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    Il caso Rossignoli e l’equivoco sul merito

    Carlotta Rossignoli

    Un concetto di per sé corretto diventa sbagliato se usato in modo propagandistico da un sistema che vuole renderlo il suo baluardo. Come sta facendo l’attuale governo. Il commento sul nuovo numero del settimanale di The Post Internazionale, in edicola da venerdì 25 novembre

    Di Noemi David
    Pubblicato il 26 Nov. 2022 alle 07:00

    Nelle ultime settimane la parola che più è rimbalzata dai social ai giornali passando per gli striscioni degli studenti in protesta è “merito”. Termine che è stato anche inserito nella denominazione ufficiale del nuovo Ministero dell’Istruzione e che si lega, propriamente o impropriamente, alla storia della laureanda in Medicina dai tempi record Carlotta Rossignoli.

    Questa parola in genere assume un’accezione del tutto positiva: basti pensare alla meritocrazia. Del merito si parla anche nell’articolo 34 della Costituzione dove al comma 3 si ribadisce che «i capaci e i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno il diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi».

    E allora perché tanta polemica? A darci una possibile risposta sono stati gli studenti scesi in piazza contro il governo lo scorso 18 novembre. In molti dei loro striscioni campeggiava la domanda «L’istruzione non è un diritto ma va guadagnata?» mentre in altri la frase «Nessun merito a questo governo».

    Nel comunicato della Rete degli Studenti Medi si legge chiaramente: «Scenderemo in piazza contro un sistema che utilizza a scopo meramente propagandistico il merito e ne fa il suo baluardo». Qui si concentra il nocciolo della questione: il concetto di merito non è di per sé sbagliato ma lo diventa nel momento in cui viene sbandierato per meri fini propagandistici in nome dell’affermazione identitaria di una discontinuità rispetto all’esecutivo precedente. Una discontinuità di cui, dalla politica estera a quella economica, non si percepisce la presenza. 

    Carlotta Rossignoli è una studentessa laureatasi in Medicina con un anno di anticipo mentre riusciva a svolgere la professione di modella, influencer e di conduttrice per una trasmissione sportiva. Il merito, per chi scrive, non è forse pienamente incarnato da una studentessa che, in base all’ultima nota dei rappresentanti degli studenti, ha goduto di qualche facilitazione da parte dell’Ateneo.

    D’altra parte ciò non dovrebbe tradursi in meno attenzione per chi è più svantaggiato e si trova in una scuola meno inclusiva. Dopotutto, è sbagliato pensare e vedere il merito come qualcosa che alcuni hanno e altri no, visto che tutti noi siamo (o potremmo essere) meritevoli con le possibilità e i mezzi necessari allo sviluppo delle nostre attitudini.

    Traslato in termini scolastici, questo vuol dire che prima di parlare di merito propagandando l’immagine di una scuola selettiva, forse bisognerebbe fare in modo che nessuno rimanga effettivamente indietro, in modo da affermare il diritto dell’istruzione che, sicuramente, nessuno deve andarsi a guadagnare.

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