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    Bologna, gelateria cerca personale: “Prima di chiedere i soldi fate la prova”

    Di Antonio Scali
    Pubblicato il 24 Apr. 2022 alle 16:51

    Pioggia di critiche dopo un post su Facebook, con il quale una gelataia di Bologna cercava una persona da assumere per il servizio al banco nel suo locale. Barbara Poggi, 51 anni, proprietaria di una storica gelateria nel centro della città, è stata travolta dai messaggi d’odio. Il motivo? Il contenuto del suo post. Nel messaggio social, poi cancellato, la gelataia scriveva: “Ricordate, ai miei tempi prima di chiedere quanto prendo? si faceva una prova e poi si discuteva di soldi. Vi consiglio lo stesso approccio”.

    Una frase che ha scatenato un vero e proprio polverone, tra chi le ha dato della schiavista e chi ha puntato sull’ironia. Un post che riaccende il tema del giusto compenso per il lavoro, e ricorda un’altra recente polemica, quella per le parole di Alessandro Borghese. La gelataia si è poi scusata: “Abbiamo cancellato il post perché siamo dispiaciuti, tra l’altro, dal tenore dei commenti (molti al limite della querela)… Ci dispiace se qualcuno si è sentito offeso, per questo abbiamo cercato di rettificare. Abbiamo scritto un post di corsa e senza badare al fatto che potesse essere fraintendibile, scegliendo le parole sbagliate”.

    Ma le scuse non sono bastate ad evitare un’altra pioggia di critiche e insulti. “Non so più cosa fare – ha raccontato la donna in un’intervista al Resto del Carlino – mi arrivano messaggi anche sul cellulare con scritto ‘bastarda, devi morire’. Siamo qui da sedici anni, siamo una impresa familiare, e solo noi sappiamo come è difficile trovare le persone giuste, quello che non se ne va a metà stagione lasciandoti nei guai. Non volevo dire che i giovani sono sfaticati, sono convinta che ci siano molti giovani che vengono sfruttati. Ma posso affermare che questi lavori sul web hanno rovinato la percezione della realtà di tanti giovani, tanti preferiscono lavoretti saltuari pagati in nero che possono lasciare quando vogliono piuttosto che un lavoro in regola, pagato onestamente, ma che implica responsabilità di presenza”.

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