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    Delitto di via Poma, Mario Vanacore: “Basta calunnie, ho visto Simonetta Cesaroni solo da morta”

    Di Niccolò Di Francesco
    Pubblicato il 6 Gen. 2024 alle 15:43

    Delitto di via Poma, Mario Vanacore: “Basta calunnie”

    Mario Vanacore non ci sta a essere ancora una volta additato come il killer di Simonetta Cesaroni, l’impiegata ventenne uccisa con 29 coltellate il 7 agosto 1990 in via Carlo Poma, a Roma.

    Un’indagine dei carabinieri, giudicata però senza prove dalla procura di Roma che ha chiesto l’archiviazione, lo indica infatti come l’assassino di via Poma.

    Intervistato da La Stampa, l’uomo, oggi 64enne e titolare di una ditta a Torino, ribadisce: “L’unica volta che ho visto Simonetta Cesaroni era morta”.

    “Ce l’hanno con la mia famiglia” aggiunge il figlio del portiere di via Poma, Pietrino Vanacore, ipotizzando la regina di “qualcuno che abbiamo anche querelato”.

    Vanacore, infatti, spiega di aver presentato un esposto la scorsa primavera per “calunnia e diffamazione. Ero stanco di essere indicato come responsabile del delitto di via Poma”.

    Riguardo al 7 agosto 1990l, il figlio del portiere, poi, afferma di essere “arrivato a Roma per combinazione. Ed ero presente quando abbiamo trovato la ragazza”.

    “Con mio papà e la mia matrigna abbiamo pranzato e siamo andati a dormire. Ci siamo alzati verso le 17. Siamo andati in farmacia, dal tabaccaio, in altri luoghi”.

    Con il padre “non è che siamo stati sempre insieme. Poi abbiamo cenato e lui è andato a dormire dal signor Valle, che era anziano”.

    Dopo arrivano i familiari di Simonetta Cesaroni, che stanno cercando la ragazza di cui non si hanno più notizie, ed è quindi seguita la scoperta del cadavere. “Non l’avevo mai vista prima” ribadisce Vanacore.

    La scorsa primavera, in seguito a uno spettacolo teatrale sul delitto di via Poma, Vanacore, con il suo avvocato Claudio Strata, aveva deciso di presentare un esposto in procura.

    “Una denuncia querela – specifica il legale – per valutarne il contenuto diffamatorio, se non addirittura di calunnia nei confronti di Vanacore, dopo anni di illazioni, sospetti, articoli, libri, trasmissioni tv, blog e spettacoli teatrali, in cui il mio assistito veniva dipinto come sospettato, se non colpevole, della morte di Simonetta Cesaroni”.

    La decisione di presentare un esposto è maturata, come spiega il legale, quando Vanacore “ha scoperto che a Milano c’era stato uno spettacolo teatrale che raccontava il caso Cesaroni e che lo indicava tra i sospettati. C’erano la registrazione e dei testimoni, quindi alla procura abbiamo chiesto un’indagine e di valutare tutto quando accaduto”.

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