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    2018: l’anno orribile per i migranti. I dati del dossier Idos 2019

    Credits:Ansa

    Dal 2000 a oggi, sono 25 mila i morti o i dispersi che hanno tentato il viaggio della speranza. I numeri raccolti dal centro studi e ricerche smonta le bufale della politica

    Di Valeria Sforzini
    Pubblicato il 24 Ott. 2019 alle 20:38 Aggiornato il 24 Ott. 2019 alle 22:14

    Il 2018 è stato l’anno orribile: 80 per cento di sbarchi in meno, ma pagati sulla pelle dei migranti. I dati del dossier Idos 2019

    Un “annus horribilis”: è così che viene definito il 2018 secondo il dossier statistico del centro studi e ricerche Idos sull’immigrazione 2019.

    Nel 2018, gli sbarchi sono crollati dell’80 per cento rispetto all’anno precedente. Secondo il dossier Idos, quella che nel 2018 ha portato sulle coste italiane 23mila e 370 migranti è stata un’ “invasione inesistente. Nel 2019 invece, sono stati registrati 7mila e 710 sbarchi. Una cifra cinque volte inferiore rispetto a 39mila che sono giunti in Grecia e due volte e mezza in meno in confronto a quelli arrivati in Spagna. Senza contare che nello stesso anno, l’Italia ha dovuto riammettere sul proprio territorio 6mila e 400 richiedenti asilo che si erano trasferiti illegalmente in altri paesi dell’Unione Europea, secondo il Regolamento di Dublino.

    Dal 2000 a oggi 25 mila i morti o dispersi in mare

    L’anno dei porti chiusi ha richiesto però in cambio il pagamento di un pegno altissimo in vite umane, tra rimpatri di uomini nei centri di detenzione libici dove hanno subito torture e sevizie (accertati dalla stessa Guardia Costiera del Paese) o di morti nella rotta del Mediterraneo, ancora la più letale al mondo. Dal 2000 a oggi sono infatti 25 mila i morti o i dispersi accertati: oltre la metà dei migranti calcolati nelle rotte marittime a livello mondiale. Nel 2018, tra l’Italia e la Libia, l’organizzazione mondiale delle migrazioni ha contato 1.300 deceduti: uno ogni 35 rispetto a quelli che hanno tentato la traversata.

    “Ci sono epoche in cui ci sono dei principi di civiltà che valgono per sempre, e che costituiscono dei veri e propri punti di non ritorno poiché dal momento in cui vengono scoperti e sanciti, non se ne può più prescindere. È come quando si apre la porta di una stanza e si vede quello che c’è dentro. Da quel momento in poi non si può più far finta di non aver visto quello che c’è dietro, ma lo si saprà sempre, a meno di fingere”, ha detto Luca Di Sciullo, presidente del centro studi e ricerche Idos che ha curato il Dossier realizzato in partenariato con Confronti e col sostegno dei fondi Otto per mille della Chiesa Valdese durante la presentazione che si è tenuta il 24 ottobre al Teatro Orione a Roma.

    “Allo stesso modo, quando si perviene ad acquisizioni di civiltà che hanno valore universale nella storia dell’umanità, da quel momento, ogni tentativo di rinnegarle rappresenta tout court una regressione dell’umano, un arretramento verso fasi più incivili, a volte quasi più bestiali”. Ha poi aggiunto Di Sciullo: “Questo è a nostro avviso quello a cui abbiamo assistito nell’anno appena trascorso. C’è stato un tentativo sistematico di precipitare la nostra società in quelle che Hegel chiamava ‘le spoglie dismesse dello spirito’: fasi storiche sepolte, seminate, morte che nessuno che abbia un minimo di senso di civiltà penserebbe mai di ravvivare. Eppure questo è successo in quest’anno”.

    Immigrazione e cittadinanza: i dati del dossier Idos 2019

    “Nella mia famiglia ci sono tre tipi di migranti differenti: mio padre era un insegnante in Tunisia, era un attivista politico ed è stato esiliato nel ’91 quando io avevo quattro mesi. Io sono la sesta di sette figli e sono arrivata in Italia quando avevo otto anni”, racconta alla presentazione del dossier di Idos 2019 Takoua Ben Mohamed, fumettista che con i suoi disegni smonta i luoghi comuni sull’essere musulmana e portare il velo in Italia. “L’ultimo dei miei fratelli è ‘romano de Roma’, gioca tra i giovanissimi della Roma a calcio ed è nato all’ospedale Casilino. Noi viviamo lì accanto, quindi il massimo di immigrazione che ha fatto sono stati i cento metri che ci separano dall’ospedale. Per noi non avere il passaporto significa essere completamente invisibili sul territorio italiano. Non potere andare a scuola, all’università, non avere la copertura sanitaria. Se siamo qui oggi è perché mia mamma ha lottato per il suo diritto di avere il suo passaporto e il passaporto dei suoi figli. Essere italiani, per me, è essere nati in Italia, essere cresciuti qui. Io la cittadinanza però non ce l’ho ancora”.

    Il dossier Idos 2019 smonta le fake news attorno all’immigrazione

    Sono diverse le fake news smontate dal dossier su informazioni circolate negli ultimi anni relativi a immigrati e a stranieri sul territorio italiano. Propaganda politica fatta sulla pelle di chi ha provato a scappare da guerre o di chi cercava un futuro migliore.

    “L’Italia non accoglie più di tutti gli altri paesi europei”, commenta Elly Schlein, ex europarlamentare che dal 2014 è stata relatrice per il gruppo di socialisti e democratici nella riforma del regolamento di Dublino (oggi arenata, nonostante sia stata approvata dalla maggioranza dei due terzi dei parlamentari di Strasburgo). “Non è vero, ce lo dimostra il dossier. La Spagna e la Grecia hanno fatto di più. Quello che è ancora più interessante è che sono molti di più i richiedenti asilo che ci sono stati rimandati in Italia dagli altri paesi europei che non quelli che sono arrivati sulle nostre coste con viaggi disperati. Sono diminuiti gli sbarchi, anche per gli effetti degli accordi scellerati con la Libia, ma è diventata più mortale la rotta del Mediterraneo centrale, anche perché è stata resa impossibile la vita alle ong che stavano sopperendo alla mancanza di una missione umanitaria europea”.

    Su 430 giorni complessivi dello scorso governo giallo-verde, sono stati in totale 154 quelli in cui sono state tenute ferme in mare le navi delle ong con a bordo migranti: quasi un terzo dell’intera durata dello stesso esecutivo.

    “Da almeno sei anni la popolazione straniera in Italia non è in espansione”, continua Elly Schlein, “se dicessi questo dato a un mio collega che si occupa di politica sbiancherebbe. Si tratta dell’8,7 per cento della popolazione. È curioso perché ci sono alcune indagini che hanno raccolto il pensiero degli italiani circa la presenza degli stranieri in Italia e le risposte parlano di numeri che sarebbero il triplo o il quadruplo della cifra reale”.

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