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    Fratelli D’Italia vuole la sepoltura dei feti, anche senza consenso delle madri. Il senatore De Carlo a TPI: “La riproporremo”

    Di Lara Tomasetta
    Pubblicato il 2 Set. 2022 alle 09:33 Aggiornato il 2 Set. 2022 alle 09:34

    “Se a lei sembra normale che una vita venga smaltita come un rifiuto speciale va bene, a me no. Una donna che decide per ‘x’ motivi di interrompere la gravidanza, avrà il diritto di poterlo farlo e il feto avrà il diritto di essere seppellito”. Risponde così Luca De Carlo, senatore di Fratelli d’Italia e primo firmatario della proposta di legge “disposizioni in materia di sepoltura dei bambini non nati”, alle domande di TPI all’interno della nostra inchiesta esclusiva sull’aborto nelle Marche.

    “La proposta non è mai stata incardinata in commissione, evidentemente alla maggioranza non interessava”, dice il senatore che annuncia: “La riproporremo”. L’obiettivo è “introdurre disposizioni che, con specifico riferimento ai bambini non nati di età inferiore a ventotto settimane, prevedono il riconoscimento del diritto alla sepoltura, non solo in presenza della formale richiesta dei genitori, ma anche laddove questa risulti mancante”.

    Cosa significa? Significa procedere alla sepoltura dei feti anche in assenza di formale consenso dei genitori. La proposta del senatore leghista – che ha quindi confermato l’intenzione di voler riproporre il disegno di legge – ricorda in tutto e per tutto quella tuttora in esame in commissione presso la regione Abruzzo. Qui tre consiglieri del partito di Giorgia – Meloni Mario Quaglieri, Guerino Testa e Umberto D’Annuntiis – hanno proposto una legge che prevede la sepoltura dei feti di età gestionale inferiore alle 28 settimane in una specifica area cimiteriale, a prescindere dalla volontà dei genitori. Il consigliere D’Annuntiis ha spiegato a TPI: “La proposta non va contro la 194, l’abbiamo presentata perché riteniamo che i bambini che non sono nati, anche sotto le 28 settimane, hanno diritti alla sepoltura altrimenti la legge prevede che i feti andranno smaltiti tra i rifiuti speciali. Riteniamo che anche i bambini, che questi feti, abbiano diritto alla sepoltura”.

    Però, in base al regolamento mortuario nazionale esistono delle norme che regolano la procedura, ciò che appare violento è che voi vogliate operare senza il consenso genitoriale, facciamo notare al consigliere, che ci risponde: “Questa è una lacuna della legge regionale, noi abbiamo già una legge che regolamenta questa cosa e mi sembra sia del 2012, noi siamo intervenuti per eliminare questa lacuna. E’ un nostro convincimento ma non dico che debba essere condiviso da tutti. Per noi è una scelta etica. Lo smaltimento del feto come rifiuto speciale non ci sembra una cosa buona”, specifica.

    Un intento, quello di Fratelli d’Italia, che ha riacceso il dibattito sul tema aborto e diritti della donna. “Siccome sanno che non possono mettere in discussione la 194 si accaniscono contro le donne che vi ricorrono”, dice Cecilia D’Elia responsabile Pari Opportunità nella Segreteria del Pd e portavoce della Conferenza delle donne democratiche. “È un’ossessione, adesso il senatore Luca De Carlo, candidato di Fdi al Senato, promette una legge per la sepoltura dei feti, anche in assenza di consenso della donna. Obiettivo uno solo: criminalizzare chi interrompe una gravidanza indesiderata, anche se lo fa a norma di legge. Nessun rispetto per la scelta delle donne e per una legge dello Stato voluta e difesa anche da un referendum. Non consentiremo questo orrore, non torneremo indietro sull’autodeterminazione, se ne facciano una ragione”.

