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    D’Alema: “La sinistra ha abbandonato i palestinesi, grave mancanza di memoria storica dell’Italia”

    L'ex presidente del Consiglio Massimo D'Alema a una manifestazione contro l'annessione dei territori in Cisgiordania da parte di Israele, il 27 giugno 2020. Credit: Matteo Nardone/Pacific Press via ZUMA Wire
    Di Giulio Alibrandi
    Pubblicato il 20 Mag. 2021 alle 13:13 Aggiornato il 20 Mag. 2021 alle 13:40

    D’Alema: “La sinistra ha abbandonato i palestinesi, grave mancanza di memoria storica dell’Italia”

    L’Italia ha abbandonato i palestinesi, tradendo una lunga tradizione politica rappresentata da figure come Enrico Berlinguer, Bettino Craxi e Aldo Moro. Lo ha dichiarato in un’intervista al Fatto Quotidiano Massimo D’Alema, che ha parlato di una mancanza di memoria storica dell’Italia “grave”. “L’Italia è un paese che ha avuto una politica di amicizia per i palestinesi, un patrimonio che non è stato solo della sinistra, ma di tutte le forze democratiche, da Enrico Berlinguer a Bettino Craxi, ad Aldo Moro e molti altri”, ha detto.

    L’ex presidente del Consiglio sostiene che oggi “neppure le migliori forze della sinistra sembrano in grado di tornare a dire la verità”, specificando che “Israele non ha il diritto di continuare a occupare i Territori palestinesi, non ha il diritto di annettere Gerusalemme e colonizzare tanta parte della Cisgiordania. Non ha il diritto di cacciare i palestinesi dalle loro case e non ha il diritto di aggredire le persone riunite in preghiera nella grande spianata di Gerusalemme”. Secondo D’Alema, la reazione di Israele agli “inaccettabili” razzi di Hamas nel conflitto scoppiato la scorsa settimana tra Israele e Gaza, il peggiore dal 2014, “finisce per colpire indiscriminatamente la popolazione palestinese seminando una strage fra civili, innocenti e bambini”.

    Nell’intervista D’Alema definisce “una vergogna” la politica della destra israeliana “avallata dagli Usa e non contrastata dall’Europa, che ha finito per rafforzare Hamas” affermando di non temere accuse di antisemitismo. “Io non sono antisemita, mio padre ha combattuto contro i nazisti, mio nonno era un antifascista che, lavorando alle Poste, intercettava le lettere di denuncia per cercare di salvare le famiglie degli ebrei dalla deportazione”. “Colpisce che in prima fila con Israele ci sia la destra nazionalista venata di razzismo”, ha detto D’Alema, accusando la “destra erede dell’antisemitismo” di aver convertito quel sentimento in “anti-islamismo”.

    Secondo l’ex ministro degli Esteri del secondo governo Prodi, “la solidarietà verso i palestinesi è stata erosa negli ultimi 15 anni, in cui è maturato un sentimento anti-arabo che ha assunto forme crescenti di islamofobia”, un processo che “ha riguardato l’intera Europa, che pure formalmente non riconosce l’annessione di Gerusalemme”.

    D’Alema è tornato anche sulla manifestazione al ghetto ebraico di Roma, parlando di cedimento culturale “drammatico”. All’evento hanno preso parte i leader dei principali partiti presenti in parlamento tra cui anche Enrico Letta, segretario del Partito democratico, che D’Alema ha lasciato nel 2017. Il presidente della Fondazione Italianieuropei ha espresso ottimismo per l’iniziativa di alcuni membri del partito democratico statunitense, “che cominciano a far circolare la parola d’ordine Palestinian lives matter”.

    Nel resto dell’intervista, D’Alema ha osservato che “il ruolo dell’Italia si è ridotto negli ultimi dieci anni” e ha detto che papa Francesco è “l’unico grande leader occidentale” che sembra essere consapevole dell’importanza del dialogo con paesi considerati ostili all’occidente, come l’Iran.

    L’ex presidente del Consiglio è finito al centro delle polemiche la settimana scorsa, quando è emerso che la Fondazione degli studi progressisti (Feps), la fondazione dei socialisti europei che ha guidato dal 2010 al 2017, lo ha citato in giudizio per chiedere la restituzione di circa 500mila euro. L’ex segretario dei Democratici di sinistra sostiene di aver ricevuto i compensi legittimamente, in base a un contratto da circa 120mila euro l’anno siglato nel 2013 con il segretario generale della Fondazione, il tedesco Ernst Stetter, di cui però all’organizzazione non risulterebbe traccia.

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