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    “Preti che sniffano cocaina o vanno a prostitute verrebbero trattati meglio”: Don Luca Favarin sospeso dalla diocesi di Padova

    Di Marco Nepi
    Pubblicato il 19 Dic. 2022 alle 09:29 Aggiornato il 19 Dic. 2022 alle 09:29

    La diocesi di Padova ha sospeso Don Luca Favarin, il sacerdote da tempo in contrasto con la chiesa per i suoi metodi di accoglienza. L’uomo ha infatti aperto bar, ristoranti, tavole calde e un villaggio per minori non accompagnati, attività imprenditoriali che non sono state viste di buon occhio. Per la Curia il sacerdote ha preso decisioni “autonome e personali, sfociando in attività su cui più volte la Diocesi ha chiesto informazioni, condivisione e trasparenza. Proprio per poter valutare l’autorizzazione richiesta a un prete per procedere con tali attività”.

    Oggi Don Luca passa all’attacco in un’intervista a Repubblica: “La Chiesa mi contesta sul piano metodologico. È il modo in cui si lavora con i poveri che non va. Noi pensiamo che i poveri non siano sono solo destinatari di attenzione e carità, ma sono anche artefici di qualità, con percorsi di autonomia. Per noi i migranti devono essere protagonisti dell’accoglienza”. Aveva chiesto lui stesso di essere sospeso, con il provvedimento appena notificatogli gli è impedito ora di celebrare la messa e le confessioni dei fedeli. “Pur riconoscendo lo spirito umanitario e solidale che anima l’operato di don Luca Favarin, da parte sua non si è trovata condivisione di metodo – comunicava una nota – la Diocesi pertanto non può essere coinvolta nelle sue attività, che vengono ad assumere carattere imprenditoriale”.

    Favarin sostiene che le sue attività siano perfettamente in regola: “È tutto trasparente. Certo non è la sacrestia, ma credo sia comunque il cortile della chiesa”. Il giro interessa tre coop: “Il volume d’affari è di circa 1 milione e 700 mila euro l’anno. I soldi vengono reinvestiti nell’attività. Non ci sono consulenti da pagare o gettoni di presenza, e nemmeno compensi per consiglieri del cda”. Nonostante ciò però la Chiesa ha avuto da sindacare sui suoi affari. “Magari ci sono preti che vanno a prostitute e tirano di cocaina ma verrebbero trattati meglio”, ha attaccato Don Luca.

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