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    Partorisce in casa dopo 30 ore di travaglio: neonato nasce morto. Indagate due ostetriche

    Di Marco Nepi
    Pubblicato il 6 Feb. 2023 alle 12:54 Aggiornato il 7 Feb. 2023 alle 10:37

    Partorisce in casa dopo 30 ore di travaglio: neonato nasce morto. Indagate due ostetriche

    I genitori di Alessandro avevano deciso di farlo nascere in casa. Ma dopo 30 ore di travaglio, quel bambino è nato già morto. Per il suo decesso, a distanza di tre mesi, sono indagate due ostetriche di Rimini di 45 e 37 anni. L’accusa è di omicidio colposo.

    Secondo l’avvocato della coppia, Piero Venturi, le due donne avrebbero commesso irregolarità e leggerezze nelle ore del travaglio. La mamma di Alessandro, di comune accordo con il marito, aveva contattato le due ostetriche per far nascere il bambino in casa e avviato il percorso burocratico per ottenere le autorizzazioni dell’Ausl.

    Una gravidanza tranquilla, per cui la ginecologa aveva rilasciato il nullaosta considerando il parto a basso rischio. Alessadro sarebbe dovuto nascere na notte tra il 3 e 4 novembre. È stata quella la notte in cui le acque si sono rotte. Ma solo una delle due ostetriche è arrivata a casa a distanza di due ore dalla telefonata.

    Dopo ore di dolori lancinanti, il marito propone di portare la partoriente in ospedale. Le due ostetriche si oppongono, convincendo la coppia a seguire i loro consigli. La mamma di Alessandro viene portata in auto in ospedale solo alle 6 e 30 del mattino. Ed è allora che viene fatta la tragica scoperta.

    Il battito del piccolo non c’è. Alessandro è morto nell’utero della mamma per soffocamento. La procura di Rimini ha aperto un’inchiesta e disposto l’esame autoptico sul corpo del piccolo Alessandro.

    Secondo il legale della coppia, le due ostetriche non avrebbero scritto in modo completo il diario clinico da portare in ospedale. Le due, al momento dell’arrivo al pronto soccorso, avrebbero dichiarato di averlo dimenticato in casa dei due genitori. Inoltre, viene contestato alle ostetriche della partoriente di aver trasportato la moglie in autonomia fino all’ospedale, senza far intervenire – come da protocollo – l’ambulanza del 118.

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