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    Covid, Enrico Ruggeri: “Gassmann? Se denunci gli assembramenti, devi farlo anche con i furti e lo spaccio”

    Alessandro Gassman ed Enrico Ruggeri. Credit: Ansa
    Di Anna Ditta
    Pubblicato il 16 Apr. 2021 alle 15:23 Aggiornato il 16 Apr. 2021 alle 15:23

    “Se quella battuta l’avessi fatta ad Alessandro a cena insieme, ne avrebbe riso anche lui. Mi dispiace molto la contrapposizione e il malcostume di cui spesso sono stato vittima anche io”. Enrico Ruggeri parla in un’intervista al Corriere della Sera della polemica scoppiata sui social dopo un suo commento al tweet di Alessandro Gassmann, che aveva detto di essere tentato di chiamare la polizia per una festa che si svolgeva nel suo condominio, in violazione delle norme anti-Covid.

    “Grande attore e regista… con un po’ di nostalgia per i tempi andati della Germania Est“, aveva scritto Ruggeri su Twitter. Oggi il cantante sottolinea che non aveva intenzione di attaccare Gassmann e si dice dispiaciuto per gli insulti da cui l’attore è stato sommerso dopo lo sfogo su Twitter. “Ho letto insulti su di lui, la sua famiglia, suo padre. Una cosa orribile. Alessandro è un grande attore e regista che ha un peso (il cognome) terribile da portare, ma lo porta egregiamente”, dice Ruggeri.

    Alla domanda su cosa farebbe se vedesse “30 persone assembrate senza mascherina“, il cantante dice: “Non so rispondere. Posso dire però che se lo faccio, lo farei sempre e per tutto. Se vedo uno che ruba una macchina, uno che picchia la fidanzata, se alla Stazione Centrale vedo tre tizi che si scambiano una bustina”.

    Oltre a rispondere alla polemica con Gassmann, nell’intervista Ruggeri si esprime criticamente verso alcune delle regole anti-contagio, che reputa irragionevoli. “Non capisco perché in mezzo alla strada devo mettere la mascherina. Se entro in un negozio la metto, ma se sono all’aperto no. In un vicolo stretto con 50 persone la metto, sì”, dice. Un’altra questione che ammette di non comprendere è quella sui “ristoranti aperti a pranzo e a cena no”.

    “Ci stanno abituando a obbedire a regole che non capiamo, e non è un bel segno se guardiamo indietro nella storia”, dice nell’intervista. “Da un anno dibattiamo di qualcosa che non è oggettivo. Ci sono cento pareri diversi. Io ne faccio una questione filosofica: non possiamo rinunciare a vivere per paura di morire”.

    Enrico Ruggeri, in ogni caso, rifiuta l’etichetta di “negazionista“: “È una parola sgradevole. Come faccio a negare la realtà? La pandemia è oggettiva. Penso che ci poteva essere un altro modo di gestirla. La narrazione è stata sbagliata”, dice.

    Leggi anche: 1. Alessandro Gassmann “Vicini festeggiano, chiamo la polizia?”. Enrico Ruggeri: “Nostalgia per i tempi della Germania Est” /2. Enrico Ruggeri a TPI: “L’emergenza Coronavirus sfruttata da chi comanda per tenerci zitti”

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