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    Donne incinte in carcere, Antigone: “La proposta leghista è un obbrobrio giuridico”

    Credit: Ansa

    Secondo il Carroccio, non va rinviata l'esecuzione della pena alle donne in gravidanza o madri di bambini con meno di un anno

    Di Marta Facchini
    Pubblicato il 19 Lug. 2019 alle 13:55 Aggiornato il 19 Lug. 2019 alle 15:16

    Donne incinte in carcere, il commento di Antigone: “La proposta della Lega è un obbrobrio giuridico”

    “È un vero e proprio obbrobrio giuridico” la proposta di emendamento, presentata dalla Lega, al decreto sicurezza bis. Patrizio Gonnella, presidente di Antigone, fa riferimento alla proposta del Carroccio di abrogare la parte dell’articolo 146 del codice penale che include le donne incinte e le madri di bambini di età inferiore a un anno tra i soggetti per i quali si prevede il rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena.

    “Le leggi si basano su principi che non si possono andare a modificare per puro spirito propagandistico, ancor di più quando riguardano solo una specifica fetta di popolazione, in questo caso le donne Rom. Posto che i leghisti non possono (almeno fino a quando resiste lo stato costituzionale di diritto) scrivere che solo le donne rom, qualora incinte, devono restare in galera mentre le altre possono uscire, allora hanno proposto che tutte stiano dentro”, prosegue Gonnella.

    Il Carroccio, facendo leva su un tema che tocca la pancia del suo elettorato, aveva parlato della “necessità di poter mandare in galera le criminali incinte” che, secondo il partito di Matteo Salvini, “sono utilizzate per furti e borseggi, sicure dell’impunità”.

    Il riferimento fatto dal vicepremier leghista è la caso di Vasvija Husic, trentaduenne di origine bosniaca condannata in via definitiva a venticinque anni di reclusione, riuscita più volte a ottenere il differimento della pena perché in stato di gravidanza. Salvini aveva anche sperato su Twitter che la “donna resti in carcere per trent’anni, messa in condizione di non avere più figli”.

    Il presidente di Antigone ha proseguito: “Alla faccia della cultura della famiglia, del rispetto dei bimbi che nasceranno, dei rischi per la salute. Permettere il differimento della pena alle donne incinte non è un favore, ma il riconoscimento di un diritto: quello alla maternità e quello alla salute, della donna incinta e del futuro nascituro”

    “La gestione della sanità in carcere è complessa e in molti casi presenta gravi criticità anche dinanzi a problemi di salute che all’esterno sono trattati in maniera routinaria. Come si può pensare che si possa garantire una maternità sicura all’interno di un istituto di pena?”, ha aggiunto.

    “Questo emendamento, inoltre, sottolinea come al decreto sicurezza bis manchino quei caratteri di necessità e urgenza che la Costituzione determina per l’adozione di questi provvedimenti. È il momento che tutti si oppongano in Parlamento. L’emendamento è palesemente in contrasto agli articoli 27 e 32 della Costituzione”, ha chiarito Gonnella.

    “È obbrobrioso. E ci fa andare indietro rispetto ai regolamenti del regime fascista”.

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