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    Codici identificativi, Amnesty risponde a Lamorgese: “Le telecamere sui caschi non sono un’alternativa”

    Di Lara Tomasetta
    Pubblicato il 8 Feb. 2022 alle 16:19
    “Non consideriamo le telecamere in dotazione alle forze di polizia un’alternativa ai codici identificativi. L’Italia è uno dei pochi stati dell’Unione europea a non aver introdotto una misura sollecitata dal Parlamento europeo ormai dieci anni fa. Auspichiamo che il Parlamento italiano agisca per colmare questa lacuna al più presto”.
    Lo dice a TPI il portavoce di Amnesty International Riccardo Noury che risponde alle ultime affermazioni della ministra dell’Interno Luciana Lamorgese sul tema dei controlli e dell’applicazioni dei codici identificativi sulle divise dei poliziotti.
    La discussione sull’opportunità di inserire questa modifica è stata sollevata nuovamente dopo gli ultimi fatti di cronaca che hanno visto coinvolti poliziotti e studenti in diverse manifestazioni finite con manganellate e rappresaglie violente nei confronti di questi ultimi.
    Ma sono anni che Amnesty si batte per far introdurre questa disposizione.
    Secondo l’ong, oltre a dare seguito alla richiesta contenuta nella Risoluzione del Parlamento europeo del 12 dicembre 2012 che, tra le altre cose esorta gli stati membri a “garantire che il personale di polizia porti un numero identificativo”, dopo l’elezione dell’Italia al Consiglio Onu dei diritti umani per il triennio 2019-2021, “il nostro paese ha il compito, ancora più gravoso, di dimostrare, a livello internazionale, il suo impegno nella prevenzione dalle violazioni dei diritti umani”.

    Nella maggior parte degli stati membri dell’Unione europea, identificare gli agenti di polizia che si occupano di ordine pubblico è già una regola diffusa.

    Su 27 stati membri, infatti, sono già 20 – Belgio, Bulgaria, Croazia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Grecia, Irlanda, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia e Spagna – quelli che hanno introdotto misure di identificazione per gli agenti impegnati in attività di ordine pubblico.

    Inoltre, la Germania le prevede in nove regioni su 16 mentre in Ungheria e in Svezia, pur non essendo previsto un obbligo, gli agenti di polizia espongono nome, carta d’identità e grado sull’uniforme e un codice quando indossano equipaggiamento speciale.

    Restano quindi fuori Austria, Cipro, Italia, Lussemburgo e Olanda.

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