    Dello stesso parere la deputata Pd Laura Boldrini: “Agghiacciante. Ancora una volta Fratelli d’Italia intende criminalizzare le donne che si trovano a dover compiere la scelta di interrompere la gravidanza. Fratelli d’Italia, che dice di non voler mettere in discussione la legge 194 del 1978, a luglio scorso, quando il Parlamento europeo ha approvato l’inserimento dell’aborto nella Carta dei diritti fondamentali dell’Ue, ha votato contro, insieme alla Lega. In Umbria e nelle Marche, regioni amministrate da questi due partiti, sono state anche disattese le linee guida del ministero della Salute sulla pillola Ru486, che ne prevedono la somministrazione nei consultori. Donne e ragazze di quelle regioni che decidono di interrompere la gravidanza si recano in Emilia-Romagna dove invece è consentita. Questa destra oscurantista che crede nel motto ‘Dio, Patria, Famiglia’ – che ha costretto generazioni di donne a vivere esclusivamente nel perimetro domestico – vuole indebolire l’autodeterminazione delle donne, limitando i loro diritti e le loro libertà. Il 25 settembre è importante votare per un’Italia democratica e progressista”.

    Il cimitero dei feti di Sant’Agnese: le immagini esclusive

    Mentre le proposte di senatori e consiglieri di Fratelli D’Italia sulla sepoltura dei feti fanno discutere, noi di TPI abbiamo scoperto nelle Marche – regione simbolo scelta dalla Meloni per aprire la sua campagna elettorale – il Campo di Sant’Agnese di Pesaro, un’area cimiteriale gestita da un’associazione pro-life («Difendere la vita con Maria») che si occupa proprio del seppellimento dei feti.

    «Difendere la vita con Maria» è una Onlus di Novara, tra le prime in Italia ad avviare la pratica di stringere accordi con le aziende ospedaliere e i Comuni per seppellire i prodotti abortivi. C’è una pagina dedicata a questo sul loro sito. Erano anche al congresso mondiale delle famiglie a Verona nel 2019, quello dove si distribuivano portachiavi a forma di feto. Stefano Di Battista è il portavoce nazionale. «Ci occupiamo della raccolta e conservazione dei feti che poi vengono avviati a sepoltura nel comune in cui sorge l’ospedale con cui firmiamo le convenzioni. Questi feti vengono accolti in una sorta di bicchieroni biodegradabili, poi stipati in un cofanetto, anche questo biodegradabile, più o meno della dimensione di una scatola di scarpe.

    Quando avvengono questi seppellimenti ci sono, sei o sette cofanetti, anche dieci. Vengono inumati tutti insieme nella terra, in una fossa un metro per due. In questa fossa, nell’arco di due anni tutto questo materiale viene biodegradato, quindi dopo due anni in quella stessa fossa puoi fare un nuovo seppellimento». Insomma ecco come nascono i cosiddetti cimiteri dei feti. «Non sono cimiteri, sono piccole aree destinate a queste sepolture», mi corregge. Va bene ok, aree cimiteriali, comunque specifiche per la sepoltura dei feti abortiti. E cosa scrivete sulle lapidi? «Non sappiamo di chi sono quei bambini, incidiamo solo la data del nostro seppellimento». Ricorderà però che a Roma, qualche anno fa una donna ritrovò il suo nome, a sua insaputa, su una di queste croci e denunciò giustamente la terribile violazione subita. «Su quel caso ho raccolto informazioni e il mio parere è che il funzionario applicò il regolamento di polizia mortuaria, che prevede il sotterramento anche degli arti amputati apponendo sulla tomba il relativo nome di appartenenza dell’arto. Probabilmente lui ragionò per similitudine considerando il feto una parte anatomica della madre, ma non è così per noi: il feto è un individuo a sé stante». Lo è per le associazioni pro life, certamente, non nel perimetro legislativo definito dalla legge 194. «Per noi quello è un essere umano, a prescindere da quante settimane abbia. A qualunque essere umano va data sepoltura. Questo è un concetto che a qualcuno può dare fastidio. Ma per noi questo è». Di Battista prima di salutarmi mi dà una notizia: «Anche nelle Marche abbiamo una Convenzione con un’azienda sanitaria». È un accordo stipulato tra “Difendere la vita con Maria” e l’Azienda Ospedaliera Ospedale Riuniti Marche Nord, la prima volta nel 2017 e rinnovato per altri quattro anni, cioè fino al 2025, ad agosto dell’anno scorso. Nell’area Marche Nord ricade l’ospedale di Pesaro. I feti che seppelisce la Onlus con rito religioso, dunque, provengono da qui.

