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    Cos’è il controverso metodo Stamina, che prometteva di curare i tumori

    Il metodo Stamina è un trattamento medico la cui scientificità non è mai stata dimostrata e si basa sull’utilizzo delle cellule staminali

    Di Lara Tomasetta
    Pubblicato il 10 Dic. 2019 alle 17:09 Aggiornato il 10 Dic. 2019 alle 17:30

    L’ideatore del controverso metodo Stamina, Davide Vannoni, è morto oggi martedì 10 dicembre a Torino. Vannoni, 53 anni, era ricoverato da tempo in ospedale a causa di una malattia incurabile.

    Ma cos’è il metodo Stamina? Il metodo Stamina è un trattamento medico la cui scientificità non è mai stata dimostrata e si basa sull’utilizzo delle cellule staminali.

    Questo particolare tipo di cellule sono in grado di adattarsi a qualsiasi altra cellula del nostro corpo, potendo quindi aiutare la guarigione di buona parte dei tessuti dell’organismo umano.

    Secondo Vannoni (qui il suo profilo), le cellule staminali sarebbero utili per alleviare i sintomi e rallentare il decorso della maggior parte delle malattie neurologiche degenerative.

    Nello specifico, il metodo della Stamina Foundation utilizza le cellule staminali mesenchimali, ossia quelle che in genere si occupano della generazione di tessuti ossei e adiposi.

    La terapia prevede il prelievo di cellule del midollo osseo dei pazienti, la loro manipolazione in vitro per 2 ore in una soluzione di acido retinoico e la loro infusione nel paziente da cui sono state prelevate.

    Le informazioni disponibili sul metodo Stamina sono solo quelle presenti nel modello di brevetto presentato da Vannoni all’Ufficio brevetti degli Stati Uniti.

    La sua prima domanda di brevetto era stata respinta per la mancanza di dettagli sufficienti sulla metodologia.

    I pareri scientifici sul metodo

    Il ministro della Salute Lorenzin aveva commissionato nel 2013 ad un gruppo di esperti la valutazione del metodo Stamina.

    La commissione aveva stabilito che mancavano dati utili a provare l’efficacia del metodo.

    Tuttavia, il Tar ha successivamente richiesto alla Lorenzin la formazione di una nuova commissione e l’avvio di una nuova indagine dato che alcuni membri del primo gruppo di esperti avevano espresso in passato la loro contrarietà al metodo.

    L’Associazione Italiana del farmaco, invece, ha analizzato le cartelle cliniche di 36 pazienti degli Spedali civici di Brescia, ma in nessun caso risultava un miglioramento nelle condizioni dei malati.

    Solo 3 di loro affermavano di essere migliorati dopo essersi sottoposti al metodo Stamina, ma si tratta di considerazioni soggettive espresse di pazienti stessi.

    La rivista scientifica Nature e la comunità scientifica internazionale hanno dichiarato che il metodo non ha alcun effetto curativo.

    A marzo 2014 una commissione internazionale ha effettuato nuove indagini sul metodo Stamina.

    Il gruppo di esperti era presieduta da Michele Baccarani, direttore del Centro per lo studio delle cellule staminali e del Dipartimento di ematologia e scienze oncologiche del Policlinico Sant’Orsola-Malpighi di Bologna, affiancato da Mario Boccadoro, dell’Università degli studi di Torino, Giuseppe Leone, dell’Università Cattolica, Ana Cumano dell’Istituto Pasteur di Parigi, Curt R. Freed, dell’Università del Colorado, Moustapha Kassem, della Mayo Clinic e dell’Odense Universitets Hospital di Odense e Sally Temple del Neural Stem Cell Institute di Rensselaer.

    Il 2 ottobre 2014 la commissione ha reso noti i risultati del proprio lavoro e ha dichiarato con parere unanime che non ci sono i presupposti per una sperimentazione del metodo.

    Il parere negativo “è stato emanato all’unanimità dal Comitato scientifico che ha affermato che il metodo Stamina per la preparazione di cellule staminali mesenchimali (Msc) non è adeguato perché le cellule prodotte con il suddetto metodo non soddisfano i requisiti necessari per la loro definizione quali ‘agenti terapeutici’, che i protocolli non soddisfano i requisiti di base per una sperimentazione clinica, che il protocollo e il metodo Stamina non hanno i requisiti necessari per eseguire un trial clinico, compresa la valutazione della sicurezza e l’efficacia e quindi non sussistono le condizioni per l’avvio di una sperimentazione con il citato metodo, con particolare riferimento alla sicurezza del paziente”.

    In base ai risultati del comitato scientifico,  il ministero della Salute ha messo fine alla sperimentazione del metodo Stamina in Italia.

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