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    “Una Roma senza spazi sociali è più povera e più triste”: parlano gli organizzatori di ‘Roma non si chiude’

    Il manifesto di Zerocalcare per il corteo del 22 giugno
    Di Futura D'Aprile
    Pubblicato il 21 Giu. 2019 alle 12:09 Aggiornato il 21 Giu. 2019 alle 14:15

    Corteo Roma sgomberi – “Roma Non Si Chiude nasce dalla spinta di tutte quelle realtà che da decenni, e faticosamente, costruiscono e propongono una Roma alternativa a quella che vogliono imporci e che fa che fa dell’antifascismo, dell’antirazzismo, dell’anti-sessismo la propria bandiera”.

    A raccontare a TPI le motivazioni dietro al corteo che si terrà sabato 22 giugno per le strade della Capitale sono gli organizzatori stessi, che hanno deciso di riunirsi in un unico comitato per dare un segnale unitario a chi minaccia di mettere fine a “esperienze di mutualismo, di inclusione e di giustizia sociale”.

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    “Nell’elenco delle 24 occupazioni da sgomberare a Roma ci sono centri sociali, case, biblioteche. Sono luoghi spesso strappati all’abbandono, diventati punti di riferimento per migliaia di persone che qui trovano servizi altrimenti assenti nei loro quartieri. Per centinaia di persone questi luoghi sono l’unico accesso a una casa, che è un diritto inalienabile della persona.

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    Non parliamo solamente di luoghi fisici: questi spazi sono strumenti con cui costruiamo cultura e aggregazione attraverso la partecipazione, l’autogestione e l’inclusione.

    In piazza ci saranno associazioni, comitati, centri sociali e tutta la cittadinanza che vuole una Roma aperta e accogliente. Persone che condividono i principi di antifascismo, antirazzismo, anti-sessismo, giustizia e inclusione sociale. Conto di ritrovare tutte quelle persone che negli anni hanno assistito a concerti, mangiato ottimi piatti e che hanno frequentato le palestre popolari, tutto  per pochi euro.

    La famigerata lista è un tassello di un disegno più ampio del Governo, e del Ministro Salvini in particolare, che vuole cancellare con un colpo di spugna tutto quanto è fuori dal suo controllo, fuori dai suoi binari: per questo è importante che tutte e tutti capiamo che una Roma senza questi spazi è una Roma più povera e più triste”.

    Uno dei primi slogan del corteo era “Chi disprezza sgombera”. Verso chi è rivolto questo disprezzo?

    Il disprezzo di chi sgombera in nome di una bieca legalità è rivolto a tutte quelle esperienze che riescono a rispondere a esigenze cui le amministrazioni, a rotazione, non hanno saputo dare soluzione. È rivolto a chi si auto-organizza dal basso e si autofinanzia. È rivolto a tutte quelle realtà che escono dalla logica del profitto, del compra-consuma-crepa. A tutto quello, insomma, che esce dalla sfera del controllo dettato dal capitale.

    Come reagirete se il Viminale dovesse procedere con gli sgomberi?

    Paradossalmente, la lista del Viminale ci ha trovati più uniti e coesi di prima. Non faremo un paso indietro, se colpiscono uno colpiscono tutti. La manifestazione di sabato non è il traguardo di un percorso, ma un nuovo inizio. Il Governo e Salvini stanno andando oltre, non staremo a guardare. Tante coscienze si sono risvegliate.

    “Roma non si chiude”: il corteo del 22 giugno in difesa degli spazi sociali
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