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    “Roma è il polo di attrazione di tutte le mafie”: l’ultima relazione della Dia punta i fari sulla Capitale

    Credit: GABRIEL BOUYS / AFP
    Di Anna Ditta
    Pubblicato il 13 Feb. 2019 alle 15:33 Aggiornato il 21 Apr. 2019 alle 15:59

    Roma mafia relazione Dia | Dall’ultima relazione semestrale della Direzione investigativa antimafia esce un quadro inquietante su Roma e sulle zone circostanti, che costituiscono secondo gli analisti “un polo di attrazione per la criminalità organizzata”.

    La Capitale è definita “crocevia di affari, nonché punto di incontro privilegiato tra organizzazioni criminali italiane e straniere”.

    L’attrazione verso la metropoli è dovuta sia al fatto che le città è sede di “importanti infrastrutture, di istituzioni politiche ed amministrative”, sia alla caratteristica di ospitare “numerosissime attività commerciali”. Ma la città attira le organizzazioni criminali anche per “la disponibilità di imprenditori e pubblici funzionari compiacenti ad aderire a richieste e comportamenti di natura corruttiva”.

    Nella relazione si sottolinea inoltre che si è abbassata “sensibilmente” l’età di iniziazione mafiosa. Negli ultimi 5 anni non solo ci sono stati casi di ‘mafiosi’ con eta’ compresa tra i 14 e i 18 anni, ma la fascia tra i 18 e i 40 anni ha assunto “una dimensione considerevole e tale, in alcuni casi, da superare quella della fascia 40-65, di piena maturità criminale”.

    Le organizzazioni criminali, si legge nella relazione, “nonostante la forte azione repressiva dello Stato, continuano ad attrarre le giovani generazioni”, ritenuti autentica “linfa delle mafie” ed “espressione diretta delle famiglie o semplice bacino di reclutamento da cui attingere manovalanza criminale”.

    Roma e la mafia | Cosa dice la relazione della Dia

    “Dall’esame delle manifestazioni criminali”, si legge nella relazione, “emerge l’esistenza di una struttura di natura reticolare che tende ad infiltrare i luoghi del potere decisionale ed economico, e nel cui ambito i singoli sodalizi ora stringono alleanze temporanee, funzionali all’ottenimento di obiettivi puntuali, ora possono – ma più di rado – entrare in conflitto. L’atteggiamento violento, infatti, permane come una forma di ‘capitale quiescente’, pronto all’occorrenza ad esplodere se vengono minacciati gli interessi delle consorterie”.

    “La strategia camaleontica attuata dai sodalizi mafiosi – avverte la Relazione – ha reso più difficile, nel tempo, comprendere e far emergere il fenomeno, favorendo in tal modo i tentativi di condizionamento delle amministrazioni locali. Era opinione comune, fino agli eventi più recenti che hanno svelato il quadro di ‘Mafia Capitale’ che il prevalente interesse coltivato dalle mafie tradizionali impiantate nella capitale fosse quello del riciclaggio” ma “la complessa vicenda giudiziaria a carico del gruppo Buzzi-Carminati ha dimostrato il cambiamento metodologico dei gruppi criminali, che talora procedono affiancando all’intimidazione violenta la sopraffazione imprenditoriale e la pervasiva ‘colonizzazione’ del sistema burocratico-politico. Un’organizzazione che, avvalendosi dell’interazione del metodo intimidatorio con quello corruttivo, era riuscita ad inserirsi in alcuni settori della gestione amministrativa del Comune di Roma”.

    La capitale sarebbe anche utilizzata come rifugio per i latitanti.

    Roma e la mafia | Casamonica

    La famiglia Casamonica, di origine sinti, costituisce un caso a sé nel panorama criminale romano. La famiglia ha cominciato la sua scalata negli anni Settanta con l’avvicinamento alla Banda della Magliana e al suo “cassiere”.

    “Nel corso degli anni – spiega la Dia – il sodalizio si è evoluto in un’organizzazione criminale strutturata: i legami di consanguineità e la convergenza degli interessi economico affaristici lo hanno reso estremamente coeso, monolitico e difficilmente penetrabile. Le zone di interesse e influenza comprendono i quartieri di Anagnina, Tuscolana, Romanina, Tor Bella Monaca, la zona dei Castelli, Ciampino, Frascati, fino ad arrivare all’alta Ciociaria e al litorale laziale, nella fascia da Ostia a Nettuno, fino alla città di Latina. Traffico di stupefacenti, usura, estorsione, ricettazione di autoveicoli e truffe i business che hanno consentito al clan di accumulare un ingente patrimonio, poi reinvestito in immobili, edilizia anche abusiva, varie attività commerciali, compresa la ristorazione.

    Roma e la mafia | Ostia

    Ostia Lido, sede di importanti infrastrutture turistiche e recettive sul litorale, “costituisce, da tempo, oggetto di interesse non solo di forme organizzate di criminalità autoctona, ma provenienti da fuori regione”.

    Secondo le inchieste degli ultimi anni, nella zona hanno operato “in posizione di sostanziale egemonia”, tre gruppi delinquenziali, che fanno capo alle famiglie Senese, Fasciani-Spada e Triassi-Cuntrer.

    “Nel tempo gli elementi più rappresentativi di questi clan ed i loro affiliati sono stati in grado di muoversi efficacemente in Italia e all’estero, investendo gli introiti derivanti dalle attività estorsive, usurarie e dal narcotraffico”, si legge nella relazione.

    Roma e la mafia | Le mafie etniche

    La relazione della Dia registra anche la presenza sempre più massiccia di diverse “mafie etniche”, come quella dei gruppi cinesi si distinguono “per la spiccata capacità imprenditoriale che si realizza anche attraverso la costituzione di società fittizie utilizzate sia per frodare il fisco che per trasferire capitali in Cina”.

    Ci sono poi gruppi criminali dell’ex Unione sovietica e della Romania attivi nello sfruttamento della prostituzione di giovani donne dell’est Europa e della manodopera maschile destinata al lavoro nero nell’edilizia, mentre quelli albanesi sono orientati principalmente verso la commissione di furti e rapine.

    Gruppi criminali nigeriani sono attivi nello sfruttamento di giovani connazionali, mentre i gruppi criminali sud americani si distinguono per lo sfruttamento di trans brasiliani e colombiani. Per i sodalizi criminali nord africani, invece, l’attività principale è quella del favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

    Leggi anche: Il clan più potente ignorato per anni, così i Casamonica hanno conquistato Roma (di Nello Trocchia)
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