Andrea Pellegrini, sono scattati gli arresti domiciliari in seguito alle accuse di tortura e falso ideologico da pubblico ufficiale in atti pubblici.

    Sono anche stati notificati quattro avvisi di garanzia: tra i reati contestati c’è anche il depistaggio. Secondo l’atto di accusa della procura di Roma Pellegrini “con abuso dei poteri e in violazione della funzione, nel corso dell’attività volta all’identificazione” di Hasib Omerovic con “il compimento di plurime e gravi condotte di violenza e minaccia cagionava” all’uomo sordomuto “un verificabile trauma psichico, in virtù del quale precipitava nel vuoto dopo aver scavalcato il davanzale della finestra della stanza da letto nel tentativo di darsi alla fuga per sottrarsi alle condotte violente e minacciose in atto nei suoi confronti”.

    Dopo essere entrato all’interno dell’abitazione, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, avrebbe colpito “immediatamente e senza alcun apparente motivo” Omerovic con due schiaffi, dicendogli: “Non ti azzardare mai più a fare quelle cose, a scattare foto a quella ragazzina”.

    Gli avrebbe anche puntato contro un coltello da cucina. La ricostruzione nelle accuse nei suoi confronti prosegue con quanto accaduto nella camera da letto: “Dopo aver strappato un filo della corrente di un ventilatore, lo utilizzava per legare i polsi di Omerovic brandendo ancora una volta all’indirizzo dell’uomo il coltello da cucina in precedenza utilizzato, minacciandolo, urlando al suo indirizzo la seguente frase ‘se lo rifai, te lo ficco nel c…’”.

    A quel punto l’uomo si è lanciato dalla finestra, posta a otto metri da terra: lo avrebbe fatto “a causa delle gravi condotte poste in essere nei suoi confronti dall’agente Pellegrini”. “Condotte – prosegue il gip – che lo hanno evidentemente traumatizzato e terrorizzato a tal punto da indurlo a trovare in qualche modo, versando in uno stato di forte sconvolgimento della libertà morale e di autodeterminazione, una via di fuga (o comunque un riparo) dalla finestra, al fine di sottrarsi alla situazione di assoggettamento dovuta alle plurime e ripetute violenze e minacce che stava patendo e che verosimilmente temeva di dover continuare a patire e di cui non ne comprendeva le ragioni”.

    Gli inquirenti hanno giudicato legittimo l’intervento di identificazione perpetrato dagli agenti in seguito ad alcune segnalazioni per molestie nei confronti del 36enne, ma ne hanno criticato le modalità aggressive.

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