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    Fridays for Future non può scendere in piazza e lo sciopero per il clima diventa digitale

    Il primo sciopero digitale di Fridays for future (Credits: Sarah Brizzolara)
    Di Angelica Pansa
    Pubblicato il 24 Apr. 2020 alle 17:06 Aggiornato il 24 Apr. 2020 alle 17:12

    Fridays for Future non può scendere in piazza e lo sciopero per il clima diventa digitale

    “Il Coronavirus non è l’unica emergenza”, recita uno dei tantissimi cartelli dei ragazzi di Fridays For Future, il movimento di giovani per il clima, fondato da Greta Thunberg, che lo scorso anno ha portato in piazza più di un milione di persone solo in Italia. Oggi venerdì 24 aprile, avrebbe dovuto tenersi il quinto sciopero globale per il clima che, invece, a causa del lockdown, è diventato il primo #GlobalDigitalStrike.

    Cambiamo il mondo dalle nostre stanze

    A cinque anni dalla firma degli accordi di Parigi, il cui obiettivo principale è quello di contenere l’aumento della temperatura al di sotto dei 2 gradi centigradi rispetto ai livelli pre-industriali, i ragazzi di Fridays For Future sarebbero dovuti scendere in piazza per manifestare contro l’ingiustizia climatica. Milioni e milioni di giovani si sarebbero riversati nelle strade di tutte le città del mondo, per chiedere ai loro governi un cambiamento. Ma la crisi sanitaria del Covid-19 ha reso impossibile questo appuntamento. E non potendo scendere in piazza per difendere il loro (e nostro) futuro, i giovani hanno deciso di provare comunque a cambiare il mondo dalla loro stanza.

    “La protesta consiste nell’appendere alla finestra una stoffa verde, scattarsi una foto con un cartello e di pubblicarla sui social, usando l’hashtag #RitornoAlFuturo” ci racconta Sarah, 23 anni, attivista di Fridays for Future. Lo sciopero è iniziato alle 10, con un appuntamento virtuale a Palazzo Chigi, grazie a una piattaforma di geolocalizzazione. Poi le varie attività, tra cui webinar di approfondimento con personaggi della scienza e dello spettacolo e le proposte dei vari gruppi locali di. La crisi climatica non va in quarantena e grazie alla tecnologia la protesta diventa digitale.

    Teresa con il suo cartello “There is no Planet B”

    “Oltre all’emergenza sanitaria c’è anche l’emergenza un’emergenza climatica, che è la vera sfida del nostro secolo – dice Sarah. -L’uomo non ricorda più i limiti che la natura ha: ci sentiamo padroni del mondo ma non è così. Lo vediamo in questi giorni: senza di noi la natura, le piante, gli animali si stanno riprendendo gli spazi che noi gli abbiamo tolto”. Per questo la protesta di oggi assume un valore ancora più importante: ripensare al futuro post-Covid, ma in chiave green.

    Cara Italia, sei a un bivio

    E infatti oggi non c’è solo la protesta: in occasione di questa grande giornata di mobilitazione digitale, all’indomani della Giornata della Terra, i ragazzi di Fridays hanno anche presentato una lettera al governo, firmata assieme a oltre 30 scienziati: “Cara Italia, sei a un bivio […]. L’uscita da questa crisi sarà il momento per rilanciare l’economia, e la transizione ecologica dovrà essere il cuore e il cervello di questa rinascita. Il punto di partenza per un ripensamento del nostro intero sistema”.

    Sara, giovane attivista di Fridays for Future

    Assieme alla lettera è stata presentata una grande campagna di mobilitazione unitaria, firmata con altre associazioni ambientaliste come Legambiente, Greenpeace e WWF, per portare il tema della riconversione ecologica al centro degli investimenti post Covid-19. Sette punti programmatici, per chiedere all’Italia di farsi leader nella transizione ecologica, un nuovo modello produttivo per rilanciare l’economia e creare nuovi posti di lavoro.

    È ora di iniziare il cambiamento, quello umano

    Sarah, 23 anni, studia Lettere moderne alla Statale di Milano

    Il primo #GlobalDigitalStrike organizzato oggi è fatto di stoffe verdi alle finestre, cartelli sui social e dirette online. Uno sciopero digitale per combattere l’ingiustizia climatica anche all’epoca del distanziamento sociale, con “la speranza che le persone capiscano che la società frenetica che abbiamo costruito non è più sostenibile. È un modello fragile, per noi e per l’ecosistema”. Dopo due mesi di quarantena, quello che forse abbiamo tutti abbiamo capito da questa pandemia è che la cosa più importante al mondo è la nostra salute. E la nostra salute è quella del Pianeta. “È ora di iniziare il cambiamento – dice Sarah – quello umano”.

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