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    Crisanti: “Chi ha deciso l’uso di AstraZeneca per gli Open Day? Siamo repubblica delle banane”

    Di Lara Tomasetta
    Pubblicato il 11 Giu. 2021 alle 07:43

    “Come è possibile che sia stata presa l’iniziativa di dare questo vaccino in questa fascia d’età, al di là delle raccomandazioni esistenti? Il Cts era stato informato? Doveva essere consultato prima, non dopo”. Se lo chiede il virologo Andrea Crisanti che all’Adnkronos Salute parla della “notizia drammatica” della morte della 18enne di Sestri Levante colpita da trombosi dopo la prima dose di vaccino Astrazeneca.

    “Io sono stupito dal fatto che l’iniziativa di organizzare Astraday per i 18enni sia stata presa senza il consiglio di una competenza scientifica. Consideriamo che tra 10 e 19 anni d’età ci sono stati 6 morti Covid di sesso femminile in Italia. Ora abbiamo un decesso dopo vaccinazione con vaccino a vettore adenovirale. Il gioco non vale la candela”, riflette il direttore del Dipartimento di medicina molecolare dell’Università di Padova. “È inutile nascondersi dietro al fatto che in Italia per il vaccino in questione è stato indicato un uso preferenziale sopra i 60 anni. Preferenziale, quando si hanno tanti vaccini a disposizione, equivale a obbligatorio, non prendiamoci in giro. Non ci sono dubbi al riguardo. Se hai alternative, non lo dai. I vax day andavano fatti con altri vaccini”.

    Sempre Crisanti era già intervenuto sulla questione relativa all’uso sui giovani dei vaccini Covid a vettore virale, cioè AstraZeneca e Johnson & Johnson. “Se c’è un’alternativa ad AstraZeneca nei giovani va usata quest’alternativa – aveva detto intervenendo alla trasmissione di La7 L’aria che tira -. È un vaccino sicuro ed efficace. In alcuni casi, però, c’è un’associazione rarissima con una complicanza”. Ricordando che “c’è un processo che avviene naturalmente per ogni vaccino, che viene autorizzato con determinate indicazioni. Via via che si accumulano i dati, il perimetro delle indicazioni cambia. Questo sta accadendo con AstraZeneca. C’è bisogno di chiarezza, che può arrivare dai dati e dalla trasparenza, dalla condivisione dei dati con la comunità scientifica”.

    “Si pone ora il problema del richiamo per i ragazzi che hanno ricevuto la prima dose di vaccino AstraZeneca. Io aspetterei. Per quanto riguarda la seconda dose con un vaccino diverso – sottolinea – continuo a ripetere che senza dati non si vaccina. Da un punto di vista immunologico non ci sarebbero controindicazioni a fare la seconda dose con un vaccino diverso, ma visto che non ci sono dati rimango dell’idea che dobbiamo averli in mano prima di procedere. Anche se personalmente non credo si correrebbe un rischio di alcun tipo, è questione di non fare gli apprendisti stregoni. Questa non è la repubblica delle banane. Chi si prende la responsabilità di fare il richiamo con un vaccino diverso senza abbastanza dati? Bisogna essere coerenti col metodo”.

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