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    I genitori di Giulio Regeni contro il governo che parla di “collaborazione egiziana”: “È oltraggioso”

    Di Marco Nepi
    Pubblicato il 23 Gen. 2023 alle 13:25 Aggiornato il 23 Gen. 2023 alle 13:25

    La famiglia di Giulio Regeni è stufa delle false promesse di collaborazione del governo egiziano sulla morte del giovane ricercatore, e mostra insofferenza anche verso il governo che continua a rilanciare le bugie del regime di Al Sisi.

    Sono passati infatti 7 anni da quel 27 gennaio 2016, quando la console italiana al Cairo telefonò per comunicare la misteriosa scomparsa. Appena ieri il ministro degli Esteri Antonio Tajani si è recato in visita al Cairo e ha incontrato il presidente egiziano, facendo poi sapere a margine del vertice di “aver chiesto e ricevuto rassicurazioni per forte collaborazione sui casi di Giulio Regeni e Patrick Zaki”.

    Ma la nota della Farnesina non è stata accolta con favore da Paola e Claudio, i genitori di Giulio, che in un’intervista a Repubblica hanno dichiarato di non avere “aspettative” ma di pretendere “verità e giustizia, come azioni concrete”.

    “Pensiamo sia oltraggioso questo mantra sulla ‘collaborazione egiziana’ che invece è totalmente inesistente”, spiegano, facendo intendere che la linea adottata dalle istituzioni italiane di credere a quanto detto dagli omologhi egiziani non poterà a una svolta nel caso.

    “Diciamo che da tempo ci aspettiamo un 25 gennaio diverso – si legge – con dei risultati concreti, ma purtroppo oltre ad aver dovuto imparare a decodificare gli avvenimenti o non avvenimenti, siamo ormai preparati anche all’inerzia-incoerenza della politica”.

    La loro frustrazione investe anche lo Stato italiano, contro cui – ricordano – decisero di presentare un esposto “che prevede che non si vendano armi a paesi che violano i diritti umani, come l’Egitto”.

    “Purtroppo – aggiungono – non ci risulta sia stata compiuta una efficace istruttoria, non abbiamo mai avuto una risposta. Un Paese che vuole essere democratico, dovrebbe anche sapere fare delle scelte. La realpolitik non può sconfinare nella complicità con i dittatori”.

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