Donare gli organi dopo la morte? No, grazie. Questo gesto di solidarietà umana, che in molti casi può salvare vite, non è ancora radicato nella cultura e nella sensibilità di tanti italiani. Nonostante la Rete nazionale trapianti sia un’eccellenza del nostro Servizio sanitario, sempre più concittadini scelgono infatti di dare disposizione affinché i loro organi e tessuti non vengano donati dopo il loro decesso. Un dato preoccupante che emerge con chiarezza dai «No» registrati al momento del rinnovo della Cie, la carta d’identità elettronica.
Nei primi tre mesi di quest’anno, su circa 950mila dichiarazioni rese, in 380mila – pari al 39,7% – hanno scelto di opporsi al prelievo degli organi dopo la morte. È la percentuale più alta segnalata negli ultimi dieci anni, da quando vengono raccolti i dati delle dichiarazioni di volontà sottoposte alle persone al momento del rinnovo dei documenti. Di conto, 570mila persone – il 60,3% di coloro che si sono espressi – hanno dato il proprio consenso. In 680 mila, invece, si sono astenuti, rimandando la decisione. Significa che su un totale di un milione e 630 mila persone che hanno rinnovato la carta d’identità nel primo trimestre del 2025, solo il 35% ha detto «Sì» alla donazione.
Panoramica
L’aumento delle opposizioni è visto come un campanello d’allarme da non sottovalutare da parte del Centro nazionale trapianti (Cnt) – che coordina la distribuzione degli organi donati in tutti gli ospedali italiani in seguito alla morte di una persona – poiché a un incremento dei «No» corrisponde una minore possibilità di salvare migliaia di persone in attesa di un organo.
Guardando le percentuali rispetto allo scorso anno, dall’1 gennaio al 31 marzo 2025, le opposizioni alla donazione sono salite del 3,4%, mentre le astensioni sono calate dello 0,6%.
I più propensi all’ipotesi di donare gli organi dopo la morte sono i 40-50enni, tra i quali si registra quest’anno il 68,6% di consensi e il 31,4% di opposizioni. I più dubbiosi sono soprattutto gli over 60 (48,4% di «No», erano il 45,5% nel 2024), ma anche i 18-30enni, tra i quali le opposizioni sono passate dal 33,6% del 2024 al 37,9% del primo trimestre 2025.
Vediamo invece la ripartizione dal punto di vista geografico. In Italia sul gradino più alto del podio c’è Trento, che si attesta come città e provincia più generosa nel Paese in tema di donazioni. Il capoluogo trentino conferma ancora una volta il primato tra le città con oltre 100mila abitanti con un 73,6% di «Sì», un 22,4% di «No» e un 32,4% di astenuti. Seguono Sassari e Verona.
Guardando alle regioni, guidano la classifica Trentino-Alto Adige, Valle d’Aosta e Sardegna.
Tra i Comuni, invece, sul podio c’è Verceia, in provincia di Sondrio: qui, su 158 cittadini che hanno rinnovato la Cie, 138 hanno dato il loro consenso, uno solo lo ha negato e 19 si sono astenuti. Sul podio della generosità, dopo Verceia quest’anno ci sono Cinte Tesino (Trento) e Longano (Isernia), mentre dopo tre anni in testa alla classifica si ferma al quarto posto Geraci Siculo (Palermo).
Complessivamente, in questo momento nel sistema informativo dei trapianti sono depositati 22,3 milioni di dichiarazioni: 15,5 milioni di consensi e 6,8 milioni di opposizioni. In tutto il 2024 il rinnovo della carta di identità di 3,4 milioni di persone ha permesso di avere 2,1 milioni di consensi e 1,2 milioni di opposizioni (64% contro 37%).
La legge
Ricordiamo che i cittadini maggiorenni possono esprimere consenso o dissenso alla donazione di organi e tessuti post-mortem attraverso diverse modalità. La prima riguarda le persone che muoiono in ospedale, soprattutto nei reparti di terapia intensiva: i medici specializzati hanno il compito di parlare con i familiari e informarli della possibilità di consentire la donazione degli organi.
La possibilità di esprimersi in prima persone al momento del rinnovo della carta d’identità viene garantita dal 2015 e da allora ha consentito di inserire 20 milioni di dichiarazioni di volontà nel sistema informativo trapianti.
Un altro modo per dare il proprio consenso è iscriversi all’Aido, l’associazione italiana della donazione di organi. O ancora, si può esprimere semplicemente il proprio consenso alla donazione di organi e tessuti su un foglio bianco (con data e firma) da custodire tra i propri documenti personali.
Se in vita non viene rilasciata alcuna dichiarazione, il prelievo di organi e tessuti è consentito solo se i familiari sono favorevoli alla donazione. In questo caso hanno diritto a dare il consenso, nell’ordine: il coniuge non separato, il convivente, i figli maggiorenni e infine i genitori. Nel caso di donazione da parte di minori, sono invece sempre entrambi i genitori a decidere.
Anche mentre si è in vita si possono donare i propri organi per trapianti. I risultati terapeutici sono di norma migliori rispetto ai trapianti di organi da donatore deceduto. Si possono donare, nello specifico, un rene e una porzione del fegato.
