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    Così FlixBus favorisce a sua insaputa il traffico di droga e di migranti dall’Italia all’Europa

    Credit: AFP
    Di Pietro Mecarozzi
    Pubblicato il 22 Giu. 2019 alle 16:09 Aggiornato il 11 Set. 2019 alle 02:34

    Flixbus – Da un capo all’altro dell’Europa, comodamente, a basso costo e magari portandosi in valigia chili e chili di stupefacenti. FlixBus, il colosso tedesco di autobus extra-urbani che effettua servizi di trasporto low cost in tutto il Vecchio Continente, ha un problema di droga e immigrazione.

    Attiva dal 2011, la società di Monaco di Baviera ha messo in contatto gli antipodi del continente, sfruttando il modello della sharing economy e l’appoggio delle varie società locali di trasporto (circa 70 le aziende italiane affiliate, i cui mezzi vengono griffati sulle fiancate con un adesivo verde- arancio), divenendo ben presto una Ryanair di terra.

    La cavalcata di questo “unicorno”, con connotazione finanziaria, ha tuttavia incontrato nell’ultimo periodo diverse criticità. Dai dati e le rivelazione di alcune fonti interne alla società, raccolte dal TPI, è emerso infatti come la corriera verde-arancio sia stata presa d’assalto da immigrati clandestini e – non senza un nesso logico – da trafficanti di droga.

    Ma andiamo con ordine. Le procedure per salire a bordo di un FlixBus sono, a grandi linee, quelle classiche di un desk aeroportuale: si mostra il biglietto e a conferma un documento d’identità, pena l’esclusione dal viaggio (prerogativa che la società si riserva).

    Semplice, ma non sempre efficace. L’azione dell’autista infatti non è vincolata a quella di un pubblico ufficiale, e dopo il controllo del nominativo la sua responsabilità si esaurisce.

    “Il compito dell’autista è assicurarsi che il documento o il visto non sia scaduto e che il nome corrisponda a quello sulla carta d’imbarco”, spiega la nostra fonte (che per convenienza chiameremo G.B.).

    Senza volerlo, questo freno normativo si è trasformato in un assist per gli extracomunitari irregolari che vogliono emigrare dall’Italia verso il Nord Europa e per coloro che per vari motivi tentato di entrare in Francia dalla Spagna.

    “A metà 2018 inizio 2019, ad ogni controllo della Gendarmerie venivano fatti scendere e portati in questura dai quattro ai cinque migranti irregolari”, notifica G.B. Documenti falsi, carte d’identità del proprio Paese di origine e passaporti contraffatti sono i trucchi del mestiere. Mentre Ventimiglia e La Turbie per la Francia e Le Boulou dalla Spagna, gli ostacoli più ardui da superare.

    Perché se la frontiera francese, per chi tenta l’ingresso abusivo dall’Italia, è un muro di gomma i cui tentativi respinti non si contano più, Le Boulou, secondo le dichiarazioni di G.B., lascia maggior libertà di manovra a chi cerca di entrare dalla Spagna.

    “I controlli, sia a Ventimiglia sia a Le Boulou, sono decisamente calati durate questi ultimi mesi. Anche se al confine con la Spagna avvenivano di rado perfino nel momento di massima allerta”, continua G.B..

    Insomma, lo scoglio maggiore è la frontiera italo-francese (come dimostrano i 350 passeurs e circa le 50.000 persone fermate dalla prefettura transalpina nel solo 2017), dove in molti si giocano il tutto per tutto sperando in un via libera indolore e privo di controlli.

    Discorso diverso, invece, per la Spagna, le cui maglie larghe rendono difficilmente calcolabile il numero di migranti. Vittime e non scafisti di terra, è bene ricordare, società e autisti diventano a loro insaputa trafficanti di migranti, spesso con conseguenze traumatiche.

