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    Processo genitori Renzi, l’imprenditore: “Le fatture erano alte, ma pagai per sudditanza psicologica”

    Di Donato De Sena
    Pubblicato il 15 Lug. 2019 alle 12:27 Aggiornato il 15 Lug. 2019 alle 13:05

    Genitori Renzi, depositate memorie nel processo su presunte fatture false

    GENITORI RENZI PROCESSO FATTURE FALSE – Continua il processo a Firenze che coinvolge i genitori dell’ex presidente del Consiglio Matteo Renzi, Tiziano Renzi e Laura Bovoli, indagati per presunte fatture false insieme all’imprenditore pugliese Luigi D’Agostino. Oggi tramite i loro avvocati i coniugi hanno depositato ciascuno dichiarazioni spontanee scritte. Nessuno dei due questa mattina era però oggi presente in aula.

    Nelle dichiarazioni spontanee, ha spiegato uno dei loro legali, l’avvocato Federico Bagattini, “i coniugi Renzi hanno sostenuto quello che i loro difensori hanno già anticipato, e cioè che le due fatture sono assolutamente vere, relative a prestazioni effettivamente eseguite, e che tutte le tasse e le imposte relative a questa fatturazione sono state regolarmente versate”.

    Processo Renzi, l’imprenditore: “Pagai per sudditanza psicologica”

    In mattinata in aula D’Agostino ha rilasciato delle dichiarazioni spontanee, dichiarando di aver pagato nonostante l’importo delle fatture gli sembrasse eccessivo.

    “Quando ho visto l’importo delle fatture – ha detto – sono rimasto perplesso, ma i coniugi Renzi erano i genitori del Presidente del Consiglio, ho subito la sudditanza psicologica e ho ritenuto di non contestare le fatture”.

    “Dopo questo fatto – ha aggiunto – non ho più avuto rapporti di lavoro con Tiziano Renzi”.

    “Non ho fatto nessuna fattura falsa e non ho truffato nessuno” ha dichiarato ancora in aula D’Agostino, rivolto al giudice Fabio Gugliotta. Poi al termine dell’udienza D’Agostino si è fermato a parlare con alcuni cronisti: “In quel periodo parliamo di una delle persone più potenti d’Italia, per cui non è che mi metto a discutere con il padre del Presidente del Consiglio” ha ribadito facendo riferimento all’importo, a suo avviso eccessivo, delle due fatture pagate alle aziende della famiglia Renzi e finite al centro dell’inchiesta che ha portato al processo.

    Sulle parole dell’imprenditore l’avvocato dei Renzi Bagattini ha precisato che “se le avesse ritenute esose avrebbe dovuto non pagarle”. Tuttavia, ha precisato ancora Bagattini, “se le ha considerate esose vuol dire che la prestazione c’era”.

    Tiziano Renzi: “Non mi serviva mio figlio premier per lavorare”

    In un passaggio della sua memoria Tiziano Renzi ha dichiarato: “Ho sempre lavorato: non ho avuto bisogno di avere il figlio premier per lavorare”, “ho sempre lavorato e dato lavoro. Chi dice il contrario mente”.

    “Non c’è nessuna fattura falsa solo tante tasse vere – si è difeso il padre di Matteo Renzi – tutte pagate fino all’ultimo centesimo: questo è ‘oggettivamente esistente'”. E ancora: “Mi indigno quando sento parlare di evasione, di lavoro nero, di assurdità che non mi hanno mai riguardato” e, “quando mio figlio è diventato presidente della Provincia nel 2004 la prima conseguenza è stata abbandonare tutti i rapporti con società partecipate di enti pubblici, a cominciare da quello con la Centrale del Latte di Firenze”.

    Altro passaggio della memoria: “Se è un reato chiamarsi Renzi, allora sono colpevole, non c’è bisogno nemmeno di celebrare un processo”.

    E infine: “Giudicatemi, invece, per le prestazioni che ho svolto e per le tasse che ho pagato, non per il nome che porto”, “Sentirsi accusato di falsa fatturazione per chi ha sempre pagato tutte le tasse fino all’ultimo centesimo è avvilente”.

    Processo genitori Renzi, la sentenza prevista il 7 ottobre

    Secondo l’accusa dei pm fiorentini un giro di false fatturazione messo in piedi da Tiziano Renzi e da sua moglie Laura Bovoli sarebbe servito per agevolare un sistema ideato proprio dall’imprenditore D’Agostino, ex dominus della società Tramor srl, per frodare il fisco. La società aveva commissionato studi di fattibilità a imprese riconducibili ai Renzi.

    D’Agostino è accusato anche di truffa, per aver attestato la veridicità di una delle due presunte fatture false, una fattura da 140mila euro, con Remì Leonforte, che gli era succeduto nell’incarico di amministratore della Tramor srl, società che poi fu acquistata dalla Kering.

    D’Agostino ha spiegato che la Kering non avrebbe subito alcun danno poiché avrebbe acquistato la Tramor per un prezzo iniziale di 27 milioni di euro, dal quale però furono sottratti circa 4 milioni, relativi alle voci passive del bilancio della srl, tra cui appunto figurerebbero anche le fatture oggetto dell’inchiesta.

    Stamattina in aula il giudice Gugliotta ha annunciato che la sentenza è prevista per il 7 ottobre prossimo. Nel corso dell’udienza di oggi si è conclusa l’istruttoria. Il 7 ottobre sono previste la requisitoria della pm Christine Von Borries, che parlerà per circa un’ora, e gli interventi dei difensori e delle parti civili, al termine dei quali è prevista la camera di consiglio.

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