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    Caro carburanti, i benzinai confermano lo sciopero del 25 e 26 gennaio

    Di Marco Nepi
    Pubblicato il 16 Gen. 2023 alle 16:03

    Caro carburanti, i benzinai confermano lo sciopero

    Nonostante la modifica effettuata dal governo sul decreto trasparenza, i gestori delle pompe di carburanti di Fegica e Figisc Confcommercio hanno confermato lo sciopero annunciato in vista del 25 e 26 gennaio.

    “Sul caro carburanti continua lo scaricabarile del Governo” afferma il presidente della Fegica, Roberto Di Vincenzo, citato dall’Ansa. Mentre il presidente nazionale della Figisc Bruno Bearzi avverte che “se domani nell’incontro al Mimit non si riparte dal decreto si conferma lo sciopero”. Bearzi spiega che l’incontro di domani, 17 gennaio 2023, era già previsto per affrontare i problemi della filiera, ma alla luce del dl pubblicato e della notizia dell’Antitrust “bisogna ripartire dal decreto”. Il governo deve affrontare queste due ultime emergenze perché “all’opinione pubblica viene rimandato che non siamo corretti ed è un messaggio che non ci piace”.

    Di Vincenzo spiega che dopo che il governo ha “certificato formalmente il comportamento assolutamente corretto dei gestori nell’incontro della scorsa settimana, prima la pubblicazione di un decreto pasticciato e senza alcuna efficacia sui prezzi” arriva oggi la notizia dell’avvio di “una istruttoria Agcm che indagherebbe sui petrolieri non per le loro eventuali responsabilità ma perché non avrebbero sorvegliato i benzinai evidentemente rei di aver speculato sui prezzi”.

    Per il rappresentante della Fegica “è una situazione grave, se non fosse ridicola. Il governo non può continuare ad avere sette anime l’una contro l’altra armata e sette posizioni diverse che finiscono inevitabilmente per scaricarsi sui cittadini di questo Paese e pure su una intera categoria di lavoratori. Non può dire oggi che i gestori si sono comportati correttamente e domani evocare l’intervento della Gdf e dell’Agcm”.

    Domani l’incontro al Mimit

    L’incontro previsto per domani al ministero delle Imprese del made in Italy, “che peraltro non è stato ancora convocato – spiega Di Vincenzo – non nasce certamente sotto i migliori auspici, né ci mette in uno stato d’animo sereno. Al presidente del Consiglio facciamo appello direttamente perché riassuma alla responsabilità collegiale del Governo la direzione del negoziato e perché cessi questo continuo stillicidio di iniziative e provvedimenti assunti da singoli esponenti, i quali sembrano giocare ciascuno una propria partita. Lo sciopero al momento è confermato. La soluzione è nelle mani di un negoziato specifico che non può partire se non in condizioni di assoluta serietà e competenza sui problemi di un settore che attendono risposte da troppo tempo”.

    Bearzi spiega che il decreto non piace ai gestori soprattutto nella parte relativa alle sanzioni, che sono “sproporzionate, non fanno deterrenza”. Peraltro, “i cartelli sono dannosi e inutili” e dovrebbero essere “tarati sull’area circostante non a livello regionale”.

    La mancata esposizione dei prezzi medi regionali porta a sanzioni di seimila euro che vuol dire “vendere 180mila litri di benzina, pari a sei autobotti”, e il carburante di un’autobotte viene venduto in una settimana, precisa il presidente della Figisc.

    La sanzione può arrivare sino alla “risoluzione del contratto e la richiesta di danni da parte della compagnia” petrolifera con “la chiusura dell’azienda” di distribuzione “e non lo possiamo accettare”, conclude Bearzi.

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