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    Decreto sicurezza bis, MSF: “Aggressione grave contro l’azione umanitaria”

    Credit: FEDERICO SCOPPA / AFP
    Di Futura D'Aprile
    Pubblicato il 20 Mag. 2019 alle 17:15 Aggiornato il 11 Set. 2019 alle 02:37

    Per Medici Senza Frontiere (MSF) le nuove misure sul soccorso in mare contenute nella bozza del Decreto sicurezza bis rappresentano una grave aggressione ai principi umanitari.

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    Per questo l’organizzazione medico-umanitaria, che per tre anni ha svolto attività di soccorso in mare in coordinamento con le autorità competenti, chiede il ritiro di quelle direttive e la conseguente modifica del Decreto sicurezza bis.

    “Ieri c’erano la legge del mare e le convenzioni internazionali sui rifugiati. Oggi servono un magistrato, un sequestro, ripetuti e inascoltati appelli per dare un porto a chi ne ha diritto, mentre si propongono multe per chi salva vite umane. Le sanzioni previste dal decreto-bis sono semplicemente inapplicabili: di fronte allo stato di necessità nessun giudice condannerà chi soccorre persone in mare rispettando un obbligo di legge, o chi rifiuta l’ordine illegittimo di respingere i profughi verso un paese in guerra”, ha dichiarato la dott.ssa Claudia Lodesani, presidente di MSF.

    “Ridurre il soccorso in mare a favoreggiamento dell’immigrazione clandestina è un’aggressione senza precedenti a principi che sono alla base dell’azione umanitaria. Salvare vite non è un reato, bensì un obbligo legale che gli Stati dovrebbero avere come priorità. Rivolgiamo un appello al governo, in particolare al presidente Conte e al ministro degli esteri Moavero, per il loro ruolo di garanti degli obblighi internazionali dell’Italia, affinché vengano ritirate le direttive del ministero dell’Interno che criminalizzano il soccorso in mare, mettendo ancora più a rischio la vita di persone vulnerabili in cerca di sicurezza, alle quali non viene offerta alcuna alternativa”.

    “Una volta per tutte, l’Italia chiarisca se salvare vite è un reato oppure no”, ha concluso la dott.ssa Lodesani di MSF.

    Medici Senza Frontiere è scesa in mare nel maggio del 2015 per supplire al vuoto lasciato dalla chiusura di Mare Nostrum e rispondere a un inaccettabile numero di morti in mare. Da allora non ha mai smesso di chiedere vie legali e sicure per le persone in fuga verso l’Europa e l’avvio di un sistema di ricerca e soccorso concordato a livello europeo.

    In tre anni di attività MSF ha contribuito a salvare oltre 80mile vite nel Mediterraneo centrale, nel rispetto del diritto marittimo e sotto il coordinamento della Guardia costiera italiana e delle autorità competenti.

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