Inoltre, solo in vita è possibile donare le proprie cellule staminali emopoietiche. Si tratta dei precursori dei globuli rossi, dei globuli bianchi e delle piastrine, il cui trapianto è fondamentale per il trattamento di molte malattie del sangue, per esempio la leucemia. Queste cellule si trovano nel midollo osseo, nel sangue periferico e nel sangue contenuto nel cordone ombelicale. Per poter procedere al trapianto deve esserci compatibilità tra il donatore e il ricevente, generalmente un familiare.
Diffidenza
Nonostante questa reticenza legata all’aumento delle opposizioni alla donazione, il 2024 è stato un anno record per i trapianti. Secondo i dati del Cnt, lo scorso anno ce ne sono stati in Italia 4.692 (+226 rispetto al 2023). Le donazioni di organi sono salite del 2,7% rispetto all’anno precedente, arrivando a 2.110. I trapianti di rene hanno rappresentato circa la metà del totale (2.393, +6,6%), seguiti da quelli di fegato (1.732, +1,8%) e cuore (418, +13%). In calo i trapianti di polmone (174) mentre restano stabili quelli di pancreas (36). Particolarmente significativa la crescita delle donazioni a cuore fermo (+30,8%), che hanno contribuito a 621 trapianti (+39,3%).
«Negli ospedali del nostro Paese non sono mai stati realizzati tanti trapianti e prelievi di organi come nell’ultimo anno, grazie alla generosità dei tanti donatori, mentre nei comuni non accennano a diminuire i nostri concittadini che scelgono di dire “No” alla donazione», ha dichiarato il direttore del Centro nazionale trapianti, Giuseppe Feltrin. «Da un lato, la nostra rete trapiantologica migliora dal punto di vista clinico-scientifico e sotto il profilo organizzativo, ed è in grado di individuare un numero crescente di donatori potenziali, anche grazie alla donazione a cuore fermo. D’altro canto, soprattutto in alcune fasce d’età, tante persone faticano a dichiarare la propria volontà di donare mentre rinnovano il documento e finiscono per registrare un “No” che, pur revocabile, potrebbe in futuro rischiare di condizionare in negativo la nostra capacità di trovare organi compatibili per i tantissimi in attesa di trapianto. Un dato sul quale dobbiamo lavorare è quello dei perplessi, ai quali probabilmente non è arrivato correttamente il messaggio sul valore del dono. Sarà questo uno dei nostri impegni», è la promessa di Feltrin.
C’è da dire infatti che spesso la decisione di opporsi alla donazione, come spiegano dal Centro nazionale trapianti, viene presa senza avere la piena consapevolezza di tale decisione, perché viene dichiarata nell’atto del rinnovo della carta d’identità attraverso un modulo presentato senza preavviso e con pochissime informazioni.
Insomma, ad eccezione di chi si rifiuta per via di una scelta ragionata, l’opposizione è dovuta quasi sempre a scarsa informazione, diffidenza e paure ingiustificate. Per questo il Cnt organizzerà un’indagine su larga scala per capire più a fondo le ragioni di questi dati e trovare nuovi modi per conquistare la fiducia delle persone e convincerle a donare. Un impegno portato avanti anche dalla Società italiana di anestesia, analgesia, rianimazione e terapia intensiva (Siaarti), attraverso una campagna di sensibilizzazione per promuovere la cultura della donazione in Italia.
«Come anestesisti-rianimatori, siamo testimoni quotidiani del valore straordinario della donazione e del trapianto», ha dichiarato la professoressa Elena Bignami, presidente Siaarti. «Siamo consapevoli di dubbi e paure che possono accompagnare una scelta così importante. La nostra campagna intende fornire informazioni chiare, trasparenti e affidabili sul processo di donazione».
«I test per l’accertamento della morte cerebrale sono molteplici, scientificamente fondati e incontrovertibili», ha spiegato il professor Alberto Zanella, responsabile del Gruppo Donatori Multiorgano e Anestesia e Terapia Intensiva nei trapianti d’organo di Siaarti. «Le équipe che curano il paziente sono sempre distinte da quelle che si occupano di donazione e trapianto, per garantire che la cura del paziente sia sempre la priorità assoluta». Un problema, quindi, innanzitutto di educazione, cultura e corretta informazione. Sul quale bisogna intervenire tempestivamente per invertire la rotta.
In Italia le persone inserite nelle liste di attesa per un trapianto sono 8.234: di queste, 755 hanno bisogno di un cuore nuovo, 1.035 di un fegato, 194 di pancreas, 276 di polmoni, 5.969 di reni, cinque di intestino. Questo trend che vede un costante aumento dei «No» alle donazioni rischia di compromettere la possibilità di salvare migliaia di vite umane. Fare una scelta consapevole può cambiare il futuro e migliorare le aspettative di una o più delle oltre 8.000 persone attualmente in attesa di trapianto nel nostro Paese. Basterebbe immedesimarsi in chi vive nell’attesa estenuante di un organo, perché la sopravvivenza è legata alla donazione. Un semplice «Sì» può moltiplicare la vita.
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