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    Buon compleanno Rita Levi Montalcini, unica donna italiana a vincere il Nobel per la medicina

    Ricordando Rita Levi Montalcini (Credit: Ansa)

    111 anni fa nasceva Rita Levi Montalcini, prima e unica donna italiana a vincere un Nobel per la medicina, grazie ai suoi studi sulle molecole Ngf. È stata scienziata, accademica e senatrice a vita. La sua forza e grandezza non sfioriranno mai perché "quando muore il corpo sopravvive quello che hai fatto, il messaggio che hai dato".

    Di Angelica Pansa
    Pubblicato il 22 Apr. 2020 alle 12:25 Aggiornato il 22 Apr. 2020 alle 18:53

    Buon compleanno Rita Levi Montalcini, unica donna italiana a vincere il Nobel per la medicina

    111 anni fa nasceva a Torino, Rita Levi Montalcini. Rita è stata la prima e unica donna italiana a vincere un Nobel per la medicina, nel 1986 per i suoi studi sul sistema nervoso. È stata scienziata, accademica e senatrice a vita. Ha vissuto in Italia, in Belgio e negli Stati Unti, ha ricevuto 13 lauree ad honorem e decine di riconoscimenti ed onorificenze. È morta nel 2012 all’età 103 anni. La sua vita è stata un monumento alla ricerca, alla curiosità, e alla necessità di interrogarsi per andare avanti. Nonostante le tante difficoltà incontrate , come donna scienziata ed ebrea di se stessa Rita disse: “Sono stata in tutto una donna fortunata. Non ho rimpianti”. Di lei, lo scrittore Primo Levi disse: “Una piccola signora dalla volontà indomita e dal piglio di principessa”.

    Dalla passione per gli altri alla medicina

    Rita Levi Montalcini nasce il 21 aprile 1909 a Torino, assieme alla sorella gemella Paola. Figlia dell’ingegner Adamo Levi e della pittrice Adele Montalcini. I genitori sono ebrei non praticanti e Rita cresce in un’ambiente colto e intelletualmente stimolante. “La mancanza di complessi, una notevole tenacia nel perseguire la strada che ritenevo giusta e la noncuranza per le difficoltà che avrei incontrato nella realizzazione dei miei progetti, lati del carattere che ritengo di aver ereditato da mio padre, mi hanno enormemente aiutato a far fronte agli anni difficili della vita”, ha scritto lei stessa nel suo libro, Elogio dell’imperfezione

    Ma, nonostante gli ampi orizzonti familiari, la figura della donna ai tempi era relegata a quella di madre e moglie, e così pensava anche il padre di Rita. “Alla mia scelta di voler studiare mio padre mi disse che per una donna non era necessario essere un professore. Ma io mi sono opposta e volevo essere libera nella mia scelta“. A 20 anni si iscrive quindi alla facoltà di medicina di Torino. La sua scelta è motivata dal fatto che, quell’anno, la sua amata governante si ammala e muore di cancro e Rita sceglie medicina per non restare “mai più impotente davanti ad eventi come quello”. Nel 1936 si laurea, con il massimo dei voti, in medicina e chirurgia per iscriversi poi alla specializzazione di neurologia e psichiatria. 

    Gli anni della guerra

    Due anni dopo però, con l’ascesa del fascismo e l’introduzione delle leggi razziali nel 1938, Rita si trova costretta ad abbandonare l’università e le sue ricerche. Decide quindi di trasferirsi in Belgio ma quando l’Italia entra in guerra, nel 1940, torna a Torino dai suoi genitori. Nonostante il momento Rita non smette mai di coltivare la sua passione scientifica e si dedica con particolare dedizione allo studio del sistema nervoso, allestendo un laboratorio di fortuna a casa sua. Ma con la sua solita leggerezza Rita scrive: “Le leggi razziali si sono rivelate la mia fortuna, perché mi hanno obbligata a costruirmi un laboratorio in camera da letto, dove ho cominciato le ricerche che mi hanno in seguito portato alla scoperta dell’NGF”.

    Il periodo americano e l’NGF

    Gli anni della guerra sono molto difficili per i Levi Montalcini: costretti ad abbandonare Torino a causa dei bombardamenti e delle persecuzioni, riusciranno a tornarci solo nel 1945. Finita la guerra, nel 1946 Rita viene invitata negli Stati Uniti dal biologo Viktor Hamburger. Quello che doveva essere un breve soggiorno di studio si rivela poi una scelta trentennale: Rita rimane negli Stati Uniti fino al 1977. Il periodo americano è fondamentale per le ricerche scientifiche che la porteranno alla scoperta del fattore di crescita nervoso, l’NGF per cui poi, nell’1986 otterrà il Nobel per la medicina. La sua ricerca è stata di fondamentale importanza per la comprensione della crescita delle cellule e la comprensione di mattie come il cancro, l’Alzheimer e il Parkinson. 

    I giovani e la ricerca

    Tornata in Italia, fra le numerosissime attività e collaborazioni, nel 1992 crea assieme alla sorella la fondazione che porta il suo nome, per favorire l’ingresso dei giovani nel mondo della ricerca. Il suo legame con il mondo giovanile è stato sempre fortissimo e Rita Levi Montalcini si è sempre adoperata per rilanciare il mondo della ricerca in Italia con lo stesso spirito che l’ha sempre animata:”Dico ai giovani: non pensate a voi stessi, pensate agli altri. Pensate al futuro che vi aspetta, pensate a quello che potete fare, e non temete niente. Non temete le difficoltà: io ne ho passate molte, e le ho attraversate senza paura, con totale indifferenza alla mia persona“. Per i suoi alti meriti nel 2001 è stata nominata dal presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi senatrice a vita.

    L’insegnamento di Rita Levi Montalcini

    Ironica e lucida fino alla fine, Rita ha dedicato la tutta sua vita al pensiero, anche quando ha iniziato a perdere la vista e l’udito. Ma come lei stessa disse: “Il corpo faccia quello che vuole, io non sono il corpo, sono la mente“. Rita Levi Montalcini fatto della sua esistenza un’opera d’arte e ha consacrato la sua vita alla scienza ma per fare questo ha rinunciato per scelta a un marito e a una famiglia. Difficile non pensare che se fosse stata un uomo non avrebbe dovuto fare questa scelta. Ma “le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla, se non la loro intelligenza” ci ricorda Rita, la cui forza e grandezza non sfioriranno mai perché “quando muore il corpo sopravvive quello che hai fatto, il messaggio che hai dato“.

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