    Come l’arresto dei due conducenti genovesi, tenuti in guardina alla frontiera di Ventimiglia per ben dieci ore, la cui unica colpa è stata quella di non rendersi conto di avere a bordo dei presunti immigrati clandestini.

    Ora, la rigidità della Gendarmerie francese è ben nota da questa parte delle Alpi (basta ricordare la pattuglia che si spinse fino a Bardonecchia per scaricare dei migranti), ma è anche vero che FlixBus – senza contare i flussi con il resto dell’Europa – collega circa 300 città italiane, da Nord a Sud, e in tre anni ha trasportato sui propri sedili oltre 10 milioni di passeggeri.

    Dal 2015 a oggi, inoltre, dei 478mila migranti sbarcati in Italia secondo il Viminale, quasi 269mila sono “presenze certificate in altri paesi Ue”, tradotto: sono coloro che una volta arrivati in Italia riescono a superare la frontiera e vengono riconosciuti dagli stati nazionali più permissivi.

    Sulla base di alcune leggi fisiche, tutto questo rende impossibile credere a un controllo in toto dei viaggi, il che ci porta alla seconda ferita dolente.

    Quello della tratta dei migranti via terra, è un fenomeno non solo transalpino, bensì anche nazionale. Lo scopo però, molto spesso, è del tutto differente da quello di voler emigrare.

    Attraverso l’operato dei Comandi regionali delle Guardia di Finanza, è possibile costatare come sia in atto da parte delle forze dell’ordine una sorta di caccia all’uomo, tra clandestini, pregiudicati e narcotrafficanti.

    Il problema naturalmente riguarda tutti gli autobus e i convogli ferroviari, ma l’accessibilità economica e la lunghezza dei tragitti rendono FlixBus il cargo perfetto per certi tipi di commerci.

    Lo scorso aprile, le Fiamme Gialle di Trento hanno arrestato un corriere nigeriano che viaggiava con in corpo ben centodieci ovuli, portando a sette gli “ovulatori” intercettati dall’inizio dell’anno.

    “Un chilo e mezzo di cocaina ed eroina purissime” per un valore commerciale di oltre un milione di euro, che secondo la Guardia di Finanza farebbero parte di un “approvvigionamento di stupefacenti che viaggiano sulla direttrice Nord Europa-Italia e transitano attraverso il nostro territorio, provenendo in particolare dalla Germania che, per la sua posizione geografica nel cuore d’Europa, è punto di snodo degli arrivi della cocaina dal Sudamerica e dell’eroina dalla rotta balcanica terrestre, proveniente da Afghanistan e Turchia”.

    E ancora. Tratta Monaco-Roma, sequestrati 4,5 kg di eroina e cocaina e arrestate due cittadine, anche questa volta, nigeriane. È la volta poi degli spostamenti interni: autobus proveniente da Roma e diretto a Trieste, 5 kg di marijuana all’interno di un bagaglio di una donna – ebbene sì! – nigeriana.

    Direzione Torino, 15 kg di marijuana nella sacca, ancora una volta, di una cittadina nigeriana. No, non è un caso: il leitmotiv criminale vede come attori quasi sempre nigeriani, e quasi sempre in modalità ovulatori.

    Dalle analisi delle forze dell’ordine e i rapporti della Dia, pertanto, si evince come la nuova tendenza ad abusare dei FlixBus cresca di pari passo con la proliferazione della mafia nigeriana in Italia.

    Quest’ultima affonda le sue radici nei campus africani, in gruppi prevalentemente formati da studenti di etnia Ibo e Yoruba, quindi con un elevato grado di istruzione, il che spiega la virata verso un trasporto economico e difficilmente controllabile (nonostante i vari fermi, la stessa Gdf descrive un fenomeno in netta crescita e dalle dimensioni preoccupanti), mentre la pericolosità dello spostamento tramite ovuli descrive la brutalità e la filosofia triviale di queste cosche. Le quali, adesso, sembrano aver trovato un nuovo modo per portare a termine i proprio loschi affari.

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