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    I finti sms alla famiglia, la rimozione dei tatuaggi: i 69 giorni di Fontana accanto al cadavere di Carol

    Di Marco Nepi
    Pubblicato il 31 Mar. 2022 alle 15:57 Aggiornato il 31 Mar. 2022 alle 15:59

    È stato arrestato il presunto responsabile dell’omicidio della donna trovata nel bresciano una settimana fa. Durante un interrogatorio la scorsa notte, Davide Fontana ha confessato l’uccisione di Carol Maltesi. L’omicidio della donna, il cui corpo è stato trovato a pezzi e ai piedi di un dirupo, sarebbe avvenuto a gennaio scorso. Il gip di Brescia Angela Corvi ha convalidato il fermo del 43enne.

    Come riporta il Corriere, che ricostruisce i sessantanove giorni durante i quali Davide Fontana ha vissuto accanto al cadavere di Carol Maltesi, “Fontana non pulisce mai la casa di Carol. A un certo punto si accorge che il sangue inizia a colare giù per le scale al primo piano. Prende uno straccio e inizia a tamponare il pavimento. Quello straccio, inzuppato di sangue, resterà nella casa della vittima”. I giorni passano e il cellulare della ragazza suona in continuazione: la cercano il padre o l’ex compagno, ma anche chi vuole parlare con Charlotte Angie, suo alter ego nel mondo dell’hard. Intanto Fontana si finge Carol via sms, nel tentativo di far credere che fosse ancora viva. E non solo, come riporta il Corriere: “Fontana ha le password dell’home banking di Carol, paga regolarmente l’affitto dal suo conto. Per un po’ aggiorna i profili di Onlyfans, di Telegram e di Twitter di cui allo stesso modo possiede le credenziali. Poi a un certo punto decide di chiudere tutto: sparizione volontaria, prima o poi i fan si scorderanno di lei e non la cercheranno più”.

    Sempre secondo la ricostruzione del Corriere, Fontana al 19 marzo non si è ancora disfatto del corpo: “È ancora troppo riconoscibile – si legge – i tatuaggi sulla pelle di Carol la farebbero identificare nel giro di poche ore. Errore imperdonabile. La soluzione è l’ennesimo, macabro, abominio. Toglie i sacchi dal congelatore, li apre uno ad uno e con una lama asporta lembi di pelle in corrispondenza dei tatuaggi. Fa lo stesso con il viso. Carol non c’è più, ma il suo corpo è troppo pericoloso anche in quelle condizioni. I carabinieri risalirebbero a lui in poche ore. Nella sua confessione non parla di un rito, di un ultimo sfregio alla sua esistenza. “Ho fatto questa cosa per renderla non conoscibile”, mette a verbale”. La mattina dopo, domenica 20 marzo, Fontana carica i sacchi sulla 500 di Carol imbocca la A4 fino a Bergamo, supera Borno e raggiunge la località Paline. E abbandona i resti della giovane in mezzo alle montagne della Valcamonica.

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