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    Secondo i dati elaborati dall’Ordine degli Attuari, l’epidemia di Coronavirus in Italia potrebbe finire a luglio

    Credit: Ansa

    La previsione si basa sull'andamento dei casi attuali e potrebbe rivelarsi errata solamente se si dovesse verificare una nuova ondata

    Di Niccolò Di Francesco
    Pubblicato il 7 Mag. 2020 alle 16:04

    Coronavirus: secondo alcuni dati l’epidemia in Italia potrebbe finire già a luglio

    L’epidemia di Coronavirus in Italia potrebbe finire a luglio: è quanto dicono i dati elaborati dall’Ordine degli Attuari. L’emergenza, quindi, potrebbe attenuarsi in estate, nella peggiore delle ipotesi non oltre la metà del mese di luglio, a patto ovviamente che non vi siano ulteriori ondate nelle prossime settimane. La previsione, infatti, si basa sull’andamento attuale dei casi, che al momento sembra abbastanza consolidato. Secondo i calcoli degli Attuari, ovvero un team di professionisti che valuta il rischio di un incidente o di una catastrofe, determinando tariffe assicurative vita, auto o anche se un ente previdenziale potrà ancora pagare le pensioni tra 50 anni, il numero dei ricoverati in terapia intensiva dovrebbe tendere allo zero già alla fine di maggio.

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    Tra gli elementi più interessanti emersi in questa previsione c’è la convinzione che “l’Italia, a parte Cina e Corea del Sud, sia il primo Paese ad aver effettivamente iniziato la discesa. Tutti gli altri, scontando ritardi di ‘intervento’ tra i 7 e i 30/40 giorni, vivono un processo ancora ascendente, o in pochi casi, si trovano sul ‘picco’”. Nello studio si legge ancora: “Fino a qualche giorno fa avevamo in Italia il 15% dei casi e il 25% dei decessi registrati nel mondo; 10 giorni fa erano l’8,5% e il 17,5%; oggi siamo al 6,1% e 12%. È presumibile un’ulteriore discesa nei prossimi giorni perché in una larghissima parte degli altri Paesi l’epidemia tendenzialmente continua a crescere, essendo nella fase ascendente della curva; in Italia, invece, è cominciata una graduale discesa. Si osserva, inoltre, una certa velocità nella crescita del fenomeno e, una volta messi in atto gli strumenti di controllo, un ritmo di decrescita più lento di quello della crescita”.

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