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    Nonostante la legge sul codice rosso, le donne continuano a morire

    Adriana Signorelli, uccisa a Milano nella notte tra sabato e domenica, aveva denunciato l’ennesima aggressione, attivando il meccanismo della nuova legge sul codice rosso solo 4 giorni prima di essere accoltellata

    Di Lara Tomasetta
    Pubblicato il 3 Set. 2019 alle 11:20 Aggiornato il 27 Nov. 2019 alle 17:12

    Codice rosso, non si fermano i femminicidi: le donne continuano a morire

    Adriana Signorelli aveva 59 anni. È morta come purtroppo muoiono tante, troppe donne italiane. Uccisa da un marito violento con 4 coltellate nella notte tra sabato e domenica 1 settembre a Milano. Per il suo omicidio è stato subito fermato il marito, Aurelio Galluccio di 65 anni.

    A nulla erano valse le denunce.

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    Adriana aveva denunciato l’ennesima aggressione, attivando il meccanismo della nuova legge sul codice rosso (la nuova legge a tutela delle vittime di violenza domestica e di genere), solo quattro giorni prima di essere uccisa.

    Nel condominio al civico 4 di via San Giacomo, a Milano, i residenti avevano addirittura istituito una chat su Whatsapp per segnalare i movimenti sospetti di Aurelio Galluccio. Questo perché a novembre 2018, il 65enne aveva minacciato e rischiato di incendiare il palazzo con un bombola d’ossigeno e perché il suo atteggiamento violento contro la moglie, Adriana Signorelli, era noto a tutti.

    La donna era stata anche sentita dalla Polizia giudiziaria e le era stato consigliato di cambiare casa, cosa che lei aveva assicurato con la promessa, non mantenuta, che sarebbe andata a vivere dalla figlia per qualche giorno.

    E pensare che la mattina del 28 agosto la volante della Questura aveva già trasmesso l’annotazione dell’intervento in Procura.

    Il giorno dopo l’annotazione con l’urgenza del Codice rosso arriva sui tavoli della Procura che però non chiede subito a un giudice misure restrittive per Galluccio. Le misure previste dal del Codice rosso in questo caso, non sono state sufficienti a salvare la vita della donna.

    La nuova direttiva prevede che la polizia giudiziaria segnali immediatamente al pm di turno la notizia di reato e che a sua volta il magistrato senta entro tre giorni la vittima.

    Tre giorni fatali per Antonella che nella notte tra sabato e domenica scorsi viene fatalmente accoltellata.

    Un “caso emblematico” secondo il procuratore di Milano, Francesco Greco, che ha snocciolato alcuni dati per dare un’idea della portata del fenomeno: “Nel 2018 – ha spiegato il magistrato che dirige la procura milanese – nel solo territorio milanese ci sono stati 5.935 procedimenti per reati da codice rosso. Nello specifico, 2121 per casi di maltrattamenti, 1151 per stalking, 574 per violenza sessuale e 34 per violenza su minori”.

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    Tra i punti principali della nuova legge, entrata in vigore il 9 agosto, oltre all’aumento delle pene, c’è l’obbligo per la polizia giudiziaria di comunicare al magistrato (il pm di turno) le notizie di reato di maltrattamenti, violenza sessuale, atti persecutori e lesioni aggravate avvenute in famiglia o tra conviventi. E le vittime, secondo le nuove norme, devono essere sentite dal pubblico ministero entro 3 giorni dall’iscrizione della notizia di reato.

    Già nei giorni scorsi, si era saputo che gli uffici della Procura milanese e, in particolare, quelli dei pm di turno sono stati sommersi da “una marea” di segnalazioni di presunti abusi, violenze o atti persecutori, giorno dopo giorno. E ciò ha causato ovviamente alcune “difficoltà” nella stessa gestione di segnalazioni e denunce.

    Adriana Signorelli quell’ex marito non era mai riuscita ad allontanarlo dalla propria vita. Nonostante le violenze, nonostante gli arresti. Nemmeno ci era riuscita la notte tra il 27 e il 28 agosto scorsi quando a una volante della polizia aveva segnalato l’ennesima violenza.

    Il 22 novembre 2018, l’uomo viene arrestato perché tenta di dare fuoco alla porta dell’abitazione della moglie. Fermato, scatta l’arresto. Dura però solo meno di due mesi. A febbraio l’uomo viene scarcerato dal giudice con solo l’obbligo di firma e nemmeno il divieto di avvicinarsi alla donna. Obbligo di firma che in poco tempo scende da quattro a un solo giorno alla settimana.

    A giugno poi un altro intervento. La polizia lo segnala perché venga applicato il divieto di avvicinamento. La Corte d’appello, alla quale l’uomo si era rivolto per contestare l’obbligo di firma, respinge la richiesta della Procura. E si arriva così a fine alla tragedia di sabato notte.

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