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    Covid: continua a diffondersi la variante Delta, in arrivo i test per riconoscerla

    Credit: ANSA/ ANDREA FASANI
    Di Giulio Alibrandi
    Pubblicato il 21 Giu. 2021 alle 15:17 Aggiornato il 21 Giu. 2021 alle 19:07

    Covid: continua a diffondersi la variante Delta, in arrivo i test per riconoscerla

    In Italia saranno presto disponibili nuovi test in grado di riconoscere anche la variante Delta del nuovo coronavirus, che si sta diffondendo sempre più velocemente in diversi paesi europei. La variante, rilevata per la prima volta in India, in poche settimane è già diventata dominante in Portogallo e Regno Unito, spingendo il governo britannico a posticipare di un mese la fine delle restrizioni in Inghilterra.

    I nuovi test potranno dare un contributo importante per monitorare la circolazione della variante, del 60 percento più efficace nel trasmettersi rispetto alla variante Alfa (identificata per la prima volta in Inghilterra) e con un rischio 2,2 volte superiore di portare all’ospedalizzazione. Lo ha dichiarato all’Ansa il virologo Francesco Broccolo, dell’Università di Milano Bicocca e direttore del laboratorio Cerba di Milano, ricordando che “soltanto poco più di un quarto della popolazione è stata vaccinata con la doppia dose” e che  “i vaccini non sono l’unica soluzione”.

    Per questo motivo è necessario “modificare quanto prima i criteri per lo screening e aggiornare i test per la ricerca delle varianti che destano preoccupazioni” dal momento che le procedure attuali consistono “nel fare il tampone con test non aggiornati sull’attuale quadro epidemiologico italiano, che prevede la presenza della variante Alfa nel 95% dei tamponi positivi”. “Non abbiamo un monitoraggio della circolazione di questa variante, contrariamente a quanto avviene in Gran Bretagna, dove è attivo un programma nazionale per il sequenziamento”, ha detto.

    Rispetto a quelli attualmente utilizzati per la diagnosi, i nuovi test non cercano le mutazioni nella proteina spike, utilizzata dal virus per invadere le cellule, ma una mutazione chiamata N501Y, presente in tutte le principali varianti finora note tranne che nella Delta. L’assenza della mutazione “farebbe immediatamente scattare il nuovo algoritmo diagnostico, che potrebbe prevedere l’immediata ricerca della variante Delta”, ha detto Broccolo.

    Questa potrà essere trovata grazie a “un test di cattura delle varianti in grado di rilevare mutazioni specifiche della variante Delta, come la L452R”, ma anche mutazioni come K417N e E484K presenti nelle varianti Beta e Gamma, identificate rispettivamente in Sudafrica e Brasile, “che sono note sfuggire, almeno parzialmente, ai vaccini dopo la prima dose e in alcuni casi dopo la seconda”.

    Secondo una stima del Financial Times, basata sui dati del database di tracciamento dei virus Gisaid, in Italia il 26 percento dei nuovi casi sequenziati sono da attribuire alla variante, a fronte del 15 percento in Germania e del 6,9 percento in Francia. Regno Unito e Portogallo invece si trovano rispettivamente al 98 e 96 percento.

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