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    “La prima striscia di coca a 12 anni, a 14 fui violentata ma non l’ho mai detto a nessuno”: parla un’ex tossicodipendente in comunità | VIDEO

    Di Giulia Riva
    Pubblicato il 21 Giu. 2019 alle 17:00 Aggiornato il 21 Giu. 2019 alle 17:02

     

    Manuela ha più di 40 anni e in comunità a Garbagnate Milanese ci sta da meno di uno. È qui per affrontare una dipendenza da alcol e da cocaina che l’ha lasciata senza soldi, senza casa, senza affetti. Si presenta con una vigorosa stretta di mano, poi corre a cambiarsi: per l’intervista abbina una polo fucsia a un paio di scarpe da ginnastica della stessa tonalità. È l’unica donna ospite in questa sede di Dianova, una Onlus che dal 1984 sviluppa programmi di trattamento della tossicodipendenza in tutta Italia, circondata dal Parco delle Groane: portare una punta di rosa non guasta.

    La dipendenza da cocaina – Parla della sua vita con ordine: la prima striscia di coca la sniffa a 12 anni, per la curiosità di capire cosa provavano gli amici più grandi che frequentava. All’inizio ha paura, l’esperienza non si ripete: limitarsi a qualche spinello ogni tanto è meno pericoloso. Ma raggiunta la maggiore età la cocaina torna nella sua vita. Le sostanze le danno l’illusione di tenere a bada il dolore: per la difficoltà di mostrarsi al mondo come omosessuale, per le storie d’amore finite male, per la morte della madre.

    Gli stipendi buttati e la vita da senzatetto – “La sostanza per me era tutto, aveva la precedenza su tutto”, spiega, “ma a lungo andare ti porta via tutto”. Per procurarsi la coca brucia i risparmi di una vita: “Ho cominciato a lavorare a 15 anni, come metalmeccanica: mi è sempre piaciuto sporcarmi le mani. Con tutti gli stipendi buttati in sostanze, a quest’ora mi sarei potuta comprare una casa o forse due”, ammette. Racconta di quando è finita per strada e ha desiderato di morire, di come “gli amici che continuano a portarti sostanze non sono amici veri” e di quando, grazie a un articolo di giornale che denunciava la sua condizione, si è avvicinata a una cooperativa: il primo passo per entrare in comunità e disintossicarsi.

    Senza sostanze tornano i profumi – Ora Manuela è cambiata e non vuole più tornare indietro: senza sostanze è lucida, osserva la realtà in modo diverso. Per la prima volta dopo tanti anni riesce a sentire il profumo della frutta quando va a fare la spesa. Le trema la voce quando accenna a come sua madre sarebbe fiera di lei “se la vedesse ora” e quando ricorda la prima volta che ha stretto la mano a suo padre ottantenne, dopo anni di lontananza dalla famiglia.

    La rivelazione: “A 14 anni ho subito una violenza, ma non l’ho mai detto a nessuno” – Riconosce di essere stata egoista, di aver fatto soffrire i suoi cari. “Ma ci sono cose che loro non sanno, cose che sono riuscita a tirare fuori solo qui, con la psicologa”, rivela dopo quasi un’ora che racconta di sé. Le chiedo se ha voglia di condividerle. Si ferma un secondo, poi mi guarda e riattacca: “È brutta e forte, ma non credo di dovermi vergognare di questa cosa: quando avevo 14 anni ho subito una violenza”, dice d’un fiato. “Adesso è la prima volta che lo dico così, esplicitamente”, riflette. Da lì in poi è un fiume in piena: ripercorre il dolore provato ogni volta che incrociava il suo aggressore per le vie della città, la fatica di raccontare la verità alla sua compagna a decenni di distanza. Lo sforzo per ricordarsi di non aver fatto niente di male, soprattutto sapendo che lui andava in giro a dire che lei era consenziente e se l’era meritato.

    #CambiaLaSostanza – Con la sua testimonianza a TPI, Manuela contribuisce alla campagna di sensibilizzazione promossa da Dianova in occasione della Giornata mondiale contro le dipendenze, in programma il 26 luglio. Vuole dimostrare a tutti che chi davvero lo desidera può fare la differenza: #CambiaLaSostanza, invita l’hashtag che contraddistingue l’iniziativa. (Chi volesse sostenere economicamente i progetti Dianova, può farlo qui).

    Terminata la chiacchierata, Manuela saluta e si allontana: deve andare in cucina a preparare il pranzo per tutti. Un’operatrice dell’associazione la avvista in lontananza. “Com’è andata?”, si informa. “Bene. Forse dopo questa intervista la mia famiglia saprà la verità”, risponde lei.

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