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    Roma ha la sua nuova mappa: quartieri che cambiano tra metodo e identità

    Di Stefano Mentana
    Pubblicato il 25 Ott. 2025 alle 12:55

    Roma è una città sterminata nelle sue dimensioni: l’estensione del comune è la maggiore di tutta Italia, superiore a quello di gran parte delle capitali europee e non solo. Non è una città dal tessuto urbano sempre consolidato: a un centro storico con le sue caratteristiche specifiche si affiancano quartieri perfettamente integrati in tale contesto e la cosiddetta “periferia storica” oggi parte della città consolidata. Oltre essi, ci sono quartieri più o meno nuovi e realtà nate in modo spontaneo, troppo spesso dipendenti dall’automobile privata o tagliati fuori dai principali contesti, oltre a una vastissima area che di fatto è una campagna, costellata anche da veri e propri borghi. Parlare a Roma della “classica” dicotomia tra centro e periferia è dunque una semplificazione retorica profondamente sbagliata, come anni fa il gruppo “Mappa Roma” ha saputo perfettamente individuare, proponendo una lettura del tessuto urbano della Capitale suddivisa in sette diverse realtà esposte nel libro “Le sette Rome”.

    È questo il contesto in cui si muove la proposta che il sindaco Roberto Gualtieri ha presentato lo scorso 20 ottobre al MAXXI per un aggiornamento dei quartieri di Roma, con nuovi nomi e confini. Prima di entrare nel merito, però, è necessaria una premessa legata alla toponomastica di Roma in generale e alle suddivisioni della capitale già esistenti che definiscono le differenti aree di Roma e non vanno confuse con i quindici municipi, che sono invece entità di natura amministrativa. Esistono infatti le suddivisioni “toponomastiche”, dal valore storico, che riflettono l’assetto storico del territorio suddividendolo in rioni, quartieri, suburbi e zone, che sono indicate in numeri romani nelle targhe stradali marmoree, cui nel 1977 si sono affiancate le zone urbanistiche, con finalità statistica e di pianificazione urbanistica. Oltre a questo esistono numerose altre classificazioni ufficiali, spesso legate ad aree specifiche, dalle frazioni alle zone “O”, queste ultime realizzate per identificare e recuperare alcune aree costruite spontaneamente. Ciò però che è decisivo per ciascun romano affinché possa definire il luogo dove vive, quello dove lavora, quello dove è cresciuto e tutti quelli che gli sono più cari è l’identità, definita dalla storia, dalle reti sociali e da numerosi fattori urbanistici e sociologici che definiscono un territorio e che, in assenza di confini politici, possono essere percepiti in maniera diversa da ciascuna persona.

    L’unione di fattori storici, urbanistici, sociali e identitari è proprio alla base della nuova suddivisione presentata da Gualtieri, che punta ad andare molto nello specifico. Se a livello toponomastico Roma è infatti suddivisa in 116 comprensori (22 rioni, 35 quartieri, sei suburbi e 53 zone) e a livello urbanistico in 155 comprensori, la nuova mappa di Roma vede la presenza di ben 453 realtà: oltre alla conferma dei 22 rioni, ci sono ben 327 quartieri (130 dei quali fuori dal raccordo) e 104 zone funzionali, con cui vengono definite le aree non residenziali spesso adibite a parchi pubblici, situate in aperta campagna o occupate da strutture non residenziali molto estese come caserme, impianti sportivi o università.

    Ma perché è stata realizzata questa nuova mappa? Intanto perché l’ultimo lavoro strutturato e complessivo in ordine cronologico, ovvero la realizzazione delle suddivisioni urbanistiche del 1977, ha quasi cinquanta anni ed è in gran parte stata superata dallo sviluppo di Roma in questi decenni. Da quel momento, nuovi quartieri sono nati – soprattutto fuori dal GRA -, altri hanno acquisito diversa identità, sono state aperte linee della metropolitana e altri servizi che hanno cambiato le abitudini dei romani e, con esse, contribuito a una ridefinizione sociale che ha avuto un impatto anche nella definizione dei quartieri. La nuova mappa, dunque, punta a unire identità, fattori storici, urbanistici, infrastrutturali e arriva a definire molto specificamente la nuova Roma. La conferma dei rioni, esistenti a livello toponomastico ma in gran parte uniti nelle suddivisioni urbanistiche sotto l’etichetta “Centro storico”, mostra un’attenzione anche alla sensibilità storica, la definizione di “Quartieri” per tutte le altre zone residenziali mostra una volontà di superare la divisione toponomastica, non più aggiornata dal 1961, tra “Quartieri”, “Suburbi” e “Zone” che avrebbe necessitato un aggiornamento periodico, dal momento che le zone erano pensate per l’Agro Romano e su molte di esse sorgono oggi quartieri consolidati e dalla forte identità che in quel contesto non venivano ancora nemmeno nominati, inseriti in un territorio che spesso era definito dalle sole vie consolari. Oggi, come mostra il numero di comprensori proposti, si va ben oltre, arrivando a definire realtà piccole, di recente costruzione o più antica, ma che hanno una propria identità storica e urbanistica. Nella mappa non ci si limita ai nomi noti di quartieri come Centocelle, Monteverde o Tor Bella Monaca, ma si arriva a Santa Maria delle Grazie – Quartiere Australiano, Colle Tappi e Pian Saccoccia. Si riscoprono denominazioni locali come Cecafumo, si fa chiarezza in un agro romano troppo spesso messo tutto sotto un’unica etichetta, arrivando a distinguere Colle della Lite da Colle Mattia, come è giusto che sia.

    Così, questo lungo lavoro iniziato nel 2021 ha portato a definire questa nuova mappa e queste nuove realtà, che come tali rappresentano una delle tante letture possibili, ragione per cui il comune ha aperto a un processo partecipato che durerà fino a gennaio cui, tramite la funzione “partecipa” del sito di Roma Capitale, qualsiasi cittadino potrà intervenire tramite proposte e osservazioni.

    Ma arrivati a questo punto, qualcuno potrà chiedersi a cosa serva tutto ciò, pensando si tratti di una semplice velleità o uno strumento solo per nerd e appassionati. Risposta breve: tutt’altro. Questo importante aggiornamento, infatti, sarà uno strumento fondamentale per l’attuale giunta comunale e per quelle future. Si potranno così realizzare statistiche basate su una realtà più aggiornata e definita, che permettano di capire meglio dove servono più servizi, che possano far conoscere con più precisione la popolazione di ciascuna area, le sue necessità e come soddisfarle senza dover ricadere in comprensori troppo grandi e dispersivi. Questo strumento potrà anche contribuire, vista la specificità dei quartieri individuati, nel portare avanti il progetto della giunta Gualtieri della città dei quindici minuti riuscendo a identificare le zone in maniera molto più specifica, nonché contribuendo a favorirne l’identità e con essa la partecipazione civica.

    Ma alla luce di questo, cosa sappiamo dei nuovi quartieri? Si va dal più popoloso, Centocelle, con oltre 50mila abitanti, a quello meno popoloso, Torricola – Parco dell’Appia Antica, appena 330 anime. Tenuta dei Massimi, invece, è quello con la maggiore incidenza di giovani (il 30,3 per cento sono under 14), mentre Fonte Meravigliosa è quello con una popolazione più anziana (38,9 per cento di over 65)

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