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    Emanuela Orlandi, i fratelli contro la pista dello zio: “Da lui solo avances verbali nel 1978, era fuori Roma il giorno della scomparsa”

    Di Marco Nepi
    Pubblicato il 11 Lug. 2023 alle 19:17 Aggiornato il 11 Lug. 2023 alle 19:26

    Emanuela Orlandi, i fratelli contro la pista dello zio: “Da lui solo avances verbali nel 1978, era fuori Roma il giorno della scomparsa”

    La famiglia Orlandi respinge ogni possibilità che nella scomparsa di Emanuela sia coinvolto lo zio Mario Meneguzzi. L’ipotesi, evocata perché l’uomo aveva molestato la sorella maggiore Natalina, fa parte del tentativo di “arrivare a una verità di comodo”. È l’accusa lanciata in una conferenza stampa dal fratello della ragazza scomparsa nel 1983, Pietro Orlandi. Presente anche la sorella Natalina, che ha ricostruito quanto accaduto. ”Non esiste stupro, è un fatto che risale al 1978, mio zio mi fece solo semplici avances verbali, al momento fui scossa ma finì lì e lo raccontai solo al nostro sacerdote in confessione”, ha detto dopo la diffusione di un documento della Santa Sede in cui il cardinale Casaroli chiedeva a un prelato delle molestie subìte da Natalina da parte dello zio, ormai morto.

    “Questo fu il rapporto con mio zio. E infatti le nostre famiglie sono unite. Io questa cosa la tenni per me. Poi nell’83 mi hanno chiamato e subii un interrogatorio. Erano cose che sapevano tutti, magistrati inquirenti e investigatori. È finita lì e non portò a nulla”, ha aggiunto Natalina. “Non giudico bene quello che fece mio zio e lo rivelai al mio fidanzato e mio zio non fece più nulla. E poi cosa c’entra con la sparizione di Emanuela avvenuta 5 anni dopo?”, ha proseguito. “Dopo le avances verbali che mi fece, mio zio è tornato sui suoi passi ed è finita lì. Noi escludiamo che nostro zio abbia fatto avances anche a Emanuela”. Parlare di somiglianza tra lo zio e l’identikit è dell’uomo che era con la 15enne il giorno della scomparsa è “ridicolo”, secondo Natalina. “Parlavano tutti di un trentenne e lui aveva più di 50 anni”, ha detto.

    Natalina ha anche ricordato quando fu convocata dal cardinale Becciu, all’epoca sostituto per gli Affari generali della segreteria di stato. “Nel 2017 vengo contattata da Becciu. Mi dice che mio fratello insisteva per avere documentazione ma che aveva dei documenti del 1978 che mi riguardavano. Mi è sembrata una forma ricattatoria. Ho detto che io non avevo problemi”.

    “Siamo stati travolti da questa notizia, ieri si è fatta macelleria della vita delle persone”, ha attaccato l’avvocato della famiglia Orlandi, Laura Sgrò. “Dal tg de La7 abbiamo appreso che è tornata in auge una pista, vengono raccontati fatti molto privati, la vita di Natalina Orlandi è stata messa in piazza e macellata. Ho ritenuto che fosse Natalina a raccontare quello che è successo, ieri le vicende personali della famiglia Orlandi sono state macelleria”.

    Dure anche le parole di Pietro Orlandi. “Qualcuno all’interno del Vaticano sta facendo di tutto per spostare l’attenzione all’esterno, per scaricare qualunque responsabilità su altri, addirittura sulla famiglia”, ha detto il fratello della ragazza scomparsa 40 anni fa, secondo il quale lo zio quel giorno “era in vacanza con la famiglia fuori Roma, come già accertato”. “Diddi sta lavorando per arrivare a una verità di comodo, non alla verità”, ha proseguito, attaccando il promotore di giustizia vaticano.

    “Faccio appello ai senatori, sono convinto che la commissione parlamentare possa portare alla verità e infatti il Vaticano la teme e non la vuole. Mi auguro che passi la votazione. Ieri il Vaticano ha calpestato le ultime briciole di dignità. Io sono convinto che papa Francesco con l’apertura dell’inchiesta volesse fare passi avanti ma qualcuno sta facendo di tutto per spostare l’attenzione fuori dal Vaticano”, ha aggiunto.

    “Spero in una dichiarazione del procuratore Lo Voi e del promotore Diddi. Non si può rimanere in silenzio”, ha affermato. “È una notizia fatta uscire apposta, per spostare l’attenzione. Perché si sposta l’attenzione su mio zio?”, si è chiesto PIetro Orlandi, che ha ribadito l’importanza della commissione parlamentare. “Sono state importanti le parole del papa per la commissione parlamentare e infatti il giorno dopo sono stati eliminati tutti gli emendamenti”, ha sottolineato. “Da questa commissione ci aspettiamo che si capiscano tutte le vicende oscure. Come famiglia le dobbiamo tentare tutte e la ricerca della verità non può avere un colore politico”, ha ribadito.

    “La verità fa male a qualcuno e non può essere quella di mio zio, che può far male solo alla famiglia. In Vaticano sanno cos’è successo, lo sapeva Wojtila, lo sapeva Ratzinger e forse probabilmente lo sa anche Francesco. Non credo che Diddi avrebbe mai il coraggio, la personalità e la responsabilità di prendere iniziative personali. C’è qualcuno dietro a Diddi che non vuole questa commissione parlamentare e che non vuole arrivare alla verità”, ha detto. “Non mi sono mai incazzato come ieri sera. Non pensavo sarebbero scesi così in basso”.

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