    Seppellire i feti è un diritto di qualsiasi genitore, in qualsiasi fase. Sacrosanto. La legge nazionale, però, già lo prevede. Ma la novità sempre più diffusa in tutta Italia è che i feti sotto le 20 settimane che dovrebbero essere smaltiti finisco invece tra quelli consegnati alle associazioni pro life.

    Nel cimitero dei feti in cui la Onlus seppellisce il «prodotto abortivo» che gli consegna l’Ospedale ci sono cinque lapidi: la prima è stata messa nel 2019, l’ultima il 25 giugno del 2022. Le piccole lapidi di marmo hanno tutte un angioletto con il capo basso stretto sulle ginocchia. Sotto una data.  L’associazione “Difendere la vita con Maria” si occupa «di tutti gli aspetti organizzativi relativi al prelevamento, alla conservazione e al trasporto dall’ospedale al luogo dell’inumazione dei “prodotti abortivi” facendosi carico della copertura assicurativa dei propri volontari e di tutti i costi inerenti tale attività». I contenitori dei feti prima vengono portati presso l’obitorio e da qui l’Associazione provvederà a ritirarli «laddove i genitori – o chi per essi – non abbiano esercitato il loro diritto nelle prime 24 ore».

    Credit: ALESSANDRO PENSO
    Credit: ALESSANDRO PENSO
    Credit: ALESSANDRO PENSO
    Credit: ALESSANDRO PENSO

    Nelle foto che ci invia il signor Francini, portavoce della Onlus, si vedono persone partecipare al loro rito di sepoltura. Sono anche mamme? «Non possiamo contattarle direttamente, agiamo più sul passaparola». Quindi avete una relazione esclusivamente con l’ospedale? «Possiamo al massimo fare un giro in camera mortuaria per capire qual è la situazione, ma è sempre l’ospedale che si occupa di tutto». Ed è solo informalmente però che sapete dall’ospedale di seppellire unicamente feti abortiti spontaneamente? «Sì, la direzione medica ci ha detto questo. Se poi dovessimo ricevere anche dei feti che sono stati abortiti volontariamente non posso saperlo». Alla pec inviata all’azienda Ospedaliera Marche Nord non abbiamo ancora ricevuto risposta. Ilaria Boiano, avvocata di Differenza Donna Ong, che nel 2020 presentò una denuncia per la violazione della libertà di autodeterminazione delle donne che avevano abortito, ci spiega in quale quadro legislativo nazionale si stanno inserendo tali convenzioni. «Fino a 20 settimane il prodotto abortivo dovrebbe essere smaltito come rifiuto sanitario speciale (tranne in caso di richiesta espressa di sepoltura). Punto. Tra le 20 e le 28 settimane si procede alla sepoltura previo permesso di trasporto e seppellimento rilasciato dall’unità sanitaria locale su domanda dei parenti o chi per essi entro 24 ore dall’espulsione del feto». Ecco forse perché nella convenzione è richiamato questo stesso limite di tempo prima che il feto finisca tra quelli inviati alle onlus pro-life. «È evidente secondo me che la questione della sepoltura sia diventata ormai terreno utilizzato per promuovere i discorsi antiabortisti, senza trascurare il possibile risparmio di costi che le strutture sanitarie dovrebbero sostenere per lo smaltimento».

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